"Perché talvolta, su un fondale di finzione, la realtà spicca più nitida": Domenico e la storia di Maria Teresa Novara

Il silenzio della collina
di Alessandro Perissinotto
Mondadori, 2019

pp. 252
€ 19

Come vedi, vicini o distanti i genitori hanno la capacità di farti sentire inadeguato comunque.
Al giorno d’oggi si assiste sempre più frequentemente al voyeurismo dell’orrido: turisti da cronaca nera che si recano in massa nei luoghi di efferati delitti per prendere parte e scoprire di più (come se potessero farlo realmente) sui dettagli di un omicidio o di un crimine. La cronaca nera è diventata una nuova forma di eccitazione, mentale così come fisica, nell’epoca in cui sono mille i modi offerti dalle tecnologie per sapere e vedere. Come si comportarono, invece, le persone di un piccolo paesino adagiato sulle Langhe piemontesi di fronte all’orribile storia di Maria Teresa Novara, la bambina di tredici anni rapita da casa degli zii, tenuta segregata per otto mesi nell’estate del 1968 in uno scantinato da un aguzzino che la vendeva al piacere dei compaesani perversi e morta, asfissiata, dopo una disumana agonia?

Lo scoprirà, involontario voyeur, Domenico Boschis. Nato nelle Langhe, da molti anni vive a Roma, dove ha raggiunto il successo come attore di fiction, diventando il sex symbol della TV e il sogno proibito di una buona fetta di donne italiane. Una notizia inaspettata, però, lo costringe a tornare tra le sue colline: il padre, col quale ha da tempo troncato ogni rapporto limitandolo agli auguri per Natale e Pasqua, è malato e gli resta poco da vivere. Per concedergli una fine dignitosa, l’uomo è ricoverato in un hospice, dove Domenico troverà l’ombra dell’uomo autoritario e violento che il padre è stato: il vecchio non riesce quasi più a parlare, tranne che per alcune sillabe sconnesse che suonano disperate: «La ragazza, Domenico, la ragazza!». Chi è la ragazza che sembra turbarlo fino all’ossessione? Ed ecco che Maria Teresa Novara entra prepotentemente nella vita dell'attore, mentre il ritorno alle origini lo catapulta in una dimensione dalle fattezze oniriche, dove nulla è cambiato (la cascina, il sidecar del padre, le strade curve curve tra i vigneti) rispetto alla sua infanzia e adolescenza, ma la cui immobilità temporale costringe Domenico a scavare nel passato, personale come storico, per fare pace con i demoni che popolano silenziosi la sua vita da adulto.

Ne Il silenzio della collina Alessandro Perissinotto prende le mosse da una storia realmente accaduta, raccontata dai giornali dell’epoca e poi colpevolmente dimenticata, innestandola però su un impianto romanzesco. Così facendo, rompe il silenzio sul primo sequestro di una minorenne nell’Italia repubblicana, in un libro che grazie alla commistione tra finzione e cronaca permette alla realtà di emergere più nitida e concede ai lettori la possibilità di analizzarla lucidamente. Sulle orme della finzione, poi, Perissinotto racconta cosa significhi essere figli e in che modo il ruolo dei genitori influenzi permanentemente l’individualità di ciascuno di noi. Nessuno scappa alle proprie origini, Domenico così come gli amici di vecchia data che ritrova tra le colline, Umberto e Caterina, tutti e tre accumunati dal medesimo fardello sulle spalle dell’età adulta. Il voyerismo di Domenico, che a tratti diventa ricerca spasmodica e ossessiva della verità, si trasforma allora in un rito catartico che grazie a Maria Teresa gli permette di fare pace con il passato. Perché non importa se alla fine i demoni sono stati cacciati: il semplice processo di ricerca, il continuo interrogarsi sulle cose che da bambini e adolescenti non si riuscivano a capire, permette di liberarsi del buio interiore e far entrare la luce della propria identità.

Il silenzio della collina, che fa capire da dove viene la violenza sulle donne e che, contro questa violenza, sono gli uomini a doversi muovere per primi, è scritto con una tale naturalezza linguistica e con un ritmo equilibrato nel suo crescendo di intensità, da non fare nemmeno accorgere di essere giunti alla conclusione. L’autore, torinese di nascita e insegnante di Teorie e tecniche delle scritture all’Università della sua città, conferma quanto avevamo già detto a proposito del suo stile in Parigi lato ferrovia (Laterza, 2018): una padronanza brillante della lingua italiana, in questo caso amalgama perfetto tra italiano regionale piemontese e linguaggio parlato del XXI secolo, che rende il romanzo vivo ed estremamente coinvolgente.

Federica Privitera




Domenico Boschis è nato nelle Langhe, ma da molti anni vive a Roma. Una notizia inaspettata, però, lo costringe a tornare tra le sue colline: il padre, col quale ha da tempo interrotto ogni contatto, è malato e gli resta poco da vivere. Il suo passato personale, tuttavia, si intreccia immediatamente a quello dei luoghi della sua vita: si imbatte in un fatto di cronaca avvenuto cinquant’anni prima a una manciata di chilometri da lì. Alessandro Perissinotto prende le mosse da una storia realmente accaduta, raccontata dai giornali dell’epoca e poi colpevolmente dimenticata, innestandola però su un impianto romanzesco. #IlSilenzioDellaCollina è il quarto libro del 2019 per @la_effesenza e presto potrete leggere i suoi pensieri sul blog! @librimondadori #ticonsigliounlibro #libriconsigliati #criticaletteraria #leggerefabene #consiglidilettura #booktube #bookish #bookworm #bookporn #librichepassione #libridaleggere #libricheamo #instabook #books #libri #igreaders #igread #ilovebooks #ilovereading
Un post condiviso da CriticaLetteraria.org (@criticaletteraria) in data: