#CritiComics - "Pugni": sul ring della storia con Battaglia e Castaldi

Pugni. Storie di boxe
di Boris Battaglia e Paolo Castaldi
Edizioni BeccoGiallo, 2015

pp. 139
€ 18,50

Una storia di boxe è sempre la stessa storia. Prima di Rocky, prima di Città amara, prima di tutti gli scrittori che tenevano la penna in una mano mentre l'altra la infilavano nel guantone (da Jack London a Hemingway, da Conan Doyle a Jonathan Ames). Ogni storia di boxe è sempre la stessa storia: un ring, due uomini, un pubblico che li guarda. Dentro il ring ciò che conta sono i pugni e nient'altro. Come li dai e come li incassi. Fuori dal ring invece è tutta un'altra storia, ma gli elementi sono (quasi) sempre gli stessi: la rivalsa sociale di una minoranza, la voglia di essere il migliore, il coraggio, la paura e il far finta di non averne neanche un po', poi i soldi (troppi o troppo pochi). Pensieri e desideri che stanno nascosti nella testa dei pugili ma di cui il pubblico si appropria, riversando rabbia ed emozioni in quei pugni che vorrebbero saper sferrare e incassare anche loro.

Boris Battaglia e Paolo Castaldi non hanno paura di raccontare sempre la stessa storia, tant'è che nel loro Pugni - Storie di boxe (Edizioni Becco Giallo, 2015) raccolgono in ordine cronologico quindici incontri di pugilato narrandoceli a parole e immagini. Pugni è un ibrido coraggioso, non un fumetto, non un libro illustrato, non un saggio sullo sport, nemmeno un libro biografico o di giornalismo sportivo: più che altro passa fluidamente dall'uno all'altro senza alcuna gabbia di genere, trasformandosi ogni qualvolta la storia raccontata richieda una metamorfosi narrativa per esprimersi al meglio.

Interruzioni di Camilla Ghedini: il senso della maternità nelle donne non madri

Interruzioni
di Camilla Ghedini
Giraldi Editore, Bologna, aprile 2016

pp. 100
10 euro



Il bambino comincia in noi molto prima del suo inizio. Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione.
Così scriveva la poetessa Marina Cvetaeva. Ed è una frase calzante, che coglie il senso profondo di “Interruzioni”; un piccolo libriccino, appena 98 pagine, di Camilla Ghedini, giornalista ferrarese, in uscita domani, 30 aprile 2016.
Appena 98 pagine, dicevo, quattro brevi capitoli. Eppure mi ci sono voluti altrettanti giorni per arrivare in fondo al libro di Camilla. Ho dovuto leggere un capitolo alla volta, perché ognuno di essi l’ho dovuto affrontare armata, come si affronta una battaglia. Una delle più dure, quelle contro una parte di sé.
Quattro donne, quattro madri, non in senso biologico (o almeno non in tutte le storie) ma spirituale, quattro capitoli che rappresentano altrettanti nuclei narrativi, indipendenti tra loro, uniti da un unico legame: sono quattro monologhi che parlano di maternità. Maternità rifiutata, maternità annegata, maternità sperata e soltanto sfiorata.

Massimo Recalcati, "L'ora di lezione"


L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento
di Massimo Recalcati
Torino, Einaudi, ‘Super Et’, 2014

pp.151,
euro 14,00





La crisi della scuola è un sintomo e un’espressione di una crisi più vasta e pervicace, che riguarda strutture e modelli di pensiero, la realtà concreta degli istituti e quella astratta dell’insegnamento, la conoscenza e l’epistemologia, il confronto con la modernità e la necessità ineludibile della tradizione, il valore del modello originale e le proficue innovazioni che non possono essere trascurate. Come perno della società, dalla Rivoluzione Francese agli anni Sessanta del Novecento, da quando cioè gli stati moderni avocarono a sé l’intero settore per renderlo, assieme alla caserma e alla chiesa, chiave di volta nella formazione del cittadino-soldato cardine della ideologia della nazione, la scuola è sempre stata ambita e bramata da oligarchie e politici, storico argomento di innumerevoli riforme e tentate rivoluzioni.

Un Eldorado linguistico, se accetti di inerepicarti per i sentieri di Corsignano

Il cinghiale che uccise Liberty Valance
di Giordano Meacci
Minimum Fax, 2016

pp. 450
€ 16 (cartaceo)


Uno zaino ben carico di concentrazione e un binocolo che permetta di adocchiare a distanza le intenzioni linguistiche: ecco quel che serve per affrontare l'impervio cammino di Il cinghiale che uccise Liberty Valance. Quando si giunge in vetta al romanzo, si vede tutto il gioco di vallate e cucuzzoli ora erosi e ora costruiti da Meacci che, come un grande creatore, va a sagomare un paesino inesistente, Corsignano, al confine tra Toscana e Umbria. Il suo plastico è facilmente riproducibile: basta mettere case che sanno di tradizione, accanto a stalle col loro classico odore ferino, stradette piene di pettegolezzi e di perdigiorno, botteghe dove il proprietario si affaccia sulla porta e a salutare. Come ci si allontana dal borgo, un po' di alberi, foresta e un paio di macchine appartate (i motivi, potete immaginarli). Se si scoperchiassero i tetti di quelle case, si percepirebbero le nostalgie di chi è rimasto ormai solo e di chi si sente inadeguato, e si vedrebbero le tv con davanti quattro ragazzotti, pronti a parlare (con un po' di supponenza) di grande cinema, tra cui L'uomo che uccise Liberty Valance a cui è ispirato il titolo. 

#CritiMusica - La musica alla conquista della morte: una fiaba tra denuncia e paradosso

Le intermittenze della morte
di José Saramago
Traduzione di Rita Desti
Feltrinelli, 2013

pp. 218
9,50 euro

Una scrittura unica. Certo bisogna adagiarvisi in tutto, scorrere veloci tra le parole per iniziare a carpirne la fluidità. Uno stile come quello di Saramago si spalma sulla pagina sempre più giù, virgola dopo virgola, e non ammette distrazioni. All’inizio si nuota a fatica tra le pagine alla disperata ricerca di un punto, ci si trova condotti da un fiume impetuoso, e si finisce per aggrapparsi con sollievo a ogni pausa che si incontra. Non appena però ci si lascia trasportare per davvero – senza timori o preconcetti – dalla corrente narrativa, senza anelare l’oasi di quiete che il punto garantisce, la navigazione diventa squisita. Saramago ci trascina in un universo narrativo fatto di pensieri liquidi ed eventi impossibili, a metà tra la fiaba dal sapore moraleggiante e l’amara critica ad alcuni paradossi della civiltà umana.

