Un'idea di destino: un Terzani inedito e intimo


Un'idea di destino. Diari di una vita straordinaria
di Tiziano Terzani
Longanesi, Milano 2014

€ 19



A dieci anni dalla morte, trovare di nuovo un Terzani inedito è uno splendido regalo per tutti gli estimatori del giornalista fiorentino che probabilmente più di ogni altro ha saputo capire l’Asia e le sue contraddizioni nel corso di una lunga e non sempre facile carriera giornalistica. E ancor più sorprendente è scoprire l’uomo privato che si cela dietro la figura del Terzani pubblico, in questa bella selezione delle numerosissime pagine di diario che il giornalista ha lasciato, ordinate dalla moglie per la pubblicazione con Longanesi.
Sono scritti che vanno dal 1981 al 2004, cui si accompagnano gli appunti del suo ultimo discorso pubblico in occasione del matrimonio della figlia Saskia; Un’idea di destino è quindi un viaggio nel cuore di Terzani, non solo il giornalista interprete attento del mondo che lo circonda, ma anche l’uomo spesso tormentato da dubbi e crisi personali, che si interroga su cosa rende la vita «un’avventura felice» e fino alla fine dei suoi giorni non smette di cercare la propria risposta.
Avventurarsi nella lettura dei diari – di un romanziere, di un intellettuale, di un personaggio storico- è sempre un’arma a doppio taglio: da una parte soddisfa la curiosità di conoscere almeno in parte il lato più umano e intimo dell’autore, scoprendone magari le riflessioni più sincere, il quotidiano, le relazioni, le difficoltà e le incertezze del mestiere di scrivere e le aspirazioni; ma d’altra parte resta sempre anche il pericolo di togliere un po’ di quell’aura di mistero che spesso avvolge autori non meno affascinanti dei loro personaggi e restare delusi dall’ordinarietà di vite votate all’arte o ancora da un carattere che non rispecchia il personaggio pubblico che conosciamo. E, soprattutto, la lettura dei diari quasi sempre lascia quel senso di disagio per una sorta di violazione della privacy, dell’intimità altrui; al pari di spioni che si nascondono dietro una porta socchiusa, ci intrufoliamo nelle vite degli altri sperando di coglierne il segreto. Nessuno in fondo credo sarebbe disposto in vita a svelare le proprie pagine più intime e sincere per consegnarle al mondo, ad estranei che ne trarranno personali considerazioni e giudizi. Resta però quella curiosità un po’ morbosa di entrare nella vita di qualcuno che in un modo o nell’altro crediamo di conoscere e così è anche per i diari di Terzani, personaggio pubblico su cui ognuno ha costruito una parziale immagine – il giornalista controcorrente, l’esperto dell’Asia, lo scrittore accattivante, il guru, il pacifista- e di cui grazie a questa raccolta possiamo ritrovare la parte più intima e complicata, scoprendo le difficoltà umane e professionali di un uomo profondamente innamorato dell’Asia ma non per questo meno critico di fronte ad un mondo che andava cambiando in modo irreversibile.

