I "mondi" di Gaarder





ll mondo di Anna
Titolo originale: Anna
di Jostein Gaarder
Longanesi, 2014

pp. 200

L’anno in cui compì 10 anni, però, il 31 dicembre non aveva ancora nevicato, né sull’altipiano né sulla pianura. Il paesaggio era avvolto dal gelo già da un pezzo, ma a parte qualche piccola chiazza qua e là, in montagna non c’era neve. Persino l’imponente cima rocciosa era vergognosamente nuda sotto il vasto cielo, spogliata del suo bianco cappotto invernale.

Gli adulti parlavano sommessamente di “riscaldamento globale” e “mutamenti climatici” espressioni nuove a cui Anna prestò subito attenzione. Per la prima volta in vita sua sospettò che il mondo fosse scombussolato.


Anna ha serie preoccupazioni, preoccupazioni di importanza cosmica. I suoi non sono i volubili pensieri di una qualunque sedicenne di inizio millennio: non segue con ossessione la moda, non le importa del biglietto per il concerto della sua band preferita. Lei è preoccupata per l’ambiente: il pensiero delle continue emissioni di CO2 che provocano l’innalzamento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai e l’estinzione di centinaia di specie animali e vegetali occupa la sua testa.
Sin da piccola è sempre stata molto fantasiosa con una vita onirica così spiccata da farle confondere la realtà con il sogno. Alla vigilia del suo sedicesimo compleanno, Anna comincia a sognare di essere una ragazzina che vive nel 2082, di chiamarsi Nova e di assistere impotente alla distruzione del pianeta azzurro, ormai esausto dopo secoli di sfruttamento intensivo ed egoista delle risorse. Come può fare, nel suo presente, perché quel futuro apocalittico non si avveri? All’umanità può essere data una seconda chance per riparare ai propri errori?

 
Il titolo, molto simile almeno nella traduzione italiana (quello originale è semplicemente “Anna: una fiaba sull’ambiente e sul clima del pianeta, ma, si sa, le regole del marketing si impongono sulla traduzione) porta alla mente il precedente romanzo di Jostein Gaarder  “Il mondo di Sofia”: la protagonista dell’opera del 1991 è la quattordicenne Sofia che veniva introdotta alla filosofia grazie ad un misterioso carteggio con uno stravagante filosofo. L'autore ci propone un nuovo romanzo, un po’ favola e un po’ trattato.

Anna non è un'adolescente reale o, quantomeno, concreta: non si comporta come una normale ragazza della sua età. Ha il primo fidanzatino, ma viene sempre dopo i problemi del pianeta e lo smartphone ultimo modello le serve solo per scaricare articoli e podcast sull’inquinamento globale. Anna sa che la sua generazione si comporta da egoista e non pensa a lasciare un pianeta in buona salute alla generazione della sua pronipote, Nova. 
Gaarder prende un tema ad oggi scottante (e, mi permetto di aggiungere, anche di forte richiamo commerciale), declinato ormai in molte salse, e cerca di dargli una nuova prospettiva. Quello che sarebbe potuto essere un pesante pamphlet che avrebbe urtato la nostra pigra coscienza sociale, viene rinfrescato da un grillo parlante di 16 anni che ha dalla sua lo sguardo ancora fresco e non cinico dei giovani e tutta la scanzonata sicurezza che porta a dire “salvare il pianeta si può”, anche solo partendo da un progetto/ tesina di uno studente delle scuole superiori che propone delle lotterie per devolvere fondi al salvataggio degli afidi.
La storia procede su due binari narrativi: il punto di vista di Anna, nel nostro presente, e quello di Nova, sua pronipote e da lei vista e impersonata in sogno. Mano a mano che si procede nella narrazione, dopo la desolazione delle prime pagine che mostrano un’estinzione di massa di molte specie animali, si respira un po’ di più perché le azioni che mettiamo in moto nel nostro presente potranno fare la differenza per le generazioni a venire.
-E’ come rimettere in moto il mondo- dice.Lui risponde - Basta prendere sul serio la natura umana-


Una favola che può essere sicuramente di ispirazione per il nuovo mercato young adult, ma che sicuramente può far bene anche a chi è fuori dalla categoria: per ricordarci che “salvare il pianeta di può”.

Giulia Pretta