#Festlet 2015: cronache da Mantova

Piazza Sordello. Foto di Claudia Consoli
Sveglia presto e il naso in su fuori dalla finestra a guardare qualche nuvola nel cielo. "Speriamo oggi non piova", ho pensato, pregustando la familiare sensazione di girare tra le vie assolate del centro di Mantova, in mano la cartina e il programma del Festivaletteratura e nell'altra due libri che so diventeranno tre, e magari quattro. "No, non c'è decisamente spazio per tenere anche l'ombrello". 

Alla fine Mantova mi ha accolta anche stavolta con il sole e da Piazza Sordello, come da tradizione, è iniziata la mia giornata al Festivaletteratura. 

Prima tappa: la Tenda dei libri, proprio al centro della piazza. Da amante della letteratura russa, quando ho letto sul programma "San Pietroburgo in libri" non ho resistito.
Una bibliografia in libera consultazione curata da Gian Piero Piretto e Luca Scarlini apriva uno sguardo sul mondo affascinante della capitale culturale russa, sullo sconfinato repertorio di romanzi, racconti, poesie, saggi e diari che nei secoli l'hanno raccontata.

La Tenda dei libri
Citando le parole di Gian Piero Piretto: "ogni genere letterario è stato attratto dall'arcana realtà di questa capitale, ogni corrente poetica e ogni epoca storica ha offerto un suo contributo, come testimoniano anche gli svariati nomi che la città assunse nel corso della sua epopea (Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado e poi, di nuovo, San Pietroburgo). Persino i tragici 900 giorni dell'assedio durante la Seconda Guerra Mondiale." 
In questo corner letterario non c'erano solo i classici di Dostoevskij, Gogol', Tolstoj, Puškin e Gončarov, ma anche L'uomo di Pietroburgo di Ken Follett, Il mito di Pietroburgo di Ettore Lo Gatto, 33 attimi di felicità di Ingo Schulze, consigli di lettura più inaspettati e tutti prontamente annotati. 

Atrio degli Arcieri
Da un angolo di Russia a una "Biblioteca gotica": la seconda tappa è stata l'Atrio degli Arcieri al Palazzo Ducale. La biblioteca per adulti e bambini allestita in collaborazione con i sistemi bibliotecari mantovani e con la Biblioteca nazionale di Firenze trasportava i lettori nel cuore di una notte di mistero. Nel silenzio, alla luce delle candele, erano consultabili oltre trecento testi del repertorio gotico letterario italiano, di solito meno esplorato rispetto a quello del mondo anglosassone, ma percorso da venature letterarie inconfondibili. Tra suggestioni del melodramma, del romanticismo e della fiaba, il percorso bibliografico collegava autori distanti per tempi e temi, ma uniti da un tratto nero affascinante, come Pirandello, Fogazzaro, D'Annunzio, Buzzati, Deledda, Tozzi, Boito

Dopo questa full immersion bibliografica, è arrivato il momento di assistere al primo incontro della giornata: "Una solidarietà da rifondare", con Stefano Rodotà, Luigi Zoja e Alessandro Zaccuri.
Rodotà e Zoja hanno dialogato su uno dei temi più attuali di questo momento storico a partire dai loro rispettivi testi Solidarietà. Un'utopia necessaria (Laterza, 2014) e La morte del prossimo (Einaudi, 2009).
Palazzo Ducale
In un'epoca in cui interrogarsi sul significato di 'solidarietà' implica più che mai interrogarsi anche sui concetti di 'democrazia', 'diritto', Europa', un giurista e uno psicoanalista, entrambi di fama internazionale, si sono confrontati sull'idea di solidarietà, ciascuno dalla propria prospettiva, tra accenni e richiami intertestuali che andavano dalla Bibbia a Freud, dalla Dichiarazione dei diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino a Montaigne, da Moro a Jung. 
Chiave dell'incontro è stato il confronto con l'attualità, la necessità di rifondare la nostra odierna idea di solidarietà, messa alla prova dal fenomeno delle migrazioni in un modo che probabilmente non ha precedenti. Per usare le parole di Rodotà: 

La solidarietà non si può sviluppare nel vuoto, o addirittura nell'ostilità delle istituzioni [...] Una solidarietà cosmopolitica che non si arresta ai confini e poi una rifondazione dei confini: queste sono le nostre sfide.

Al termine dell'incontro mi sono regalata uno degli appuntamenti che da sempre preferisco al Festivaletteratura: il pomeriggio al cinema per la rassegna "Pagine nascoste" che porta sul grande schermo docu-film di grande valore su scrittori e fenomeni letterari.
Dopo aver amato nel 2013 Gore Vidal: The United States of Amnesia di Nicholas D. Wrathall, sono tornata per godermi Regarding Susan Sontag, un racconto della più controversa scrittrice, giornalista e critica americana del '900. 
Attraverso materiali d'epoca, fotografie d'archivio e testimonianze di familiari, amici ed esponenti della cultura americana di quegli anni, la regista Nancy D. Kate riesce a restituire i mille aspetti di una personalità complessa, le contraddizioni di una donna che ha vissuto il proprio lavoro culturale come missione e provocazione e che per questo, più di ogni altro intellettuale del suo tempo, è stata filmata, fotografata, sempre al centro dell'attenzione mediatica. 
Autrice di romanzi, saggi, testi teatrali e anche regista, Susan Sontag ha scritto sul cinema e la fotografia, ha lottato contro la morte e pubblicato saggi sulla malattia come metafora. 
Non ha solo scritto della guerra, è andata a Sarajevo sotto i bombardamenti ed è stata la prima intellettuale americana a dichiarare esplicitamente su The New Yorker che gli attacchi dell'11 settembre erano una delle cause della disastrosa politica estera di G.W. Bush. 
Ha raccontato la lotta all'AIDS ed è stata la prima, con le sue Notes on Camp, a esaminare la rivoluzione socio-culturale gay nell'America degli anni Sessanta.
Fiera di uno sguardo sempre demistificatore, ha mostrato agli intellettuali suoi contemporanei di essere prima di tutto uno scrittore e non uno "scrittore donna". Ha sottoposto a critica radicale idee in cui il suo tempo credeva incondizionatamente. 

Poi, con la mente ancora piena dei testi di Susan Sontag, sono andata in giro per Mantova perché il Festivaletteratura è soprattutto questo: ritrovare ogni anno la bellezza dei luoghi che conosci e degli angoli nascosti.
Rimane ancora uno dei pochi festival letterari in Italia che non ha solo nella città la propria sede, ma intreccia con lei un dialogo costante.  
Il bello del Festivaletteratura è qualcosa che si respira, inseparabile da quella Mantova di Virgilio e di Dante Alighieri che mi ha dato il buongiorno con il sole sulle case colorate e alla sera mi ha salutato con i toni sfumati del tramonto. 

Claudia Consoli
Mantova, foto di Claudia Consoli



Mantova, foto di Claudia Consoli