Football di Marc Augé: il Dio Pallone e il calcio come fenomeno religioso


Football
di Marc Augé
Edizioni Dehoniane, 2016

pp. 48
€ 6



Il 10 luglio 2016 allo Stade de France di Saint-Denis, situato a pochi chilometri da Parigi, ventitré officianti (undici francesi, undici portoghesi e un arbitro) e qualche comparsa si porranno al centro della scena, davanti a più di 80 mila fedeli. Nello stesso momento intanto, da tutte le parti del mondo, milioni di individui si siederanno davanti al loro televisore, altare domestico della modernità, per assistere e partecipare alla celebrazione del grande rito calcistico, la finale degli Europei: si alzeranno, grideranno, strepiteranno e si rimetteranno a sedere allo stesso ritmo della folla riunita allo stadio.

Ormai il calcio funziona come un fenomeno religioso e la maggior parte degli esseri umani pratica la religione del Dio Pallone. Football è un piccolo e brillante saggio di Marc Augé, uscito per la prima volta nel 1982 nella rivista "Le Débat". Lo scritto del grande etnologo e antropologo francese è stato riproposto in un’elegante veste grafica dalla casa editrice bolognese Edizioni Dehoniane nella collana "Lampi".

Lampi di genialità sono le riflessioni di Augé che considera il calcio come un vero e proprio fenomeno religioso, in cui numerosi individui provano gli stessi sentimenti e li esprimono attraverso il ritmo e il canto. Non c’è infatti tutta questa differenza tra un insieme di cristiani che celebrano le principali età della vita di Cristo, gli ebrei che festeggiano l’esodo dall'Egitto e l’insieme di persone che assistono a una partita di calcio, il più popolare tra gli sport di massa.

Il calcio, secondo Augé, costituisce un fatto sociale totale perché riguarda tutti gli elementi della società. Non c’è città e quasi più nessun paesino che non abbia la propria squadra di calcio. Ormai anche le nazionali più piccole sanno che, buttando il cuore oltre l’ostacolo, se la possono giocare anche con le grandi potenze calcistiche. L’esempio in questo Europeo è stato dato dalla piccola Islanda, alla sua prima apparizione in una grande manifestazione calcistica. Grazie allo spirito dei giocatori e al calore dei tifosi, gli islandesi sono diventati la sorpresa e la nota lieta di questi Europei, riuscendo contro tutti i pronostici, a spingersi fino ai quarti di finali. Indimenticabile resterà l’immagine della loro danza, il "Geyser Sound", un vero e proprio rito religioso che ha unito giocatori e tifosi ed è diventato il simbolo di una nazionale che il suo personale Europeo l’ha vinto, sognando per tutta la competizione a occhi aperti e realizzando una grande favola calcistica.