Memorie violate ne "La gioia di uccidere" di Harry N. MacLean

La gioia di uccidere
di Harry N. MacLean
Fazi, 2016

p. 255
€ 16,00

Titolo originale: The Joy of Killing
Traduzione di Fabio Pedone



Benché pubblicato nella nuova collana che Fazi dedica al noir (intitolata non a caso "Darkside"), il romanzo di Harry MacLean abbatte e travolge senza nessuna ritrosia tutte le possibili limitazioni di genere. La gioia di uccidere è un testo ambiguo, discontinuo, ingannevole. L’autore gioca con il lettore, semina indizi per rimetterli immediatamente in discussione, spiazza ogni prospettiva sicura e si compiace nel disgregare la trama in una serie infinita di visioni e revisioni sempre parziali (nel duplice senso di incomplete e faziose). 
Il narratore interno, ex professore universitario e romanziere, viene presentato subito come inaffidabile e confuso, e l’opera si configura come un percorso di scavo nel passato alla ricerca di una verità non più (o non ancora) conosciuta:
la sensazione di angoscia disperata che proviene dal non sapere sparirà presto per essere sostituita da una chiarezza incrollabile [...] è da un bel po’ di tempo che ho perso la capacità di distinguere queste cose, quel che è vero e quel che non lo è, il reale e il non reale. Se una cosa è accaduta oppure no. (15, 17)

Forme uniche della continuità dello spazio: «La sumera» di Valentino Zeichen

La sumera
di Valentino Zeichen
Fazi editore, 2015

pp. 155
euro 16.00 (cartaceo)
euro 9.99 (ebook)

La sumera di Valentino Zeichen è il racconto di un miracolo laico, artistico e antico che si rinnova in un oggi perpetuo, percorrendo il tragico mediante scorciatoie ironiche. Una storia che è stata si aggira tra i ricordi contemporanei, pullulanti sia di tempo passato sia di vita. Se il margine spaziale è il centro temporale, ne consegue un flusso indistinto fra nostalgie irrisolte e fallimenti risolti nel disastro.
Non si può leggere La sumera dimenticando chi è l’autore: Valentino Zeichen è uomo di poesia, toccato dalla grazia del ritmo e della musicalità.
Una melodia si interseca nella prosa dell’opera, quasi come in una danza magico-rituale mitica: e si sa, il mito imperfetto del Novecento, scevro di corona e regno, si può incontrare ovunque e sempre.

#ScrittoriInAscolto - Con Lisa Hilton a Milano


Un vento del tutto imprevedibile, tanto quanto la protagonista di Maestra, sconvolge la quiete di qualche domanda nel giardino dell'Hotel Manin, a Milano. Lisa Hilton, bellissima anche dopo una giornata impegnativa di interviste, è pronta a raccontare della sua protagonista e non si lascia distrarre. Sarà che ha tanto studiato per creare il personaggio di Judith, che adesso ha gran voglia di parlare di come ogni cosa nel romanzo sia stata sperimentata da lei in primis («ho anche provato a muovere un uomo a peso morto... Ovviamente non si trattava di un cadavere, ma di un volontario!», sorride). 
Eros e Thanatos si mescolano indissolubilmente nel già preannunciato bestseller Maestra, che uscirà per Longanesi il 2 maggio ed è attesissimo in tutto il mondo. È stato presentato come "il superamento in chiave femminista e letteraria delle Cinquanta Sfumature", ma chi lo ha già letto sa che c'è molto altro. C'è un tocco di storia dell'arte, passione e campo di studi della stessa Lisa Hilton; accanto, il gusto per un thriller pieno di suspense che scava nella psicologia del personaggio, senza schermi di alcun tipo, né fronzoli. E poi ok, c'è tutto l'erotico che prende piede senza pregiudizi né orpelli: è un sesso spogliato da ogni edulcorazione, da ogni eufemismo, e di questo non si può che essere grati a Lisa Hilton.

Geografie newyorkesi dell'irlandesità. New York secondo Brendan Behan

Un irlandese in America
La New York di Brendan Behan
66thand2nd, 2015

trad. Riccardo Michelucci


pp. 168
€ 20

"Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di New York il poeta è da solo e nessuno lo salverà"

Partiamo da qui, dalla canzone che i Modena City Ramblers dedicano ai poeti che muoiono di solitudine nel loro album del 1994 Riportando tutto a casa.
In particolar modo, si riferiscono a Shane McGowan, leader dei Pogues,che dopo aver lasciato il gruppo si rifugiò a New York per disintossicarsi dall'alcol e al nostro Brendan Behan, scrittore dublinese morto di coma epatico nel 1964.
Breve carriera, un solo romanzo, autobiografico, Ragazzo del Borstal, qualche commedia, alcuni talk book.
Ha tutte la carte in regola per diventare una leggenda.

«Quando tutto finisce restano i libri». Incontro con Giuseppe Lupo. Le pagine di clio #2



L’albero di stanze
Di Giuseppe Lupo
Marsilio 2015

pp. 247
Euro 17.50



Metti una casa alta quanto un pioppo, una famiglia che sembra uscita da una leggenda e un medico sordo.
Si entra nell’Albero di stanze, l’ultimo romanzo di Giuseppe Lupo pubblicato da Marsilio Editore (2015). Lo scrittore lo ha presentato lo scorso 9 aprile al secondo incontro di Le pagine di Clio, la rassegna letteraria a Cernusco sul Naviglio nella libreria La bottega del libro, a cura dell’associazione CLIO Cultura Libri Opportunità con la direzione artistica della scrittrice Loredana Limone
Occorre fare un passo indietro, un passo lungo quarant’anni. È il tempo che Giuseppe Lupo ha impiegato per dare vita a una narrazione che aveva nella testa fin da ragazzino. Se quella del libro sia la sua famiglia e, se davvero abbia vissuto in una casa che sfiorava le comete non è importante, c’è una storia è questo basta.

