Nosadello? Quella cosa che succede mentre voi siete a Ibiza

Oceano Padano
di Mirko Volpi
Contromano Laterza, 2015

pp. 172
€ 13,00




«Viaggiare mi è sempre sembrata un'inutile violenza» (p. 18). Parte con un'asserzione apparentemente blasfema per tutti i travel-addicted contemporanei, la nuova opera di Mirko Volpi (che disdegnerebbe il prestito inglese appena impiegato proprio per un sorriso dispettoso). Eppure Mirko Volpi è tutt'altro che blasfemo: semplicemente è devoto ai Lari di Nosadello, paesino conosciuto da pochi, frazione di Pandino, vicino a Crema. Un posto sperduto tra i campi di mais della pianura padana, o dell'Oceano Padano, come lo chiama l'autore. Un Oceano fatto di tante piccole Isole, disseminate eppure ben collegate da stradine che, tra un fosso l'altro, disegnano una ragnatela imprevedibile, percorsa da trattori e mietitrebbie. Isole che lottano (o forse no) per assomigliarsi e per distinguersi: se è indubbio che «la gente dell'Oceano Padano è gente a cui scorre il burro nelle vene» (p. 39), è anche vero che vi scorre un burro diverso, con una vocale più o meno chiusa, un matto del paese peculiare, una tradizione popolare autoctona difesa, un modo un po' diverso di fare la cassoeula. Non sapete cos'è la cassoeula? Occasione per scoprire il suo inconfondibile profumo in Oceano Padano e poi, magari, di andare a mangiarla quest'autunno a Nosadello. 


Perché Nosadello è un microcosmo del cuore, una geografia prevedibilissima e a misura di uomo, che per questo crea una dipendenza quasi ancestrale nei suoi abitanti: chi se ne va, soffre. Hic manebimus, intitola Mirko Volpi un capitolo: eppure Mirko è stato costretto a "emigrare" nella più popolosa e imprendibile Pavia, dove non coltiva il granturco dei suoi antenati, ma le Lettere. Scelta che è guardata con sospetto dai suoi compaesani, che capivano molto meglio il suo precedente (per quanto disastroso) ruolo di cronista su un quotidiano locale. Insomma, quando avrete letto un po' di Oceano Padano, non sorprenderà più un'affermazione come «Siamo solo immigrati dal passato che arrischiano un'imperfetta integrazione nel presente» (p. 50). Anzi, vi troverete ad annuire impercettibilmente. 

Il mio Oceano Padano - Foto di ©Gloria M. Ghioni
Nonostante la coatta permanenza a Pavia, Mirko Volpi è ancora un figlio di Nosadello, che ama la noia sotto il portichetto, le passeggiate prevedibili, il ripetersi immutato delle stagioni, la ruvidezza dei modi e la poca propopensione allo sproloquio sentimentale. La gente di Nosadello non conosce l'eufemismo, né la dichiarazione d'amore: o meglio, se la conosce, la schifa; preferisce i fatti, la stoica resistenza quotidiana all'afa in compagnia di una briscola nello storico bar, o un ghiacciolo sotto il portichetto di casa. D'altra parte, il paese stesso non ricambia alcuna forma d'amore da parte dei suoi abitanti: «Perché Nosadello è quel posto che se lo ami, lui no, invece» (p. 104). 
Per vivere nella comunità serenamente, è d'obbligo il lavoro, tanto, tantissimo lavoro: se una compaesana non è filiforme, ecco che è accusata di essere una pigrona, con tanti epiteti che conosciamo bene noi padani, a cominciare dallo storico "s'ciupetuna", "s'ciunfuna". Inoltre, l'abitante di Nosadello, e quindi anche Mirko, odia gli spostamenti e i viaggi tanto di moda oggi, li soffre, o perlomeno li mal sopporta per accompagnare la consorte (non è anche questa una forma d'amore, caro Volpi?). E ogni luogo è rapportato a Nosadello, per sovrabbondanza o per difetto: 
A Milano, ecco, ci sono solo cose, manca lo spazio per il vuoto, per l'ingombro del cielo sopra gli ontani, per essere tristi senza ostacoli. (p. 47)
Se il classico spleen di Nosadello è qualcosa di inimmaginabile prima di leggere Oceano Padano, poi te lo senti addosso, però zuppo d'ironia e con qualche tratto di affettuoso sarcasmo. Lì c'è una slow-life (per usare altro termine abusato e aberrante di questi ultimi anni) atavica, ritmata dall'incalzante vita dei campi in estate che si placa in inverno, quando i contadini aspettano con una certa impazienza il ritorno della buona stagione.

Divertente, originale, giocosamente letterario per le tante tessere preziose e per la scrittura stilisticamente accuratissima, pronta a cadere nel vernacolo per poi risalire con un aggettivo colto, Oceano Padano è un esempio di quella nuova geografia autobiografica che è forse uno degli scrigni ancora da aprire della letteratura contemporanea. Da leggere, anche sulle spiaggie di Ibiza. 


GMGhioni



 
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