Il baratro senza fondo dell'amore: "Ultime lettere da Montmartre" di Qiu Miaojin


Ultime lettere da Montmartre
di Qiu Miaojin
Calabuig, 2016

Traduzione di Silvia Pozzi
pp. 176
€ 14  

Se questo libro verrà pubblicato, i lettori potranno cominciare da una qualsiasi delle lettere. Non c'è un ordine, se non la successione cronologica con cui sono state scritte.

C'è una giovane donna di Taiwan, innamorata dell'arte in tutte le sue forme, che scrive un libro composto da una successione, non ordinata e non ordinabile, di lettere, nelle quali apre il suo cuore e dona ogni singola parola per la sua amata, ora perduta, Xu. Questo è grossomodo la trama, anche se è difficile usare una parola del genere per un libro così, di Ultime lettere da Montmartre di Qiu Miaojin, uscito in Italia per Calabug, un'interessantissima realtà editoriale molto attenta alla letteratura internazionale. Ultime lettere da Montmartre è un libro bello perché fa stare male, fa soffrire e fa contorcere le budella, tanto Qiu Miaojin è andata nel profondo dei suoi sentimenti e ci ha donato, realmente, la sua anima e la sua individualità per quello che è, senza abbellimenti. Qiu Miaojin nel 1992, anno al quale risalgono queste lettere, è così una ragazza coltissima e fragile, innamorata della vita e che al contempo odia, piena di sentimenti e piene di paure: una meravigliosa fragilità che, ahinoi, a soli 26 anni ci ha lasciato, togliendosi la vita per un motivo sconosciuto che non è dato da sapersi.
Non possiamo evitare le ferite che ci vengono inferte e siamo costretti alla malattia inesorabile dell'anima.
Questa frase, che appare nella lettera intitolata "La testimone", è una frase baricentrica per comprendere meglio la filosofia che soggiace all'opera. Già perché le linee guida di Qiu Miaojin non soltanto in questo libro ma anche, verrebbe da dire, nella vita stessa sono fondamentalmente due: il dolore e l'amore, due sentimenti solo apparentemente opposti che però, nel corso delle pagine, si legano a stretto filo, in un legame indissolubile che, come abbiamo affermato poco sopra, non è alieno neppure alla vicenda biografica della scrittrice.

Vicenda biografica e vicenda letteraria perciò si fondono in un tutt'uno indistinto che ci consegna un ritratto dell'artista da giovane di grande forza e richiamo e che non lascia certo indifferente il lettore. Anche grazie alla superba traduzione di Silvia Pozzi (d'altronde non nuova alla "cose dell'Oriente", occupandosi da anni per Feltrinelli della traduzione di autori che provengono dall'Est del mondo), la scrittura di Qiu Miaojin appare ora molto dolce e tenera ora davvero malinconica e senza speranze, in una specie di intermittenze del cuore ripetute e reiterate di grande bellezza.

Tutto nella vita e nell'opera di Qiu Miaojin può diventare arte (altra stella polare della propria esistenza) anche la morte di un piccolino coniglietto (simbolo dell'amore con Xu) e del suo successivo seppellimento in un piccolo parco di Parigi. Parigi, ovvero l'ambiente entro cui si muove Qiu Miaojin, è descritta in maniera sentimentale, si capisce insomma che per l'autrice questa città rappresenti la super-città dell'arte, della cultura e dell'amore, il posto nel quale, praticamente ogni sera, c'è qualcosa di stimolante da fare, vedere o vivere. E così gli incontri. non soltanto amorosi ma anche e soprattutto culturali (la scoperta di un nuovo regista, la visione di un'opera d'arte o la conoscenza con qualche ragazza o ragazzo stimolante) diventano parte essenziale della scrittrice.

La passione non è espressione di un desiderio sessuale, non è l'impeto del momento. È un modo di essere, è l'energia che sprigiona un essere umano quando ama a tutto campo la vita.
Ma Ultime lettere da Montmartre, e ve ne siete accorti da quest'ultima frase, è anche un'educazione sentimentale. Un'educazione, si potrebbe asserire, al "sentimento della vita", ovvero quel groviglio di sensazioni che, in ultima analisi, ci permettono di dichiararci essere umani. E "essere umano" lo è, al di là di ogni ragionevole dubbio, Qiu Miaojin lo ricorda e lo ribadisce praticamente ad ogni pagina. E così noi, assieme a lei, seguiamo questa evoluzione, sempre senza un ordine preciso né voluto, di una giovane donna colta nel pieno della vita e costantemente messa davanti, forse per troppa sensibilità o per un'intelligenza acuta e sui generis, con le mille difficoltà dell'esistere, con le pulsioni di autodistruzione e con il desiderio di un amore vero e, perché no, di una morte imminente. L'epilogo biografico della giovane scrittrice taiwanese non fa altro che aggiungere un gradiente in più di pathos ad un libro ricchissimo di spunti e frasi memorabili. 

Consigliatissimo per chi ha l'anima in pena: quindi per tutti quanti noi.