#CriticaNera - Nestor Burma indaga: "Le acque torbide di Javel" di Léo Malet

Le acque torbide di Javel
di Léo Malet
Fazi editore, 2016

[tit. orig. Les Eaux troubles de Javel]
trad. Federica Angelini

pp. 172
€ 14,00 (cartaceo)



Una collana editoriale dedicata al "giallo" in ogni sua possibile declinazione narrativa (dal noir al thriller, dal crime alla mistery fiction) è la recente novità di Fazi che con Darkside decide di dare spazio a tutte le sfumature del genere, con una particolare attenzione alla qualità della scrittura che dovrebbe così diventare, in un settore inflazionato come è in Italia, proprio la cifra distintiva della collana. E la scelta del primo titolo, Le acque torbide di Javel del francese Léo Malet (1909-1996), maestro indiscusso del genere, sembra non tradire affatto le attese. 
In occasione del ventennale della morte dell'autore transalpino, la casa editrice romana propone infatti un romanzo, finora inedito, della serie 'I nuovi misteri di Parigi' che ha come protagonista Nestor Burma, investigatore privato dalla battuta più fulminante di un colpo di pistola, celebre creatura letteraria dello scrittore nato a Montpellier. Ambientato nel XV arrondissement, circondario popolare di caseggiati grigi e squallidi e affollato da un'umanità varia che trascina i giorni tra stenti e miserie, Le acque torbide di Javel vede Nestor Burma alle prese con un caso che lo coinvolge personalmente; e non solo perché lo scomparso Demessy - vicenda da cui inizia a dipanarsi la trama - è una vecchia conoscenza del protagonista, quanto perché, lui all'apparenza gran cinico, non riesce a non farsi trascinare emotivamente ed empaticamente nelle pieghe di quel sottosuolo quotidiano senza speranza di riscatto.

Pillole d'Autore: Rondoni e D'Amato, i termini (in)giusti dell'amore


I termini dell'amore
di Davide Rondoni e Federica D'Amato
CartaCanta, Forlì, gennaio 2016

pp. 104
12 euro



Un po’ poeti, un po’ filosofi, Davide Rondoni e Federica D’Amato si incontrano su panchine e bar cittadini per sette dialoghi che ruotano attorno ad altrettanti momenti cruciali di ogni (in)giusto rapporto d’amore:
Con te, però, ora, vorrei fare un passo in avanti, lanciando in aria la moneta dell’amore nella speranza che la sua faccia (in)giusta cada dalla parte esposta al sole. Credo che potremmo farlo insieme solo riconsiderando le parole luminose che abitano le storie di ogni amore, parole semplici che alla fine sono quello che resta, e che, se abbiamo il coraggio di pronunciare, diventano la voce della nostra poesia.
(pg. 9-10)

#Scrittori in ascolto: Le donne? Variegate come una miscela di tè. L'incontro con Federica Brunini

So che l'Italia è il Paese del caffè per eccellenza e se uno pensa al tè gli viene in mente la Union Jack e il volto della Regina. Eppure molte cose sul tè non le conosciamo: il tè fu introdotto in Europa dall'Olanda ed ebbe un successo strepitoso in Francia. Solo più tardi, con la conquista dell'India da parte della Gran Bretagna, gli inglesi conobbero il tè.  Ma i maestri di tutti noi, in fatto di tè e di molte altre cose, sono i cinesi. Quante cose si nascondono in quelle foglie profumate.

Inizia così, con una specie di lectio magistralis improvvisata, l'incontro con Federica Brunini, autrice di Quattro tazze di tempesta, uscito per i tipi Feltrinelli. L'incontro, svoltosi in Fondazione Feltrinelli a Milano martedì 19 aprile, è, sostanzialmente, ruotato tutto attorno al tè e al rito della degustazione in compagnia.

#VivaSheherazade - Girl Runner, la ragazza d'oro

Foto di
© Debora Lambruschini
Girl Runner
di Carrie Snyder
Sonzogno, marzo 2016

Traduzione di Gioia Guerzoni

pp. 288
euro 16.50 - ebook euro 9.99



È con un misto di curiosità e scetticismo che, pochi giorni fa, ho iniziato a leggere il romanzo di Carrie Snyder edito in Italia da Sonzogno. Da una parte infatti ad accendere il mio interesse una storia al femminile, una protagonista forte ed indipendente, la vecchiaia e il confronto con i fantasmi del passato, in quella che fin dalla presentazione si intuisce essere una trama ricca – e, come vedremo, lo è forse anche troppo - , a cui poteva essere facile appassionarsi.
Ma dall’altra parte la perplessità di fronte ad uno dei temi centrali del romanzo verso il quale non ho la minima inclinazione perché, diciamolo chiaramente, io detesto la corsa. E ora, che la primavera sembra un po’ ovunque aver fatto capolino, parchi e piste ciclabili si popolano di runner o aspiranti tali, la musica nelle orecchie per cercare il ritmo giusto e la testa sgombra di pensieri. Provo a seguirli, di tanto in tanto, ma neanche stavolta temo riuscirò ad appassionarmi alla corsa, non davvero perlomeno.
Capirete quindi che ritrovarmi fra le mani la storia di Aganetha Smart, la ragazza che corre, decisamente mi ha fatto sorridere. Eppure, nonostante non riesca a provare empatia fino in fondo con il personaggio, noi lettori sappiamo bene che non sempre condividere punto di vista, esperienze, età o cose simili, siano fondamentali per entrare in sintonia con la storia e i suoi protagonisti ma che anzi, a volte, è proprio la scoperta di realtà tanto più lontane dalla nostra esperienza a rendere la lettura ancora più interessante, la scoperta di un mondo e di noi stessi. E vivere in qualche modo quelle mille vite possibili solo attraverso le storie.
Tutto questo per dirvi che no, Girl Runner non mi ha scatenato la voglia irrefrenabile di indossare le scarpe da corsa, alzarmi all’alba e macinare chilometri su chilometri, ma del resto non si può nemmeno dire che dopo aver letto Il signore degli anelli mi abbia assalito il desiderio di andarmene in giro ad uccidere orchi. Quindi, fintanto non mi si trascini su una pista, il romanzo di Carrie Snyder è un esordio in cui non mancano spunti interessanti, una lettura piacevole, pur con alcuni limiti difficili da ignorare del tutto.

#CriticaNera - Nic Pizzolatto, "Galveston"

Galveston
di Nic Pizzolatto 
Mondadori, 2014
traduzione italiana di G.M. Brescia

pp. 266



Immaginate un picchiatore di professione, al soldo di un boss della malavita di NOLA (sarebbe New Orleans Louisiana, noi del posto ci esprimiamo così) che scopre di avere un cancro, sopravvive a un agguato massacrando tre avversari e scappa con una giovanissima prostituta, anche lei scampata alla carneficina. Bene, il Nostro, dopo un'iniziale progetto di scaricare la bella biondina e di proseguire la sua fuga verso l'oblio in solitaria, si lascia convincere ad accollarsi non solo la ragazza ma addirittura la di lei sorellina, rifugiandosi in un motel oltre la zona del Golden Triangle (è il Texas sudorientale, noi di Galveston lo chiamiamo così) e spacciandosi per lo zio delle ragazze.

