#PagineCritiche - Perché i bambini diventano ogni giorno più fragili? La risposta di Stefano Benzoni

Figli fragili
di Stefano Benzoni
Editori Laterza, 2018

pp. 150
€ 10

Una madre esce dal colloquio con gli insegnanti. Pare che la figlia di otto anni sia irrequieta, incostante, faccia continue battute e si distragga. Lei come decine d'altri nella scuola. Ma per qualche motivo le maestre hanno pensato che proprio per lei potrebbe essere indicato un consulto psicologico. Dicono che potrebbe essere iperattiva, avere 'quella cosa' che va molto adesso e che si chiama Adhd. La madre è incerta. Non saranno le maestre ad aver travisato i segnali della bambina? Non sarà solo una moda, questa dei problemi psichici? (p.3)
Quando ho letto queste parole, molte immagini, tutte uguali, si sono affastellate nella mia mente ricordando le riflessioni e i pensieri che animavano i dialoghi a casa a proposito di molti compagni di classe della mia sorellina, quattordici anni più piccola di me. Un’altra generazione di fronte alla quale gli stessi insegnanti, che ai miei tempi rispondevano alle marachelle con una nota sul diario e una punizione, si sono trovati a dare risposte più approfondite e allarmiste a queste (apparenti) fragilità.

Oggi crediamo che i bambini siano facilmente traumatizzabili, creature indifese la cui complessità Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile, ha provato ad affrontare nel suo ultimo saggio, Figli fragili appunto, edito da Laterza. Attingendo alla sua esperienza clinica, prova a smontare una moda ormai affermata, quella cioè di definire malanno psicologico qualunque difficoltà del bambino. Nel libro, l’autore cerca di mostrare come questa tendenza – pure connessa anche ai condizionamenti imposti dalla cultura medica – riguarda in realtà il modo degli adulti di vivere e vedere i bambini e gli adolescenti come facilmente traumatizzabili. La loro supposta fragilità ha invece assai poco di naturale ed è piuttosto parte integrante di una costellazione ideologica in cui la sensazione di essere vittime di minacce esterne è divenuta parte delle apprensioni dei genitori di oggi.

Sarebbe quindi tutto a carico dei genitori? Benzoni evita fermamente di addossare a loro tutte le colpe; la sua è un’indagine scientifica, nata dall’esigenza di fare chiarezza in mezzo a tante parole sprecate sul tema e che hanno generato, a sproposito, allarmismi:
Qual è il confine tra un comportamento desiderabile e un comportamento che è tal punto indesiderabile da dover essere considerato clinicamente anormale? (p.7)
Dopo la fragilità, il tema della gioia e del mito alla felicità a tutti i costi rappresenta il secondo nucleo tematico del saggio. Un’altra esperienza clinica permetta all’autore di riflettere sui condizionamenti operati dagli adulti nei confronti dei bambini e di come ciò che essi riversano su di loro è, in realtà, specchio di un vuoto generalizzato:
Il maestro sostiene che il biondino di undici anni […] è scarso non perché dice, sia mongoloide, ma perché non si impegna, è svogliato e, se si cerca di scuoterlo, quello si ritira ancora di più. […] E dice al padre che è qualcosa di più del semplice non avere le palle, bisogna portarlo da qualcuno, ma da qualcuno serio, che qui sotto se non è depressione poco ci manca. (p. 54)
Il padre a casa ne parla con la moglie, e poi con i parenti, gli amici, i colleghi, lo psicologo scolastico. Alla fine arriva il numero di uno psichiatra infantile: il bambino biondo non era abbastanza euforico di andare a giocare a tennis, non giocava con successo, non era competitivo, non lanciava urli di gioia. Secondo l'autore, il momento dell'ingresso nell'adolescenza, ecco arrivare la costrizione perenne di essere sempre attivi, pieni di interessi, iniziative, amicizie, contatti, programmi. Mai fermi. Perché l’immobilità è sintomo di tristezza. E se un adolescente è triste, di certo ha qualcosa che non va. Ma Benzoni si chiede come mai non sia venuto a nessuno in mente che il ragazzino potesse semplicemente non amare il tennis, preferendo attività più tranquille e non riconoscendosi nell’agonismo sportivo osannato dal maestro e dal padre. La risposta è che il modello a cui si corre nel XXI secolo è quello di una felicità performante, difficile, se non impossibile, da raggiungere ogni giorno. Per questo l’autore insinua il dubbio che dietro al proliferare di diagnosi sul disagio infantile ci sia la fragilità degli adulti. Il loro delegare agli esperti la soluzione di problemi tradisce un certo disorientamento e una certa sfiducia sulle loro possibilità: «Più che risolvere un problema, noi medici con i nostri saperi zoppi possiamo confrontarci con i genitori su come affrontarlo».

Figli fragili non è l’ennesimo manuale su come crescere figli sereni. Benzoni ci accompagna invece dentro la fragilità che sembra accomunare molti bambini e adolescenti, ma che riguarda tutti i membri della società di oggi. Non è un testo da leggere in un’ottica esclusivamente pedagogica (sebbene lo consigli vivamente a genitori, nonni, insegnanti e pediatri), ma è un saggio che può diventare per chiunque un invito a vivere con semplicità e ragionevolezza.

Federica Privitera




Quando ti dicono che tuo figlio “ha dei problemi”, come reagisci? Se un genitore ti comunica che il tuo piccolo alunno è affetto da disturbi dell’apprendimento, come ti comporti? E in fondo, siamo sicuri di essere di fronte a un’epidemia di malesseri psicologici oppure sta succedendo qualcosa di diverso? Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni affronta uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni, quello delle malattie psicologhe dell’infanzia, nel suo ultimo saggio #FigliFragili, che noi abbiamo letto per la nostra rubrica #PagineCritiche. @editorilaterza #ticonsigliounlibro #libriconsigliati #criticaletteraria #leggerefabene #consiglidilettura #booktube #bookish #bookworm #bookporn #librichepassione #libridaleggere #libricheamo #instabook #books #libri #igreaders #igread #ilovebooks #ilovereading #saggio #psicologia
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