Vita normale? No grazie

Nessuno è indispensabile
di Peppe Fiore

Einaudi, 2012
pp. 224


Passiamo insieme anche 8 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, per mesi, anni, a volte decenni: ciò nonostante, non li conosciamo a fondo, non sappiamo le loro abitudini, le loro gioie, non abbiamo idea dei loro gusti, trascorsi privati, per non parlare della loro intimità. A meno che tra colleghi, di loro stiamo parlando, non nasca una tresca. Di fatto li ignoriamo, ricambiati tuttavia con la stessa moneta.
La vicenda è ambientata alla Montefoschi, un’azienda modello: in 60 anni di attività, mai un incidente, uno sciopero, una vertenza sindacale. Eppure, proprio alla vigilia della sua quotazione in Borsa, il perfetto tran tran quotidiano della terza casa produttrice in Italia di latte e derivati viene squassato da una serie di suicidi fra i dipendenti. Ed è così che Michele Gervasini, controller, scopre che «i colleghi sono persone fino a un certo punto. Per questo si chiamano risorse umane».
Non tanto perché siano dei numeri da gestire da parte dell’ufficio del personale, quanto perché nella maggior parte dei casi rimangono dei perfetti sconosciuti agli occhi delle stesse persone con le quali condividono scrivania e sala mensa. Estranei, senza un’identità propria fuori dalle mura dell’ufficio. È con questa consapevolezza forte e amara che scorrono le pagine. Ma, attenzione, il comico è in agguato per farsi beffe davvero di tutto e di tutti: il racconto è a tratti esilarante e vi si alternano dialoghi ammiccanti alla macchinetta del caffè, umilianti porno-chat notturne, feste di inaugurazione di concessionarie che sono la fiera del trash. Nel mezzo può perfino scapparci una stagista metà carina metà scorfano che prova qualcosa per il protagonista. Che non sa come corrisponderla.

Un racconto, all’ombra di un’enorme mucca simbolo aziendale che campeggia nel piazzale della ditta, punteggiato da vite interrotte senza un motivo palese, di amori nascosti vattelappesca perché, ambizioni celate, amicizie o rancori che si replicano a ogni timbratura di cartellino senza che gli attori si levino la maschera e lascino trapelare qualcosa dal loro passato o presente. Una rapida sequenza di tragedie grandi e piccole viste dagli occhi dell’impiegato Michele Gervasini ossessionato dallo «scatto, lo scatto, lo scatto», la promozione a funzionario, punto di svolta della sua intera vita professionale che gli consentirebbe di abbandonare la mediocrità delle catene di Sant’Antonio costituite da e-mail e file in powerpoint, gli arruffianamenti con rappresentanze sindacali distanti, i team building, le rivalità in ufficio e tra uffici nelle quali è facile riconoscersi.

Insomma, un libro dedicato a tutte le persone che almeno una volta hanno invocato una vita tranquilla. Senza sapere a quale incubo vanno incontro.