Incontro con Giorgio Manacorda





Per la serie di incontri di BookUp (rassegna che premia gli esordienti di quest'anno), oggi, nell'ex palazzo di Lingue della Università di Sassari si è tenuto l'incontro con Giorgio Manacorda, che ha presentato insieme a Simonetta Sanna il suo primo romanzo, Il corridoio di legno (Voland, 2012). Il noto critico militante e accademico, noto per i suoi studi germanistici e sulla poesia, è stato più volte Preside della facoltà di Lingue in Tuscia. La vena creativa si era già espressa in raccolte di poesie, ma quello uscito per Voland è il suo primo romanzo.

"Esordire a settant'anni" commenta subito "è bellissimo", e ridacchia che allora c'è speranza per tutti. Il romanzo è un'opera generazionale, di matrice politica, che nasce dopo una gestazione di circa trent'anni, dovuta probabilmente all'elaborazione lenta di un lutto personale, ma anche per prendere le distanze dall'idea di comunismo e di rivoluzione che è stata poi spazzata via dal terrorismo.
Il libro si apre con il microcosmo di un collegio berlinese, dove i giovani protagonisti verificano l'esercizio della violenza senza ideologia, la violenza costitutiva dell'"animale uomo". Questo uno dei temi principali, unitamente a una riflessione amara sul potere. Solo nel potere, infatti, l'uomo manifesta la fragilità intima di chi si pone come il più forte, dal momento che "il potere è un'apparente medicina per il sé".

Simonetta Sanna, attenta nell'analisi del romanzo pur senza rivelare troppi aspetti della trama, coglie la rappresentazione molto individuale che viene dedicata ai singoli personaggi, rappresentazione di un narratore che, in qualche modo, è attento e presente sulla scena, pur senza essere onnisciente. Di questi personaggi, giovani fratelli e amici, coglie anzitutto la solitudine, tratto legato all'esilio del collegio e al senso d'abbandono familiare: "Si tratta di una solitudine non medicabile, se non forse solo un l'amore, quando c'è ed è vero".

Notate le caratteristiche che rendono il romanzo anche un'interessante prova di romanzo politico, si passa a riflettere sullo stile scrittorio di Manacorda e sul suo rapporto con la prosa. Il critico-scrittore confessa di aver faticato a lungo a scrivere narrativa, almeno finché non ha realizzato che, se espressi gli elementi nel giusto modo, "nel romanzo si può mettere tutto. Da allora scrivo narrativa, e lo trovo stupefacente". Simonetta Sanna non manca di ricordare la difficile intersezione che deve sempre essere presente tra materiali tratti dalla realtà e narrativa, e non può che commentare con Kafka: "Lascia che il libro sia come un'ascia nel mare ghiacciato dentro di noi".
Kafka, amato e studiato da Sanna e Manacorda, è anche occasione per riflettere sulle fonti presenti nel libro di questa sera: indubbiamente risuona l'influenza dei tedeschi, ma Manacorda confessa di essersi sentito davvero ispirato dopo la lettura di Per questa notte di Juan Onetti (Editore Feltrinelli), che ha iniettato il desiderio di parlare, a distanza di tempo, di una certa delusione politica.

Come ci annuncia in anteprima Manacorda alla fine dell'incontro, Il corridoio di legno non resterà unica prova narrativa dello scrittore. Al contrario, vi è già un libro pronto per gennaio (un giallo, a quanto pare di capire) e un altro in via di scrittura. Non manca di confessare la difficoltà nel fare lo scrittore: non tanto nello scrivere (Manacorda ha la fortuna di scrivere tutto e subito e di potersi permettere il lusso di revisionare e fare labor limae, ma senza rimettere mano all'intreccio), ma nel confronto che, indirettamente, avverte con tutte le letture introiettate negli anni scorsi. I grandi tornano incoscientemente, insieme alla preoccupazione di fare un libro che sia immaginato, e non pensato, e che abbia alla sua base una metafora.

Dunque, non resta che aspettare gennaio per la seconda prova di questo esordiente del tutto singolare!