La libreria dove tutto è possibile

La libreria dove tutto è possibile 
di Stephanie Butland
Garzanti, 2018

pp. 272
€ 17,90
  (cartaceo)



Voglio iniziare questa recensione avanzando due dubbi, non tanto sul libro in sé quanto sull'edizione italiana.
Il primo riguarda la traduzione del titolo: l'originale Lost for words, titolo altamente evocativo nonché connesso al testo in quanto nome della libreria dell'usato dove la protagonista lavora, è stato reso con un più banale La libreria dove tutto è possibile.
Il secondo riguarda un'informazione presente nell'aletta posteriore, dove leggiamo che «La libreria dove tutto è possibile è il suo [di Stephanie Butland] romanzo d'esordio»; ma anche andando su Amazon.co.uk troviamo che l'autrice ha pubblicato diversi romanzi prima di Lost for words.
E ora veniamo al testo in sé. La libreria dove tutto è possibile è un romanzo incentrato sulla protagonista più che sulla trama: la storia infatti, che si dipana attraverso tre percorsi temporali incentrati sul presente e su due eventi fondamentali passati, è strutturata per soddisfare la curiosità del lettore nello scoprire cosa abbia portato Loveday a diventare una ragazza così chiusa e socialmente diffidente, sebbene intrigante e curiosa.
E la mossa si rivela vincente, poiché Loveday risulta un personaggio credibile e psicologicamente approfondito, al punto da affezionarsi a lei come si farebbe con una persona realmente esistente. L'utilizzo della prima persona, insieme alla tecnica di rivolgersi direttamente al lettore come a un confidente (o come a una vocina nella testa durante un dialogo mentale) e all'esplorazione continua di momenti e dettagli di vita, sono i tre pilastri di questa storia.
La trama, d'altro canto, si scioglie lentamente. Butland "se la prende comoda", utilizzando con maestria le tecniche della dilatazione narrativa e del cliffhanger (soprattutto nei passaggi temporali fra presente e passato), al punto che a pagina 50 (di 272) tutto deve ancora iniziare. Nel frattempo ci immergiamo nei pensieri di Loveday e impariamo a conoscerla, e insieme a lei conosciamo i pochi altri personaggi del libro, tutti trattati con estrema capacità.
Nel complesso Lost for words (è l'unico titolo che riesco a dare a questo libro) è un romanzo godibile, una lettura d'evasione e d'intrattenimento in grado di toccare corde interessanti e non banali. Una lettura adatta soprattutto, come si può immaginare, a chi ama la letteratura e i libri. Le citazioni e l'amore della protagonista per alcune parole (Schadenfreude fra tutte) non fanno che confermare quest'ultima idea.

David Valentini