Fin qui nulla di strano, no? È risaputo che, come ogni manovale della criminalità organizzata, in particolare quelli dediti a pestare senza pietà chiunque gli venga indicato dal boss (noi diciamo "to whack the shit out of 'em", perché siamo davvero cattivi), anche il buon - si fa per dire - Roy Cady ha in fondo il cuore tenero e soprattutto un rigore etico-morale che gli impedisce di approfittare della disponibilità professionale espressa, in maniera abbastanza evidente, dalla compagna di viaggio. Inoltre il lettore scoprirà già dalle prime pagine, grazie alla narrazione in prima persona in forma di racconto a distanza di vent'anni, che il Nostro è un vero macho sul cui fisico possente il cancro scivola via come acqua di un ruscello delle Ozark Mountains (noi Hillbillies, oh insomma, basta).

"Il cielo resta quello" di Francesco Leto



Il cielo resta quello
di Francesco Leto
Editore Frassinelli, 2015

pp. 220





Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Questo Tolstoj lo sapeva bene, ma è proprio nell'intoppo che si fa strada il romanzesco e sono le storie di mancanze che gli scrittori devono raccontare.

È un giorno d’agosto del 1946 quando Maria esce di casa insieme alla sua fedele amica Rosa per scendere a  quel mare di Bagnara. Tutti conoscevano la libertà del Morise, uomo alto, dal fisico vigoroso e con l’arte del rimorchio, «era bastato che Carmine le mettesse gli occhi addosso perché lei, in silenzio, gli si promettesse senza condizioni. Si vede che nella bellezza c’è un mistero più profondo di quanto si possa credere se basta un’occhiata furtiva e complice per legare due persone a doppio nodo». E se lo prende Maria alla fine il suo bel Morise, con suocera a carico, la venditrice delle venditrici. Nasce Teresa, detta Sisina, esile, «un palo di scopa vestito» e dalla salute cagionevole, ma lui voleva un maschio e lo ebbe. Era il 26 agosto 1950, Domenico, u cardiddu lo chiamarono, dal corpo fragile eppure dalla ‘mascolinità euforica’,  bello e dal sorriso enigmatico  – come il padre in fondo –  ma più di ogni altra cosa resistente ad ogni forma di prigionia. E infine Antonio, una figura  – detta con Melville – scialba nella sua dignità.

Vivere per trascrivere nel mai detto prima: «La femmina nuda» di Elena Stancanelli

La femmina nuda
di Elena Stancanelli
La nave di Teseo, 2016

pp. 156
euro 17.00 (cartaceo)
euro 9.99 (ebook)


Con i chilogrammi il corpo perde anche la dignità. È come se, spogliandosi della verità, raccontandola in forma di lettera a un tu che ha visto la maschera e le sue crepe, ci si potesse portare al di là dell’accaduto.
Si legge un qualcosa che è successo, in cui l’esperienza, pur consumandosi, è risolta. Eppure, attraverso la confessione e la reductio ad unum (la verità), quasi in un palinsesto, il già vissuto si trascrive nel mai detto prima.
Una lunga confessione, ma anche un monologo che ripercorre, allo specchio, le tappe di una consapevole spirale verso gli abissi. Un viaggio negli inferni del sé, dell’umiliazione, ma anche una riflessione sul concetto di “fine”. Nessuna storia si chiude davvero, in un dato momento, per un dato avvenimento: gli strascichi, i lungi ripensamenti carichi di odio, ma anche di instancabile e crudele dolcezza, costituiscono l’inizio (e non la fine).

Un romanzo senza zucchero come una tazza di tè bianco: "Quattro tazze di tempesta" di Federica Brunini

Quattro tazze di tempesta
di Federica Brunini
Feltrinelli, aprile 2016


pp. 207
€ 15



Uno dei maggiori filoni della narrativa contemporanea è quello composto da libri che, a cominciare dal titolo, portano un indizio, il più delle volte molto palese, della commistione tra vita, cibo, sentimenti e sapori/odori. Quante volte infatti, girovagando per librerie o anche reparti libri di ipermercati e autogrill, ci siamo imbattuti in testi come "Zenzero, miele e complicità", oppure "Fragole, un tocco di follia e un'estate al mare" o anche "Profumo di cioccolato, sapore di peperoncino e altri racconti". Questi libri, va da sé dedicati ad un pubblicato prettamente femminile,possono essere tutti considerati delle modeste operazioni letterarie, sorte in una data imprecisata (ma molto prossima all'uscita di Chocolat nelle sale cinematografiche. Ecco il libro di Federica Brunini, Quattro tazze di tempesta, uscito per Feltrinelli, utilizzando una frase un po' politicamente scorretta ma che forse rende bene l'idea, non è uno stucchevole libro per signorine: è un romanzo fatto e finito, da gustare senza zucchero, come una buona tazza di tè bianco, il tè degli imperatori. 

#CritiMusica - Sotto le ciglia, ritrovare Fabrizio

Sotto le ciglia chissà. I diari
di Fabrizio De André
Mondadori, 2016

pp. 240
€ 19,50 (cartaceo)



Non sono un fabbricante di sogni, non lo sarò mai. Ho il virus della realtà. 

Febbricitante. È questo lo stato in cui si sfogliano le pagine di Sotto le ciglia chissà, i diari di Fabrizio De André appena usciti per Mondadori e già ai primi posti delle classifiche di saggistica. Chiamarli diari è complesso, perché i frammenti che ci vengono offerti spesso sfuggono dal contingente come dai fatti privati, e hanno molto del taccuino di lavoro, con lacerti di poesie/possibili canzoni, aforismi, appunti per (vere o ipotetiche) interviste, citazioni amate, pareri su colleghi, cantanti e cantautori. Le date, in fase di curatela, sono state tolte, forse per rendere il testo più slegato dal momento della scrittura e universalizzabile. Certo, su questa scelta la filologia non può che spalancare gli occhi, soprattutto perché sarebbe interessante analizzare i singoli frammenti alla luce dell'intera produzione o almeno capire con quale criterio sono stati riordinati i testi. 
In ogni caso, va detto che, anche senza precisazioni temporali, l'opera resta qualcosa da leggere assolutamente, con un disco di Fabrizio in sottofondo, meglio ancora se un live. Ci si prepara così, e poi si ci immerge nella scrittura ora ironica, ora malinconica, ora speranzosa, ora cinica e detrattiva, ora acutissima, ora beffarda.

#CritiCOMICS - Propaganda a fumetti: "Il Corriere dei Piccoli va alla guerra" di Camilla Peruch e Sonia Santin

Il Corriere dei Piccoli va alla guerra
di Camilla Peruch e Sonia Santin
Kellerman Editore, 2015

pp. 96
€ 12.00



È il 15 ottobre del 1905 quando Little Nemo, già sprofondato nel sonno, viene raggiunto da un ambasciatore del regno di Slumberland: deve comunicargli che è stato scelto come compagno di giochi dalla Principessa Aurora, figlia di Re Morfeo.  Peccato che il pony su cui Nemo sta viaggiando inciamperà in una stella, facendo capitombolare per terra il bambino che nella vignetta successiva si risveglierà nel suo letto. Mondi fantastici, creature strane, architetture affascinanti, questa è la Slumberland che Nemo visita ogni notte. Sempre diversa eppure sempre introdotta e chiusa dalle medesime vignette: all'inizio Nemo si addormenta e alla fine viene svegliato.

