Sulle tracce di Vanessa, scomparsa nella “Terra dei sussurri”

La terra dei sussurri
di Laura Frassetto
Elliot edizioni, 2018

pp. 256
17,50 € (cartaceo)
7,99 € (ebook)



Io sono una farfalla. Farfalla in italiano è quasi un’onomatopea, ma finisce per suonare un po’ goffo.
È una parola malleabile. Assurdamente carina in tutte le lingue. Borboleta, in portoghese. Fa pensare alle bollicine, al gorgoglio di una sorgente. Stupenda. La pronunciavo per ore.
Babushka, in russo, è simpatico perché suona come nonnina. La nonna morta che viene a trovarti sotto forma di insetto.
Papillon, in francese. Leggerezza, eleganza e libertà. Qualità che ho sempre invidiato a chi le possiede. 
Che cosa si prova quando qualcuno che amiamo sparisce nel nulla? E passano giorni, mesi, non si sa più se si debba parlare di questa persona al passato o se mettersi sulle sue tracce per provare a ricostruire quali sono state le sue ultime mosse, in quali posti è stata vista per l’ultima volta e con chi. 


La terra dei sussurri è la storia di un insolito piccolo gruppetto che parte alla volta del Messico sulle tracce di una giovane torinese dal nome di farfalla; la vita non è stata generosa con Vanessa e pagina dopo pagina si scoprono i motivi dell’inquietudine che si avverte nei suoi pensieri. 
La sua migliore amica di origini messicane, Lali, è molto diversa da lei: avvenente, popolare, aggraziata, è un personaggio positivo, a tratti naïve, che convince il suo ragazzo a partire con lei per cercare la sua amica insieme a Nirvana, il cugino che vive in Messico e che da sempre ha un debole per lei. 

A poco a poco scopriamo il temperamento dei personaggi coinvolti, perché l’autrice, Laura Frassetto, ha scelto di narrare la storia attraverso il loro punto di vista – uno per capitolo –, dando vita in questo modo a un romanzo a più voci, tutte riconoscibili, ognuna con i suoi tic e il suo umorismo: la costante è senz’altro la lingua composita, dal ritmo veloce; intrisa di inglese e di modi di dire messicani, è una lingua che racconta moltissimo della cultura di un paese variopinto: La terra dei sussurri è un viaggio in questo paese ricco di contrasti, dove convivono splendidi paesaggi, fenomeni naturalistici, povertà, criminalità e una viva spiritualità, che si traduce in un modo tutto particolare di sentire i morti. L’autrice trasmette al lettore la propria conoscenza del Messico e il trasporto per questo paese, e ogni riga vibra della sua personalità, del suo sense of humor.

Se volessimo determinare il genere di questo romanzo, potremmo parlare di un giallo misto a una spy story dal tono vivace: si tratta di pagine in cui, nonostante i temi delicati, si è immersi nella visione colorata di un paese lontano, la visione di tre ragazzi di cui leggiamo i sentimenti, mutevoli come possono essere a vent’anni

L’autrice non fa mistero dei suoi riferimenti letterari, tracce che costituiscono un percorso di lettura ideale, a dir poco: Bolaño, Santiago Gamboa, Octavio Paz e, soprattutto Juan Rulfo: da Pedro Páramo, l’autrice trae il tema del viaggio come percorso di conoscenza, come raccolta di testimonianze; trae l’intenso legame con certi luoghi dove la natura custodisce meraviglie; da Pedro Páramo, Frassetto trae il titolo del proprio romanzo, perché nelle pagine di Rulfo sentiamo l’eco delle voci di chi non c’è più. Non meno importante, in questo libro viene affrontato il tema della violenza sulle donne, e ne La terra dei sussurri quello del femminicidio

Consiglio di leggerlo cartina alla mano, così da capirne la geografia e, curiosando tra le foto delle località, sorprendersi per la bellezza. 

Certi motivi presenti nel romanzo, come la sparizione di qualcuno molto amato e l’amore per la letteratura sudamericana, erano già presenti nella short story con la quale Laura Frassetto è stata finalista alla prima edizione del concorso letterario Racconta un libraio, in cui l’autrice ricorda Beppe Marchetti, il libraio torinese scomparso qualche anno fa, che le fece scoprire tanta parte della letteratura sudamericana che ha nutrito le sue pagine. A lui è dedicato questo romanzo.

Lorena Bruno