Testimone e interprete del suo tempo, ha dato voce a realtà complesse e contraddittorie, spesso inimicandosi il potere o suscitando accesi dibattiti per la sua voce fuori dal coro ma sempre convinto della necessità di raccontare ai suoi lettori in modo onesto e diretto la giostra del mondo. E i diari qui selezionati partono proprio dagli ultimi anni trascorsi in Cina, luogo amatissimo al quale si era preparato da tutta la vita ma la cui realtà distrugge l’immagine idealizzata che Terzani ne aveva e che egli racconta senza filtri fedele al proprio dovere di giornalista:
«Critico, perché amo questo paese. Critico, perché questo è il mio mestiere». 
Sospettato di spionaggio, dopo logoranti mesi di incertezza e interrogatori viene infine espulso da quel paese tanto amato con l’accusa fittizia di contrabbando ma nonostante la profonda delusione – per il fallimento dell’ideale comunista, per l’esilio imposto- la Cina pur con tutte le sue contraddizioni e difetti resterà sempre un luogo del cuore. L’Asia tutta sarà la seconda casa di Terzani che spinto dal bisogno di raccontare quella parte di mondo o alla ricerca della propria identità vive tutta una vita diviso tra l’Asia e quell’Occidente che sembra aver definitivamente contaminato con le sue false credenze culture antichissime. Un mondo globalizzato che il giornalista osserva con profonda tristezza, dove la visione occidentale si va imponendo oltre i propri confini:
 [..] la spaventosa tendenza dell’Occidente, che trascina in questo la maggioranza del Terzo Mondo non più ideologizzato, a voler imporre al mondo, così appiattendolo, un nuovo ordine, la sua logica, la sua moralità. Sulla scia di questo appiattimento, l’infelicità occidentale si cura stravolgendo riti e spiritualità di quel mondo lontano e d’un tratto estremamente affascinante dove cercare un rimedio al proprio malessere profondo, tra ritiri in ashram e inchini al guru di turno, riti e gesti esotici svuotati dei loro significati. 
È lo stesso Terzani a cimentarsi con l’esperienza dell’ashram, ma anche in quei luoghi remoti custodi di una spiritualità millenaria la personale avversione per i rituali e la sensazione di artificiosità di uno spettacolo venduto agli avventori di turno finiscono per deluderlo e fomentare il dubbio su quanto di quel mondo spirituale sia ormai definitivamente perduto:
 Cerco la religione, cerco qualcosa di più impegnativo del quotidiano, ma non posso accettare la schiavitù delle regole, degli inginocchiamenti, dell’idolatria delle masse. 
 Ma tra meditazione e inchini, Terzani scopre tuttavia sempre più forte il desiderio di liberarsi dal peso di un nome e una responsabilità che lo accompagnano ormai da troppi anni e lo etichettano come uomo; cresce il bisogno sempre più pungente di liberarsi almeno per un po’ dal peso della fama, del dovere di giornalista in prima linea, dell’impegno come marito e padre e ritrovare sé stesso e la propria identità più vera. Non più Tiziano Terzani ma Anam, il Senza Nome. Alla base di questa sofferenza il male oscuro che da sempre tormenta Terzani, quella depressione che costantemente si ripresenta e rende impossibile conoscere una piena felicità. In cerca del proprio equilibrio trova infine rifugio nella solitudine di una casupola a Binsar, di fronte alla catena dell’Himalaya, dove immerso nella meditazione e nella contemplazione della meravigliosa natura di quel luogo si concentra su sé stesso e sulla scrittura. Un luogo incontaminato e semplice, lontano dal mondo e da quel Tiziano Terzani che esso reclama:
 La solitudine, il prender distanza dal mondo, lo star lontano dalle gabbie in cui uno per necessità o per malriposto senso del dovere si mette, servono enormemente. Se ci aggiungi la natura, la formula mi pare infallibile. Lo è stata con me. […] Potrei soffermarmi a riflettere su che cosa conduce un uomo a essere dove sono, un uomo di successo a fuggire dal successo, un uomo con una moglie amata a fuggire dall’amore.. o forse è davvero tutta un’illusione: il successo, la moglie, l’amore, per cui la fuga è la migliore soluzione per evitare la delusione! 
 Ancora una volta Anam, almeno finchè le pressioni del quotidiano non si faranno troppo urgenti per essere ignorate e incantato da quella natura compagna perfetta per il viaggio interiore che è qui venuto a compiere e che descrive appassionatamente nelle pagine del diario, nelle e-mail alla moglie Angela, cercando di imprimerla perfino nei dipinti di questi mesi di solitudine intervallata da dialoghi con vecchi saggi e brevi visite dei famigliari. Un paesaggio che ha quasi un potere salvifico, una natura pacificatrice per l’animo tormentato di Terzani alla ricerca della propria voce e che accanto alle riflessioni personali non smette di interrogarsi sull’infelicità occidentale e i mali dell’uomo che sembra aver dimenticato la connessione con lo spirito naturale:
 Che errore è stato allontanarsi dalla natura! Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà, nella sua infinita, ineguagliabile grandezza c’è tutto il senso della vita. se mai mi viene a mancare, come mi stava succedendo, basta tornare qui, alla natura, alle origini di tutto, all’albero da cui siamo saltati giù avant’ieri, uomini miei vestiti di boria e di gessato grigio. 
 Quello che emerge dalle pagine dei diari e delle lettere alla famiglia raccolte in questo volume è un Terzani a tutto tondo: un uomo tormentato e alla costante ricerca di sé stesso che nella solitudine pare trovare momenti di pace e spiragli di serenità dalla depressione e poi dalla malattia; il giornalista dallo sguardo lucido e disincanto che di fronte alla Storia e alle contraddizioni degli uomini non accetta mai di piegarsi al potere e uniformarsi alla voce dominante anche quando la mancanza di asservimento ha spiacevoli conseguenze; ma è anche un marito e un padre spesso lontanissimo, di cui le assenze e gli umori altalenanti sono stati probabilmente insopportabili ma con cui ritrovarsi ha creato gioie indescrivibili e momenti di vicinanza – affettiva e intellettuale- che restano un ricordo indelebile ancora oggi a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa.