Anche l'Italia ha avuto il suo Little Nemo. Creato nel 1912 da Attilio Mussino, Schizzo era una ragazzo che spesso si assopiva su una poltrona leggendo Il Corriere della Sera. Ma al posto dei mondi assurdi che di volta in volta visitava Little Nemo, il nostro Schizzo finiva tra i soldati che in quei giorni stavano combattendo la Prima Guerra Mondiale. Così ogni settimana il bambino che leggeva Il Corriere dei Piccoli (sulle cui pagine Schizzo veniva pubblicato) non solo era aggiornato sui progressi della guerra, ma veniva rassicurato sulla buona salute dei propri cari al fronte e al contempo informato delle eroiche azioni dei soldati che era così spinto ad ammirare.

La vita perfetta: l'equilibrato utilizzo delle molecole del thriller.



La vita perfetta
di Renée Knight
Edizioni Piemme, 2016

Traduzione di Velia Februari
pp. 282
€ 19,50



 

Qualsiasi analogia con persone, vive o scomparse…La formula del disclaimer, nella prima pagina, è barrata da una riga rossa. Se ne accorge solo ora: non ci aveva fatto caso quando ha iniziato a leggere. La somiglianza non è puramente casuale; è innegabile. È lei, Catherine.

Tutti noi tendiamo a riconoscerci nei personaggi di film e romanzi. Quante volte abbiamo notato una somiglianza con un personaggio, una situazione che ci è sembrato di aver vissuto, un dettaglio del protagonista che è da sempre una nostra caratteristica? Quando ci rivediamo nelle pagine o sulla pellicola ci sentiamo importanti, quasi fosse la nostra vita portata alla conoscenza del grande pubblico. Quello che per molti pare un momento di gloria riflessa, per Catherine Ravenscroft è solo un incubo che ritorna dal passato.

L'enfasia delle rovine: l'esordio stregato di Luciano Funetta

Dalle rovine
di Luciano Funetta
Tenue, 2015
pp. 184
euro 9.90



Esordire deriva dal latino exordire, composto di ex- (di, da) e ordiri (principiare), il quale ha la medesima radice di oriri (sorgere, nascere). Il verbo exordire, prima del 1321, significava ‘cominciare a tessere’. Il testo è un tessuto: e con il tessuto si fanno gli abiti. Questi possono essere semplicissimi o elaboratissimi; possono piacere o meno; possono essere cuciti con maestria perfetta, usando colori cupi e stridenti, ma riuscendo meravigliosi. Questo è il caso del romanzo di esordio di Luciano Funetta, Dalle rovine.

#CriticARTe - La bellezza ritrovata in mostra a Milano



La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Perugino, Lotto e altri 140 capolavori restaurati. 
Milano, Gallerie d'Italia
(fino al 17 luglio 2016)

Restauro, riconsegna, riappropriazione. Possiamo trovare modi differenti per denominare il processo con cui un’opera viene riportata al suo splendore originario, in ogni caso siamo di fronte a un gesto che aggiunge qualcosa all’immenso discorso narrativo della storia dell’arte.
Alle Gallerie d’Italia di Milano fino al 17 luglio 2016 va in mostra La bellezza ritrovata. Caravaggio, Rubens, Perugino, Lotto e altri 140 capolavori restaurati, ovvero la diciassettesima edizione di Restituzioni, il programma biennale di restauro di opere d’arte pubbliche (italiane e non) che Intesa San Paolo promuove dal 1989.
Dalla suo avvio Restituzioni si è preso cura di un migliaio di opere, inizialmente selezionate sul territorio veneto, quello dell’allora Banca Cattolica, per espandersi lungo tutta la penisola.
L’iniziativa non solo provvede al recupero, ma grazie all’organizzazione di mostre temporanee, punta a far conoscere il patrimonio finalmente restituito, coinvolgendo un gran numero di realtà museali e favorendo la valorizzazione dell’intero territorio.
Dimenticate nei depositi, rovinate dall’incuria, degradate dal tempo o dalle intemperie. In tutto sono 145, tra dipinti, sculture, frammenti di intonaco affrescato, mosaici, manufatti, arredi sacri, oggetti preziosi, tessuti che hanno beneficiato degli interventi di restauro e sono la testimonianza di come i riconoscimenti artistici siano in continuo divenire.

#CritiCinema - Maurizio Grande "La commedia all'italiana"




Commedia all'italiana
di Maurizio Grande
Bulzoni, 2002

pp. 280
€ 22




Commedia all’italiana è una definizione coniata dai nostri cugini francesi sul calco del film Divorzio all’italiana del 1961. Maurizio Grande in questo saggio la ricostruisce e la scompone, a partire dal modo in cui essa ha saputo inserirsi tra i macrogeneri della commedia e del realismo, dando così forma a una produzione eterogenea e composita posta tra la fine degli anni ’50 e la prima metà degli anni ’70 del secolo scorso.  
Si potrebbe circoscrivere nascita e fine della commedia all’italiana al 1958 con I soliti ignoti e ad Amici miei del 1975, curiosamente diretti entrambi da Mario Monicelli, uno di quei Mostri di una irripetibile generazione di registi, attori, sceneggiatori italiani. Naturalmente la discussione su quali titoli si candidino ad aprire e chiudere, potrebbe continuare all’infinito non inficiando per questo la cornice temporale appena menzionata.

"La musa di Hemingway" di Nicola Morgantini

La Musa di Hemingway - Memorie e tormenti di Adriana Ivancich
di Nicola Morgantini
Editrice Effequ, 2015

pp. 139



Di nobili discendenze, Adriana Ivancich appartiene a una famiglia veneziana proprietaria di un palazzo disegnato dal Sansovino che sorge in Calle del Remedio a Venezia, di una villa a San Michele al Tagliamento, pressoché distrutta dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche dei palazzi Ferro e Fini adiacenti a palazzo Pisani (il futuro Hotel Gritti). Tutti questi luoghi hanno fatto da sfondo al romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi di Ernest Hemingway.
Adriana è la musa ispiratrice del romanzo nonché il modello su cui viene plasmato il personaggio di Renata, la giovanissima protagonista femminile. Dal canto suo, il colonnello Cantwell, che è il protagonista maschile, ha un'evidente somiglianza fisica con Hemingway di cui è a sua volta coetaneo.
Adriana Ivancich, scrittrice e disegnatrice di talento, conosce Ernest Hemingway a Venezia, nel 1948. Lei ha 18 anni, lui 50. Tra loro nasce una grande amicizia e un sodalizio letterario. Non ci è dato sapere con certezza se il loro rapporto abbia assunto una connotazione di stampo sentimentale, come invece sostiene Jeffrey Meyers, biografo del grande scrittore americano.

