#EditorinAscolto - Con Giuseppe Laterza al Collegio Santa Caterina

Collegio Santa Caterina, inaugurazione del Master in Professioni e Prodotti dell'Editoria
12 febbraio 2015

Anche quest'anno il giorno di inaugurazione del Master in Professioni e Prodotti dell'Editoria presso il Collegio Santa Caterina di Pavia non si smentisce, con una lectio magistralis che apre a molteplici osservazioni sul mondo editoriale e culturale. 
Se l'anno scorso era ospite Roberto Calasso di Adelphi, quest'anno è stato Giuseppe Laterza a inaugurare questa nuova edizione di un master che sta portando sempre più giovani a imparare e poi testare sul campo in uno stage di due mesi cosa significhi lavorare per una grande e prestigiosa casa editrice. 

Fin da subito, Giuseppe Laterza si distingue per spontanaeità: è un po' emozionato, e non fa nulla per nasconderlo, ma poi parte con una considerazione potente, che zittisce tutta la platea: 
Il libro è molto meno potente della tv e dei giornali, manca in globalità e in impatto, ma se pensiamo a un evento drammatico come le Twin Towers, ecco che all'inizio la gente ha guardato la tv, nei giorni successivi ha letto i giornali ma per capire davvero cosa ci fosse alla base dell'attacco terroristico si vanno a prendere libri.

Insomma, il libro scava in profondità laddove tv e giornali colgono l'immediatezza dell'evento. Altra caratteristica fondamentale per chi si cimenta, oggi, nel mondo dell'editoria è la curiosità: solo così si può affrontare la sfida culturale, in un settore che desta senza dubbio preoccupazione. In ogni caso, Laterza non è allarmista, né completamente schiacciato dalle leggi del mercato. Anzi, racconta che l'ideale per un editore barese è scoprire sul lungomare un lettore lì solo, alle 7.30 del mattino, così concentrato da non accorgersi nemmeno del suo arrivo.

Per poi cercare di non cedere troppo ai ricordi di quando in casa editrice lavorava al fianco di suo padre, Giuseppe Laterza propone alcune parole-chiavi su cui riflettere, e che anche noi riprendiamo per essere sintetici:

1. Europa
Tra i progetti più belli di Laterza, quelli che hanno trasformato l'Italia della cultura, L'uomo medievale curato da Le Goff. Siamo in tantissimi ad averlo sfogliato, letto, studiato, ma da cosa è nata l'opera? Da un'idea di Giuseppe Laterza che, appena entrato in casa ed. nel 1980, ha proposto al padre di soffermarsi sulla storia della lunga durata, dei cambiamenti che sono portati dalla gente e non solo dai grandi eventi. Da qui, aneddoti e ricordi di Le Goff, co-protagonista di un'altra impresa forse senza paragoni: "Fare l'Europa", una collana pensata e architettata grazie alla collaborazione di 5 case editrici europee. In solo due riunioni annuali, si decideva a chi affidare una tematica e le decisioni venivano prese a maggioranza, ben sapendo che un titolo che tirava di meno sarebbe stato riequilibrato da un altro più incline al mercato del proprio Paese. Le Goff aveva ovviamente il diritto di veto su ogni proposta, per accertarsi che non venisse mai meno l'etica nella scelta degli autori.

2. Comunità
È una costante di Laterza: c'è una comunità di lavoro (a cominciare dalla scelta delle copertine), una comunità di autori che si rapportano col pubblico (come le belle "lezioni di storia" tenute in luoghi non convenzionali) e un'idea di comunità che si riunisce nei festival, come quello del Diritto o dell'Economia proposti da Laterza.
Più recenti, l'idee di comunità online: il progetto europeo della rivista EUTOPIA o la più recente Lea - Libri e altro, una sorta di streaming della lettura, che offre con un abbonamento mensile l'accesso a tutti i titoli Laterza, con molti contenuti extra.
Al di là delle belle opportunità offerte da Lea per i lettori compulsivi, c'è anche la finalità di creare una comunità di persone che hanno simili gusti di lettura e, da lì, aprire al dibattito culturale online, facendo letteralmente "rete".

3. Formazione
Da sempre, Laterza ha tra le sue finalità quella di formare la classe dirigente, con cui si intende chi ha potere e responsabilità. Dunque, non solo i politici (che smentiscono platealmente l'abbinata di potere e responsabilità, appunto), ma soprattutto i manager, i professionisti e più di tutti gli insegnanti.

4. Tradizione vs. innovazione
Con ciò, non si pensi a una cultura che si inserisce pacificamente nel rispetto della tradizione. Anzi!
La tradizione non è un tabù da conservare passivamente, ma la cultura si pone sempre in un confronto o meglio un corpo a corpo con il passato. Solo così ci si può innovare... Si pensi anche a mio padre, che è arrivato in Laterza quando alle sue spalle c'era tutta la tradizione di Croce. Grandissimo, certo, ma anche invecchiato e chiuso sulle sue posizioni...
In tal senso, l'ebook non è da osannare in sé, ma come potenzialità di dare al lettore altri strumenti aggiuntivi (musica, video, ecc.) rispetto al cartaceo. Insomma, deve rispondere ai nuovi bisogni, non semplicemente mettere in digitale una copia identica a quella cartacea.

5. Durata e pluralismo
Un buon libro è anche un libro che dura nel tempo, e a tal proposito Laterza ricorda oltre al già citato L'uomo medievale l'impresa della Storia delle donne (che ha all'attivo oltre 250.000 copie vendute). D'altra parte, in una concezione liberale del sapere ma non qualunquistica, Giuseppe Laterza racconta che la casa editrice ha sempre voluto dare voce anche ad altre concezioni: si pensi che la laicissima Laterza ha pubblicato per la CEI opere che danno prova di grande libertà di pensiero e offrono dibattito.

Dunque, per concludere, quale si potrebbe definire l'obiettivo centrale di Laterza?
Una casa editrice di cultura vuole trasformare buone idee (sempre in conflitto tra loro) in opinioni (intese leopardianamente come le idee che prendono largamente piede), andando oltre la barriera dell'indifferenza con una discussione produttiva. 

GMGhioni