Sentiamo molto la mancanza del Terzani giornalista e scrittore e in queste pagine riusciamo a cogliere almeno in piccola parte lo sforzo e le difficoltà di un lavoro fatto con passione ma non sempre facile. Pezzi pubblicati sui maggiori quotidiani italiani, da La Repubblica al Corriere, che hanno affascinato gli estimatori di Terzani per quella prosa immediata e vivida, lo sguardo lucido e attento a cogliere i cambiamenti della realtà contemporanea, sono il frutto di lunghe ore e viaggi negli angoli del mondo, molto spesso in realtà di guerra e povertà, sotto il giogo di dittature che si ergono sulle macerie di culture millenarie distrutte per sempre.

Un’onestà intellettuale – concedetemi gentili lettori l’uso di una forma decisamente inflazionata di questi tempi- che non viene meno neanche di fronte al trauma dell’11 settembre: il viaggio in Afghanistan all’indomani della guerra di cui Terzani racconta senza indugio gli orrori quotidiani mediante lettere pubblicate sul Corriere e da questa esperienza nasce anche Lettere contro la guerra, in risposta ad un giornalismo aggressivo e diffidente nei confronti del mondo medio orientale. Delle tante guerre viste con gli occhi del cronista, quest’ultima pare più di altre lacerare l’animo di Terzani e far nascere in lui profondi dubbi sulla legittimità di un conflitto nato come vendetta per una ferita terribile che il terrorismo ha inflitto al mondo occidentale le cui conseguenze non si sono ancora oggi esaurite; oggi appunto che ci interroghiamo sul significato delle guerre in Afghanistan e Iraq, quella di Terzani e altri come lui in quei primi mesi erano voci fuori dal coro, ultimo esempio di quella coerenza ideologica che ha caratterizzato il giornalista e l’uomo.

Insieme ai pezzi firmati per i quotidiani, i diari rivelano anche le difficoltà che si celano dietro la stesura di molti dei libri di Terzani che i suoi lettori hanno amato; scrivere è un lavoro spesso frustrante e solitario, tradurre sulla pagina l’esperienza del mondo e il viaggio umano diviene un processo lungo e complesso, quasi mai all’altezza delle personali aspettative dell’autore. Tanto più è personale ciò a cui lavora, quanto arduo sembra per lui trovare le parole giuste da consegnare ai lettori: libri come Un indovino mi disse e Un altro giro di giostra per esempio rappresentano la riflessione più intima e probabilmente sofferta di Terzani e coglierne le difficoltà dietro la stesura è un’ulteriore chiave di lettura per due testi molto diversi tra loro ma nei quali emerge chiara e forte la personale idea del mondo e della vita del loro autore. Personaggio affascinante e non sempre simpatico, con la lettura dei diari ci troviamo a giudicare non più solo il volto pubblico di giornalista e scrittore, ma anche l’uomo privato e con entrambi è un rapporto di amore-odio come sempre capita per le personalità complesse; difficile essere sempre d’accordo con la visione del mondo e della vita che traspare dagli scritti di Terzani, pubblici o privati che siano, e una delle primissime banali sensazioni che suscita la raccolta è senza dubbio un senso di solidarietà nei confronti della pazientissima moglie Angela, capace di amare un uomo quasi sempre lontano dalla famiglia, tormentato dai propri fantasmi, dal senso del dovere e dal desiderio di conoscere sé stesso; non deve essere stato affatto semplice condividere la vita con Terzani, né per la moglie né per i figli Fosco e Saskia che si sono confrontati con un padre ingombrante nonostante la distanza. Ma pur spiando nei diari la vita privata di un uomo, non lasciamoci andare ai giudizi sulle sue scelte personali: godiamoci quest’ultimo viaggio tra Asia e Occidente, alla scoperta dei dubbi che hanno accompagnato il suo cammino per ritrovare una parte di sè e forse anche di noi.