Anche noi l'America: The Book of Unknown Americans

Foto di Debora Lambruschini
Anche noi l'America
di Cristina Henriquez
NN editore, marzo 2016

Traduzione di Roberto Serrai

pp. 320
euro 17

Non so davvero da che parte iniziare per parlarvi di questo libro. Cosa posso dire, che mi è piaciuto moltissimo, che mi ha commossa e spinta a riflettere, che mi ha fatto indignare, cambiare prospettiva rispetto ad alcune cose? Che poco o nulla ho in comune con l’autrice e la storia che racconta eppure certi sentimenti sono in fondo gli stessi, ad ogni angolo del globo, ti entrano dentro e parlano al cuore? Che l’ho letto in un solo giorno, soppesandone comunque ogni singola frase, e che una volta chiuso c’è voluto però un po’ di tempo in più per ritrovare il giusto distacco e cercare le parole giuste per analizzarlo (ma in questo, in effetti, temo di non essere riuscita del tutto, almeno fino a qui)?
Si, Anche noi l’America è tutte queste cose, è tutte queste emozioni, è il libro meno perfetto che abbia letto di recente eppure è anche tra quelli che più mi hanno coinvolta, con il carico di sentimenti che porta con sé la lettura di questa storia. Ed è una storia che ne contiene molte altre, alcune solo accennate, altre strettamente intrecciate a quella dei suoi protagonisti, fino alla fine. Una coralità che si rispecchia nella scelta di una narrazione in prima persona ma mediante l’espediente del narratore multiplo, per dare voce ad una manciata di personaggi – alcuni protagonisti della vicenda, altri solo comparse – e alle loro storie, tutti accomunati dal fatto di essere arrivati lì, in quella sperduta cittadina del Delaware, come immigrati.

Un composto spontaneo che genera corrosione: la «Ruggine»


Ruggine
di Anna Luisa Pignatelli
Fazi editore, 2016

pp. 151
euro 16 (cartaceo)
euro 7.99 (ebook)



Un libro ostinato, privo di mezze misure: Ruggine stravolge e travolge, attraverso una scrittura diretta, al limite della crudezza, ma pervasa di quell’afflato lirico-visuale, conditio sine qua non della nostra letteratura.
Sembra di stare lì, tra Gina e Ferro, in un interstizio privilegiato, con discrezione e senza interferire: a volte si sente l’impulso di intervenire, di dire qualcosa, di chiosare. Ma si è impossibilitati da un ritmo narratologico serrato e inchiodato alla parola.
Un narratore che si astrae, come se i fatti si svolgessero e avvolgessero in una spirale senza tempo, ma in luoghi familiari sin dalla prima pagina.

Franzen, sadico burattinaio di una storia a dir poco intricata

Purity
di Jonathan Franzen
Einaudi, 2016

pp.
€ 22 (cartaceo)



Non mi capitava da tempo di avvertire la necessità di far decantare un libro prima di scriverne la recensione. Dalla fine di Purity sono passate due settimane, e ancora qualcosa nel suo ricordo è tanto vivido da sembrare appena concluso. 
Sarà che nelle prime pagine, il lettore è portato a dare confidenza a Purity, giovanissima alle prese con un nome che odia, una madre ansiosa iper-presente nonostante la lontananza, un debito universitario prepotente e un lavoro da centralinista poco appagante. Qualcosa poi insospettisce, e sembra avvertire che presto ci sarà una svolta nel suo presente grigio: forse già tra i letti di quella casa simile a una "comune" in cui vive, innamorata ma non corrisposta? O sarà la raccomandazione di una delle sue coinquiline, la bellissima ma controversa Annagret, a farla partecipare a uno stage pagato in Bolivia presso il Sunlight Project? Tutti conoscono il suo fondatore, Andreas Wolf, amato da alcuni e odiato da molti, ma personaggio pubblico di grande carisma: col suo progetto, ha deciso di rivelare segreti che la stampa ordinaria oscurava, contrapponendosi programmaticamente a WikiLeaks. 

#LectorInFabula : Olga di carta. Il viaggio straordinario tra parole e immagini

Foto di © Debora Lambruschini
Olga di carta
di Elisabetta Gnone
Salani Editore, 2015

Paper cut di Linda Toigo

pp. 300
euro 14,90

A volte la realtà supera la fantasia. Una matita bianca, da sola, può creare un capolavoro.


Ci sono libri speciali che proprio non ci stanno a rimanere sullo scaffale della letteratura per bambini e ragazzi e, in qualche modo, conquistano anche i lettori adulti. È il caso di Olga di carta, l’ultimo romanzo della bravissima Elisabetta Gnone, tra le scrittrici italiane di libri per ragazzi più amate in Italia e nel mondo, uscito pochi mesi fa e subito entrato nel cuore di lettori di ogni età. Perché la storia di Olga è davvero speciale, come lo è l’edizione di questo libro arricchito dagli splendidi paper cut di Linda Toigo che, attraverso le immagini, danno vita alle avventure della protagonista. Una ragazzina fuori dal comune che a Balicò, il piccolo paese di campagna in cui vive, tutti conoscono: Olga Papel era una ragazzina esile come un ramoscello, mangiava come un uccellino, faceva respiri brevi e il suo esistere, quasi sempre, produceva pochissimo rumore, se non un leggero fruscio, come la pagina di un libro mossa dal vento.
E i libri, le parole, sono i veri protagonisti di questa storia: Olga Papel infatti incanta bambini e adulti con i suoi racconti, avventure che lei sostiene essere assolutamente vere e che tutti, credendoci o meno, ascoltano con interesse. La storia che Olga inizia in queste pagine è la più straordinaria ed intima, il mezzo per esorcizzare la paura e cercare di superare i traumi del passato.

