Quando il giornalismo sportivo diventa letteratura: I cantaglorie di Gian Paolo Ormezzano



I cantaglorie
di Gian Paolo Ormezzano
66thand2nd


pp.184
€ 15,30



"Nella mia carriera ho conosciuto tantissimi giornalisti sportivi: dai cazzari agli onesti, dagli studiosi dello sport ai demagoghi, dai colti ai nemici del congiuntivo. Li passo in rassegna e passo anche in rassegna la mia vita, le fasi del comunque gran bel giornalismo che ho attraversato".


I cantaglorie è una galleria di ritratti appassionati e coloriti di celebri giornalisti sportivi, magistralmente tratteggiati da Gian Paolo Ormezzano, con le loro virtù e i loro vizi, i loro tic e le loro manie. Il giornalista torinese ha attraversato l’intera storia del giornalismo sportivo italiano e la suddivide  in tre distinte epoche: fino agli anni Cinquanta del secolo scorso è l’epoca dell’amore per lo sport e dei cantori che scrivono gli articoli come se fossero poesie, celebrando lo sforzo, la fatica, il sudore e le imprese degli atleti; in mezzo l’epoca dell’erotismo e degli studiosi dello sport, impersonata soprattutto dalla monumentale e indimenticabile figura di Gianni Brera; e infine l’epoca della pornografia dello sport, dello strapotere della televisione, dell’ossessione voyeuristica nei confronti degli atleti e dei particolari che poco o niente hanno a che fare con lo sport, come il gossip, la moviola e le truffe.

Scorrono nelle prime pagine, in una sorta di juxebox dei ricordi di Ormezzano, le figure degli antichi maestri del nostro giornalismo sportivo, molti dei quali passati a miglior vita. 
C’è Vittorio Pozzo, per hobby commissario tecnico della nostra Nazionale e vincitore di due Mondiali (1934 e 1938), ma di mestiere giornalista che sa di calcio e racconta bene le partite con uno stile semplice e senza fronzoli retorici.
Tocca poi al mitico Nicolò Carosio che, con la sua fantastica voce, racconta alla radio gli Azzurri del calcio dal 1934 al 1970 e introduce espressioni nuove, come il leggendario "quasi rete!"
Arriva anche il turno di Dino Buzzati, grande scrittore ma anche ottimo giornalista, cantore di sport e di sportivi, specie di Fausto Coppi. La sua straordinaria attività di umile cronista e i suoi stupendi articoli costituiscono il momento più alto del felice incontro fra letteratura e sport.

Non può certo mancare nell'illustre galleria l’insuperabile e geniale Gianni Brera, sublime nello scrivere e nel raccontare di sport, con il suo stile personalissimo in cui trovano posto, in un perfetto e ben amalgamato connubio, racconti sportivi, argomentazioni scientifiche e trovate letterarie. Brera si addentra nei meandri della lingua italiana, sfornando saporiti neologismi come goleador, libero, melina, pretattica, centrocampista, contropiede. Il suo divertimento maggiore sono le cronache sportive; la domenica arriva con largo anticipo allo stadio e prende comodamente posto, ma non prima di collocare dinanzi a sé gli oggetti del mestiere: pipa, tabacco, cronometro, block-notes, quattro biro e fiaschetta del whisky.

Nelle appassionate descrizioni dei ritratti di Ormezzano sembra, a un certo punto del libro, di sentir risuonare da una vecchia radio le voci di Enrico Ameri e Sandro Ciotti: impostata e ortodossa, caratterizzata dal rigore e dal senso del ritmo tipico di una radiocronaca canonica quella di Ameri; con effetto grattugia, a dare una connotazione unica al suo linguaggio, quella di Ciotti.

Finché si arriva all'epoca attuale, quella appunto della pornografia dello sport, a cui si sono dovuti adattare, nel bene e nel male, i giornalisti contemporanei. È il caso per esempio dell'effervescente Aldo Biscardi, con la sua genuina pronuncia dialettale, il suo uso disinvolto della lingua italiana e l’umiliazione del congiuntivo, suo acerrimo nemico, ma anche con la sua grande classe nell'esagerare, enfatizzare e pasticciare, accendendo ad arte la discussione e creando un personaggio inconfondibile, a cui resteranno sempre legati gli spettatori del "Processo del Lunedì", modello televisivo vincente da lui inventato, in cui la chiacchiera da bar è elevata a spettacolo; e del ruspante Maurizio Mosca che, con i suoi modi un po’ pittoreschi e da clown e soprattutto con il suo pendolino magico e le sue clamorose bombe, anticipava il futuro del calciomercato, sparando notizie e previsioni quasi sempre rivelatesi sbagliate.

Ormezzano non trascura le giornaliste donne e celebra, tra le altre, Emanuela Audisio. Non dimentica poi di dare spazio anche alla stampa degli sport cosiddetti minori come il tennis, splendidamente rappresentato in tutti questi lunghi anni dalla migliore coppia assortita di giornalisti sportivi, la premiata ditta Rino Tommasi-Gianni Clerici, contraddistinta da un perfetto ed elegante italiano ad alta densità culturale e da un’acuta e fine ironia.

I cantaglorie, come recita anche il sottotitolo del libro, è la storia calda e ribalda della stampa sportiva; è il racconto, fatto da una delle penne più importanti del nostro giornalismo, di un periodo bellissimo, ricco di grande sport e alta scrittura, pieno di avventure, polemiche e soprattutto emozioni.