L'illusionismo dei racconti noir di Jack Ritchie



È ricca, la sposo e l'ammazzo
di Jack Ritchie
Marcos y Marcos, 2016
Traduzione di Sandro Ossola
pp. 315
€ 10,00


 È vero, ci vogliono soldi per fare soldi. E, ovviamente, un po' d'immaginazione aiuta.
Per realizzare un valido spettacolo di magia ci vogliono due elemnenti: il primo è un bravo prestigiatore, ovviamente. Uno che conosca il proprio mestiere e sappia ammantare di mistero anche un banale trucco con le carte. Il secondo elemento è un pubblico pronto e desideroso di farsi ingannare. Una platea disposta a guardare il dito mentre il mago indica la luna. La raccolta di racconti di Jack Ritchie contiene entrambi questi elementi.

Il titolo scelto per quest'edizione da Marcos y Marcos risveglia ricordi cinematografici. Il film omonimo degli anni '70 con Walter Matthau segue fedelmente la sceneggiatura del racconto "A new leaf". Leggendo anche gli altri racconti, si capisce come questo autore abbia tanto potuto ispirare ed affascinare il grande Hitchcock.
Le dodici storie che compongono questa raccolta sono un perfetto ed equilibrato trucco di prestidigitazione. All'inizio di ogni storia siamo messi di fronte a truffatori, assassini e vittime: un uomo che si sposa per interesse e pensa solo a come eliminare la moglie. Un assassino ricattato dall'inventore della macchina del tempo. Un uomo in fin di vita che si improvvisa giustiziere. Sembra tutto filare regolarmente. Eppure, alla fine della storia, ci rendiamo conto di non aver veramente letto e di aver guardato da un'altra parte mentre il prestigiatore faceva comparire il coniglio dal cilindro. Capiamo che i personaggi che pensavamo di aver inquadrato come truffatore, assassino e vittima in realtà si sono scambiati di posto con un colpo di mano così abile da lasciarci senza fiato. Alla fine dei primi due racconti si promette a se stessi "Ora basta! Ho capito il meccanismo e non mi farò più ingannare. Terrò d'occhio il personaggio che appare insospettabile!". Ma nemmeno così si riesce a capire il trucco e si resta gabbati ancora e ancora. All'inizio del dodicesimo racconto si è portati a sospettare di tutto e di tutti, persino di un innocente bicchiere che può determinare la differenza tra omicidio e salvezza. Nessun racconto supera mai le quaranta paginette eppure, in così poco spazio, c'è tutto quello che occorre per costruire un noir che si rispetti, senza mai annoiare il lettore facendolo perdere in dettagli e lungaggini, ma nemmeno lasciandogli la sensazione di conclusioni affrettate.
Oltre all'innegabile genialità e trasformismo delle trame, i racconti stordiscono anche per il sapiente tocco di
cinismo che ha un che dell'umorismo yiddish di autori come Auslander e Richler.
Guardai i tre uomini- i tre uomini che non avevo mai visto prima di quel momento- e fui sicuro di una sola cosa. Non avrei creduto a niente di quello che mi avebbero detto. Proprio a niente. Non ci avrei creduto. Non ci avrei creduto.
Tenete a mente questo consiglio. Potrà esservi utile per non farvi ingannare. O quanto meno, potrete provarci.
Giulia Pretta