«È troppo facile, da vivi, commettere sbagli terribili»: "Il grande tiratore", un dissacrante romanzo di Kurt Vonnegut

Il grande tiratore
di Kurt Vonnegut
Feltrinelli, 2019

1^ edizione: 1982
Traduzione di Pier Francesco Paolini

pp. 222
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Tutti noi vediamo la nostra vita come un romanzo - a me sembra - e sono convinto che gli psicologi e i sociologi e gli storici e compagnia bella troverebbero utile la cosa, se l'accettassero. Se una persona vive fin oltre la sessantina, è molto probabile che il romanzo della sua vita sia ormai bell'e finito - in quanto tale - e quel che le resta da vivere sia solo l'epilogo. La vita non è ancora finita, ma il romanzo sì. (p. 193)
Prendiamo la fantasia di Vonnegut e la sua passione per le infrazioni stilistiche; aggiungiamo un protagonista un po' amorfo, ma cresciuto in una famiglia decisamente fuori dagli schemi, a cui sembra normale dare le chiavi di una stanza piena di armi da collezione a un ragazzino in piena pubertà... Da qui, è chiaro, non può che nascere un romanzo imprevedibile, a tratti decisamente strampalato, ma sempre riportato sui binari della narrazione dalla bravura e dall'esperienza di Vonnegut. 
Il grande tiratore, uscito per la prima volta in lingua originale nel 1982, porta nel titolo il soprannome che il protagonista Rudy Waltz si vede affibbiare dopo una terribile fatalità: inconsapevolmente, lui a tredici anni uccide due persone. Avete capito bene: inconsapevolmente. Eppure questo è incidente che cambierà per sempre non solo la sua vita, ma anche quella della sua famiglia, nonché lo sguardo con cui li guarderanno tutti i concittadini della claustrofobica Midland City nell'Ohio. Non che, prima, la famiglia Waltz fosse molto ben vista!
Il capofamiglia, Otto Waltz, si è sempre spacciato per pittore e artista; in realtà, ha coltivato fin da subito un talento monco, e presto si è arreso a dover fingere di essere artista, pur conducendo una vita decisamente bohémien, degna di un dannunziano. E durante il suo folleggiare vestito da artista-straccione e maledetto per le vie dell'Austria, si è intrattenuto più volte col giovane Adolf Hitler, anche lui aspirante artista e altrettanto destinato al fallimento. Di ritorno in Ohio, Otto ha dato sfogo alla sua stravaganza creandosi una casa a misura del suo ego, con una cupola altissima su cui sventolava la bandiera nazista. Ebbene sì: perché all'inizio, agli albori del nazismo, Otto Waltz non ha neanche immaginato le conseguenze della sua simpatia per il vecchio compagno di bevute.
E che dire della madre Emma, perennemente bambina e lontana dalle proprie responsabilità? Per anni Rudy le farà da servo, ma si capirà via via nella narrazione perché. Più fortunato, o almeno così sembra, il primogenito Felix, che aiuta la famiglia economicamente e non chiede mai nulla in cambio per supportare il fratello Rudy. Eppure anche qui ci sono segreti, segreti che il lettore scoprirà sgomitando tra flashback, squarci del presente, parentesi sulla vita della famiglia, ricette (!!!), dialoghi teatrali immaginari... L'effetto è sicuramente quello di un romanzo artefatto, ma che si fa giocosamente tale, in cui non mancano i tentativi di ibridazione con altri generi: dalle sperimentazioni teatrali appena citate al tocco distopico dato dalla bomba a neutroni che si è abbattuta sulla città, spazzando via solo le persone, ma non toccando gli edifici. D'altra parte, Vonnegut precisa fin dal principio, in una lunga e già molto ironica prefazione, che lui, da romanziere, si prende tutte le licenze che gli spettano in fatto di libertà narrativa. E noi lettori non possiamo che sorridere di certe trovate, certamente divertenti anche per il gusto per l'esagerazione e la caricatura, sotto cui si nasconde una sottile critica sociale.

GMGhioni


«Questo è, secondo me, il principale difetto della vita: è troppo facile, da vivi, commettere sbagli terribili». Prendiamo la fantasia di Vonnegut e la sua passione per le infrazioni stilistiche; aggiungiamo un protagonista un po' amorfo, ma cresciuto in una famiglia decisamente fuori dagli schemi, a cui sembra normale dare le chiavi di una stanza piena di armi da collezione a un ragazzino in piena pubertà... Da qui, è chiaro, non può che nascere un romanzo imprevedibile, a tratti decisamente strampalato, ma sempre riportato sui binari della narrazione dalla bravura e dall'esperienza di Vonnegut. Il romanzo che vedete qui nell'edizione #Feltrinelli, con la traduzione di Pier Francesco Paolini, sarà in libreria dal 24 gennaio e, il giorno dopo, trovete la recensione di @gloriaghioni sul sito! #Criticaletteraria #preview #anteprima #daleggere #Vonnegut #ilgrandetiratore #bookstagram #bookaddict #bookaday #insalibri #instabook
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