La sicurezza e le sue ombre: insicurezze percepite e manipolate, problemi di ordine pubblico e minaccia terroristica

La sicurezza e la sua ombra
di Fabrizio Battistelli

Donzelli, 2016


pp. 290
€ 19.50


All'indomani degli attentati del 22 marzo a Bruxelles, che hanno sensibilmente contribuito ad aumentare l'atmosfera di paura e sgomento evocata dal “trauma” della strage di Parigi del 13 novembre e dell'attacco sferrato a Charlie Hebdo a il 7 gennaio 2015, in un'Europa scossa da un conflitto che offusca e confonde la distinzione tra un fronte interno ed uno esterno – e quindi anche la distinzione tra le misure di sicurezza che tradizionalmente li contraddistinguono – si assiste alla proliferazione di interpretazioni del fenomeno terroristico da parte di esperti, attori politici e campagne mediatiche che, in maniera più o meno tendenziosa e generalmente preoccupata, pongono l'attenzione e sono fautori di sempre più incalzanti quesiti riguardo al contemporaneo e massivo fenomeno migratorio. Tali interrogativi si nutrono della crescente sensazione d'insicurezza avvertita dalla società: riguardano la domanda di misure rassicurative, preventive e repressive e le politiche atte a elaborarle e metterle in pratica.

#ScrittoriInAscolto: Maurizio Crosetti e lo "scatto" dello scrittore

Giovedì 7 aprile 2016 presso la sede di Baldini&Castoldi a Milano è stato organizzato un incontro con Maurizio Crosetti, cronista sportiva di lunga data di "la Repubblica", al suo esordio nel mondo della narrativa con Esercizi preparatori all'armonia del mondo (qui puoi trovare la recensione). Crosetti siamo abituati tutti quanto a leggerlo in articoli nei quali egli descrive o una grande giocata di un campione del calcio oppure un'azione epica di qualche scalatore su due ruote. Eppure in questo suo libro ai toni spesso lirici della scrittura da "giornalista sportivo creativo" Crosetti passa ad un registro, mi si passi la parola, più poetico e confidenziale per descrivere una storia, quella di un amore non vissuto ma spesso immaginato all'ombra dei grandi fatti di cronaca internazionale, che stupisce per l'unione tra l'essenzialità, la dimensione favolistica ma anche i dati concreti. 

«Lei è la signora e io il suo lacchè»: quando la crisi spoglia tutte le certezze

Uomini nudi
di Alicia Giménez-Bartlett
Sellerio, 2016

Traduzione di Maria Nicola

pp. 448
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Quali ricadute emotive può avere la crisi economica? Si è cercato di rispondere in modi diversi a questa domanda, tra saggistica, testimonianze, documentari, ma è forse la narrativa a delineare meglio le sensazioni e i sentimenti di chi resta attonito dopo il fatidico imperativo: "Reinventati!". 
Nel nuovo romanzo di Alicia Giménez-Bartlett, Uomini nudi, incontriamo una doppia crisi: la prima coinvolge Javier, un professore di letteratura precario che resta improvvisamente senza lavoro; la seconda coglie impreparata Irene, imprenditrice presso l'azienda di famiglia, che ha ereditato dall'amatissimo padre. Due fallimenti, economici ma anche personali: Javier sperimenta l'apatia della disoccupazione, mandando all'aria la sua convivenza; e Irene affronta il divorzio, in contemporanea al fallimento aziendale. Le due vicende scorrono a lungo parallele: Alicia Giménez-Bartlett abbandona qualsiasi velleità di narratrice onnisciente, e sono proprio i personaggi a prendere la parola, paragrafo per paragrafo, filtrando la realtà attraverso la loro potente, e a tratti distorta, soggettività. 

#PillolediAutore - Elementi per una corretta e (semi)seria visione degli action movie americani




Non sparate sul regista
di Simone Cerri
Las Vegas Edizioni, "I Jolly", 2016


pp. 200





Parlare rivolti al televisore: non è un problema solo delle nonne. Quante volte, all'ennesima scena incredibile, sopra le righe e ritrita, ci siamo messi ad esclamare, tra l'irritato e il divertito: "Ma non è possibile!". Oppure: "Ma come fanno a non capire che si tratta di una trappola?". E ancora: "Non ci credo che sia uscito vivo da una situazione del genere". Gli spettacoli che più stuzzicano questa tendenza alla verbosità aggressiva contro un oggetto inanimato sono di due categorie: le romantic comedy con le loro situazione zuccherose e inarrivabili e gli action movie, soprattutto quelli degli anni '70- '80. Il divertente trattatello di Simone Cerri, edito per la collana Vegas edizioni, punta proprio sulla seconda categoria.

#CritiCINEMA - L'uomo fa il suo giro. Storie di condivisione dentro e fuori il set


L'uomo fa il suo giro
di Giorgio Diritti
Editori Laterza, 2015


12,00


Che giro fanno le storie? Folate di vento che tornano sotto forma di immagini, almeno nella visione del regista Giorgio Diritti. Quanto creda nei suoi film e nei suoi progetti traspare nel racconto scritto che grazie a Laterza diventa un film su cosa significa fare un certo tipo di regia oggi in Italia. Non solo; perché in questo saggio Diritti ci racconta quanto bisogna scommettere perché un prodotto a cui nessuno crede possa vedere la luce, arrivando addirittura a chiedersi se il cinema esiste ancora e quale dovrebbe essere oggi la sua funzione. Il regista denuncia una condizione del cinema italiano che negli ultimi venti anni ha privilegiato una visione più commerciale che culturale dei film prodotti, relativizzando proprio la qualità. Il regista apre il cassetto dei ricordi di tre tra i suoi film più famosi e ne svela il dietro le quinte, tra difficoltà e tardivi riconoscimenti. Lunga gestazione, prospettive pessimistiche e tanti rifiuti, questi sono gli ingredienti di base che si ritrova sul tavolo dei progetti Giorgio Diritti nel momento in cui decide di scommettere sulle valli occitane e sulla sua gente. Il vento fa il suo giro (2005) è un film potente sul valore delle tradizioni, sulla montagna e le sue regole e soprattutto sul significato - troppo spesso dimenticato - della parola tolleranza. 
“Ho scelto di raccontare questa storia perché racchiude in sé il tema universale e oggi attualissimo della relazione fra culture e popolazioni diverse. In una società liquida come è quella in cui stiamo vivendo, il nostro futuro si fonderà proprio sulle capacità di accoglier e il diverso, di “viverlo”, di “prenderne le misure” e di accettarlo per poterci reciprocamente capire, avvicinare, umanamente arricchire”

L'essenzialità delle piccole cose: Esercizi preparatori alla melodia del mondo di Maurizio Crosetti

Esercizi preparatori all'armonia del mondo
di Maurizio Crosetti
Baldini & Castoldi, 2016

p. 155
€ 15

Nel nostro mondo contemporaneo spesso la cronaca è come un enorme blob che ci avvolge lentamente tra le sue spire gelatinose e poi ci fa sparire dentro di sé. Dopo poco, le creature mostruose alle volte sono strane, però invece di venire digeriti e risucchiati nell'orrido stomaco, ritorniamo a respirare la fresca aria di tutti i giorni. Ma non è un lieto fine: non abbiamo compreso fino in fondo il peso, l'importanza, la gravità della cronaca. Anche i fatti di sangue più terrificanti, le stragi di Parigi, di Bruxelles, di Damasco o di Baghdad prima ci sfiorano, poi ci avvolgono e poi ci lasciano andare, perché tutto passa e va in questo veloce mondo contemporaneo. Maurizio Crosetti, cronista sportiva di "la Repubblica", nel suo Esercizi preparatori alla melodia del mondo uscito per Baldini&Castoldi ci dice invece, con uno stile asciutto e poetico che conquista, che "la cronaca è fatta di tanti piccoli gesti quotidiani, di esercizi preparatori: la cronaca non è mai un grande evento ma una somma di più piccoli". Solo un cronista poteva essere tanto spietato e generoso con la cronaca, materia che, sembra quasi pleonastico affermarlo, maneggia ogni giorno.

