C'erano una volta un'umana, un vampiro e un mannaro: Rinascita di Sophie Jomain

Rinascita
di Sophie Jomain

Traduzione di Paola Checcoli

Fazi Editore, 2016
pp. 473
€ 15,00 (cartaceo)



C'erano una volta un'umana, carina fino a sfiorare la banalità, un lupo mannaro, giovane e scolpito, ed un vampiro, mellifluo e navigato. Vi ricorda qualcosa? Ormai, re, principesse e draghi hanno dovuto cedere lo scranno del loro incipit a questi nuovi abitanti delle favole moderne.
Certo, non le chiamiamo più "fiabe" perché si rivolgono ad un pubblico ben instradato verso l'adolescenza che si vergognerebbe ad emozionarsi per eroici salvataggi ed epiche magie. Abbiamo preferito ribattezzarli "Young adult", filone attualmente ricco e popolare che ha, tra i suoi capostipiti, anche la saga di Twilight. Con la penna dell'autrice francese Sophie Jomain facciamo la conoscenza di altri due giovani e travagliati innamorati: Hannah, giovane neo vampira, e Leith, lupo mannaro alpha.
- Vi siete chiesti come farete a nascondere la vostra favolosa relazione?- mi prese in giro con tono beffardo.
- No, me ne frego. Stavamo già insieme prima di tutto questo-.
- Pensi che la "gente" avrà la stessa opinione?-.
- Da quando l'opinione della "gente" è importante?-.
- Da quando sei un angelo nero, Hannah!-
Rinascita, terzo capitolo della pentalogia Le stelle di Noss Head, ci riporta a seguire le avventure sovrannaturali di Hannah, appena diventata vampira contro la sua volontà, e Leith, sua anima gemella e ora avversario mortale: l'amore tra queste due specie è osteggiato ed impossibile. Hannah non ha esitazioni quando scopre che c'è un modo per poter annullare la trasformazione che l'ha resa una "sangue- morto": farà tutto quello che è in suo potere per tornare umana. Aiutata dal pluricentenario mentore Darius e da tutte le forze sovrannaturali vampire e mannare, Hannah ingaggia una battaglia contro il suo creatore perché è certa di una cosa: per quanto essere un vampiro possa essere affascinante, sa di non poter affrontare l'eternità senza Leith.
- E poi cosa...? scandii allontanandolo. - Continuerai a vedermi come un'orribile creatura per il resto dei tuoi giorni? Fingerai pensando a quella che ero? Alla fine mi odieresti... E dei miei genitori ti sei preoccupato? Gli spiego che ho bevuto un filtro che mi impedisce di invecchiare? Gli dico che mi rifiuto categoricamente di avere dei bambini, che non voglio frequentarli troppo perché rischierei di ucciderli? Voglio vivere, Leith, e voglio morire come chiunque-.
Twilight, nel bene e nel male, ha marchiato una generazione di lettori, ma anche di scrittori: volendo orchestrare una storia di vampiri nei confini della Y.A., il calco a cera persa in cui modellarsi resta quello. L'autrice, va riconosciuto, ha tentato di discostarsi in parte dalla Meyer. Nel classico triangolo umana- vampiro- mannaro, la rosa del vincitore viene assegnata al mannaro. Hannah, quindi, non desidera essere una vampira, anzi, è talmente tanto contraria a questa trasformazione da non riuscire a padroneggiare appieno i suoi poteri e da aver conservato molte delle sue caratteristiche umane: sopratutto il suo delizioso profumo, dettaglio che condivide con Bella Swan. Aprendo una parentesi vernacolare, la Littizzetto direbbe che sono l'equivalente della bagna cauda al pranzo di Natale dei vampiri. 
Fortunatamente, in questo mondo i vampiri non luccicano al sole, ma l'odio che li contrappone alla razza mannara è ancestrale. Va ad aggiungersi la naturale competizione del maschio per la conquista della femmina.
- Lo pensi davvero? È qui che ti sbagli, ragazzina. Adesso siamo un trio infernale. Ti ha promesso di aiutarti e io di vegliare su di te. Ti tradisce, lo sgozzo. Fa parte del contratto.-
Un po' di sano antagonismo è elemento essenziale per qualunque storia d'amore, ma l'impressione è che qui si sia teso all'esagerazione per esasperare la tensione narrativa; con il solo risultato di appesantire la svolgimento con continue ed inutili risse, tanto da far quasi dimenticare lo scopo di tutto il romanzo, per la cronaca, far tornare umana Hannah.
Essendo ormai al terzo capitolo della saga si parte in medias res, ma il lettore non resta spiazzato visti i continui ed approfonditi rimandi al passato. L'impianto dialogico ne resta notevolmente appesantito oltre a virare un po' troppo sul colloquiale.
- Ehi!- gridai un'altra volta dandogli una gomitata su un fianco - Te hai dormito tutto il tempo-.
- Sì, ma io ho seguito il corso, tu invece no-.
- Bah, è quello che dici te.-
Immagino si tratti di un tentativo di rendere la lingua parlata, ma l'utilizzo del pronome complemento "te" al posto del soggetto, sulla carta stride.
La saga ha molto appeal commerciale e, nei limiti imposti dalla Y.A., di sicuro si muove bene, portando anche un po' di originalità con l'ambientazione scozzese e l'apparato mitologico. Interessante la copertina con grafica nastriforme di ispirazione quasi celtica. Ma resta comunque il rimpianto dei bei tempi a.T. (avanti Twilight).

Giulia Pretta