#CriticaNera - Un'indagine esistenziale: "Strane lealtà" di William McIlvanney

Strane lealtà 
di William McIlvanney
Feltrinelli, Milano 2016

Traduzione italiana di Alfredo Colitto

pp. 330
€ 17,00

Ho partecipato a processi in cui ero stato io ad arrestare l'accusato, eppure a un certo punto volevo alzarmi e parlare in sua difesa.
Il detective Jack Laidlaw è sempre stato un uomo pieno di dubbi. All'inizio di questo romanzo, però, lo troviamo immerso in una crisi senza precedenti: che senso ha il suo lavoro? Cosa vuol dire “giustizia” in un mondo in cui il crimine non è tanto “personale” quanto “istituzionale”? Può un poliziotto che crede che la Legge sia aliena alla vita dei poveri cristi continuare a fare il suo mestiere? Se poi ci aggiungiamo che il peso degli anni comincia a farsi sentire e che il suo carattere comincia a collidere con quello di Jan, la donna con la quale ha legato dopo essersi separato dalla moglie, il quadro è completo. A scatenare i più cupi pensieri di Jack è stata innanzitutto la morte di suo fratello Scott, investito da un'auto in quello che sembra un normale incidente ma che Laidlaw, devastato dal dolore, si rifiuta di riconoscere come tale. 

Ebrei e arabi uniti nella... nostalgia

Nostalgia (נוסטלגיה)
di Eshkol Nevo

traduzione di Elena Loewenthal

Neri Pozza, 2014 (2005)
pp. 411
18


La letteratura israeliana è fra le più vivaci. Esiste una triade in qualche modo “sacra” e che risponde ai nomi di Yehoshua, Oz, Grossman. Questi appartengono a una generazione, se vogliamo, passata. Non che la loro vena letteraria si sia esaurita o che vivano di rendita. Anzi, continuano a scrivere e a fornire grandi prove di presenza intellettuale. Cito solo l’ultimo Oz, lo straordinario “Giuda”, ma, come dire, c’è posto per tutti, anche per nuove voci. Una di queste è Eshkol Nevo.

New York Stories: i mille volti della città

New York Stories
a cura di Paolo Cognetti
Einaudi, 2015

pp. 400
euro 21.00


La New York in cui vivi tu non è la mia, come potrebbe esserlo? Ti distrai un attimo e questo posto si moltiplica [Colson Whitehead, Limiti cittadini]
Foto di Debora Lambruschini
New York e la short story
: due simboli americani che America non sono, non del tutto perlomeno. La città cosmopolita e mutevole, crocevia di persone e desideri, e la forma letteraria che più efficacemente di altre racconta il frammento, il particolare, il momento. Entrambe mutevoli, sfuggenti, simbolo delle mille voci d’America. La città che non smette di ispirare e farsi protagonista di romanzi e racconti, che in qualche modo tutti abbiamo imparato a riconoscere, e la forma breve, le voci di quegli scrittori che da una costa all’altra degli Stati Uniti hanno scelto come mezzo ideale per raccontare l’istante. Laddove il romanzo mira all’universale, la short story si concentra sul particolare, il momento, la frammentarietà dell’esistenza; svincolata dalle regole formali e dalle convenzioni del romanzo, la forma breve, da sempre caratterizzata per un maggior grado di sperimentazione, linguistica e tematica, è capace di sorprendere e destabilizzare il lettore con l’immediatezza del suo racconto.
E il connubio con New York, ambientazione o protagonista di moltissime storie, ha regalato pagine estremamente interessanti, come evidente anche in questa bella raccolta curata da Paolo Cognetti, uscita per Einaudi pochi mesi fa. Cognetti, autore a sua volta di ottimi racconti, sceglie con cura i ventidue testi per un'antologia in cui il filo conduttore sono i mille volti della città rappresentati da altrettante voci differenti. Costruire un'antologia, soprattutto quando composta da opere di autori diversi di fronte ad un punto di osservazione di ampio respiro come quello adottato, non è facile, eppure in qualche modo il lavoro di Cognetti riesce a catturare l'interesse del lettore mediante scelte non scontate. La pluralità di voci, toni e stili molteplici che scorrono un racconto dopo l'altro, l'immagine stessa della città che ogni autore ci restituisce, creano un insieme eterogeneo ma non per questo disarmonico, con New York unico filo conduttore. E proprio questa eterogeneità, dopotutto, è capace di mettere in risalto il pluralismo della città, le sensazioni ogni volta differenti che scatena in coloro che la osservano, che ne mettono in luce anche gli aspetti meno edificanti, restituendo al lettore l'immagine di una città complessa, contraddittoria, spesso brutale, di solitudini e sogni infranti, ma capace anche di bellezza, speranza e desiderio. Una città mutevole, di persone in transito provenienti da altri luoghi - l'Italia, il Sud America, l'Ovest - a cui forse fare ritorno, un giorno: perché New York è dei giovani, dei ribelli, degli affamati di vita e successo, e quando l'infatuazione è passata è il momento di trovare un altro posto. Ci sono racconti carichi di amarezza e solitudini in cui traspare l'immagine di una città sofferente e difficile, altri in cui la bellezza struggente delle strade e delle persone toglie il respiro, e storia dopo storia è il volto sempre nuovo e differente di una città che si rivela, da osservare in controluce cercando di coglierne almeno i contorni.  
Cinque sezioni, quindi, introdotte da brevi osservazioni, in cui i racconti selezionati restituiscono l’immagine di una città, di un secolo – il Novecento – contraddittori, mutevoli, frammentari. Perché New York è il Novecento, è il sogno che si confronta con la realtà, è gioventù e desiderio, è splendore e decadenza. È il presente, un volto nuovo ogni giorno.