Una questione di soggettività. Genesi del brigatismo a Reggio Emilia


Una questione di soggettività
Genesi del brigatismo a Reggio Emilia
di Giulia Saccani

bébert edizioni, Bologna 2012





Il nostro sito si occupa nella stragrande maggioranza dei casi di libri o questioni inerenti alla letteratura, con il testo di Giulia Saccani invece portiamo all’attenzione dei nostri “naviganti” un libro di storia. Si tratta di una deroga, di un’uscita dal seminato giustificata non solo dalla contiguità delle due discipline, riconosciuta fin dall’origine della cultura occidentale, ma anche dal tema d’indagine scelto dall’autrice, l’origine della lotta armata in Italia tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, che è un tema, un plesso di fatti, situazioni, sentimenti, stati d’animo, ecc., che spesso la letteratura contemporanea ha cercato di rappresentare. Il rapporto fluido, malleabile, a volte indecifrabile, mai comunque deterministico, tra dati oggettivi, situazioni storiche, sociali, economiche, e scelte soggettive e concrete realizzazioni fattuali, che è il punto di partenza di questa ricerca storica, è anche uno dei temi prediletti di tanta letteratura. A queste giustificazioni, ne aggiungo altre due più personali, più soggettive: la giovane età della ricercatrice (nata nel 1985) per cui queste note di lettura vorrebbero essere un riconoscimento della qualità della sua ricerca e un incoraggiamento per il futuro; e la giovane età della casa editrice (questo è il libro d’esordio) i cui progetti editoriali, consultabili sul suo sito internet, mi sembrano condivisibili.

Una questione di soggettività cerca di ricostruire, sulla base della pubblicistica dell’epoca, della bibliografia specifica e della diretta consultazione di alcuni dei protagonisti della vicenda, la nascita del primo nucleo, della prima aggregazione a Reggio Emilia di quella che, negli anni successivi e confluendo in altre organizzazioni del Nord-Italia, sarà una delle basi per lo scatenamento in Italia della lotta armata di sinistra. Una storia locale, quindi, che termina proprio quando quel primo nucleo fa una scelta radicale, nazionale e irreversibile.


Giulia Saccani ricostruisce nella prima parte, Assetto economico, politico e sociale, il contesto storico di base – la particolare situazione di Reggio Emilia, l’insoddisfazione per l’interruzione del processo rivoluzionario iniziato con la Resistenza, la forte presenza del Partito comunista, le lotte operaie, che trovavano convinto riscontro e appoggio tra la gran parte della popolazione, la repressione di queste che portò anche all’eccidio di 7 operai durante una manifestazione (7 luglio 1960). In questa situazione di non acquiescente adeguamento alle scelte politiche decise altrove e dall’alto (ahi, quanto diversa dall’attuale), irrompe la “questione giovanile”, che complica e dinamizza ulteriormente le cose. Nel Dissenso ai partiti, seconda parte del libro, Giulia Saccani indaga i riflessi locali di quella che è stata, a livello quasi planetario, l’azione politica e sociale della neonata e trasversale categoria sociale: i giovani. Categoria che sempre più, nel corso del decennio in questione, le istituzioni statali, partitiche, sindacali ed ecclesiali fanno fatica a contenere e controllare. Sempre più nascono singoli o gruppi che si sentono comunisti fuori dal PCI, cattolici fuori dalla Chiesa di Roma e fascisti fuori dall’MSI. E sempre più gli avvenimenti internazionali, la guerra in Vietnam – espressione dell’imperialismo americano -, le lotte di liberazione dal colonialismo, l’emancipazione dei popoli sud-americani, le proteste libertarie negli Stati uniti e in Francia, in special modo, sono al centro dell’interesse, delle riflessioni e delle azioni di questa nuova categoria sociale (sulla quale può essere comunque curioso notare come, almeno in parte, essa sia stata “creata” dell’industria dell’intrattenimento: musica, riviste, libri, spettacoli, perfino abiti, specifici e mirati). I giovani comunisti sentono che qualcosa si sta muovendo, che si sta andando verso la liberazione dalle oppressioni sociali ed economiche, vogliono accelerare e partecipare in prima persona al processo in corso, vogliono abbattere gli ostacoli che lo rallentano e lo mettono in pericolo, non ultimi l’immobilismo e la burocratizzazione del partito di riferimento, il PCI. 

Nella terza e ultima parte, Dal dissenso alla lotta armata, l’autrice ci conduce nel dettaglio dei comportamenti, delle azioni e dei fatti che condussero alla fondazione del gruppo dell’Appartamento, poi Collettivo politico studenti-operai, che, riunitosi in seguito ad altri gruppi consimili di Trento, Milano e Torino, darà vita (e tante morti…) alle Brigate Rosse. È la parte del libro in cui vibra, si accende e si fa meglio sentire il tema della soggettività, del rapporto tra condizioni oggettive e scelte individuali. Dalla parte svasata dell’imbuto – movimento di protesta a Reggio Emilia – si scivola sempre più verso il suo buco: fuoriuscita dal PCI, aggregazione autonoma e radicale, creazione di una struttura semi-clandestina all’interno del gruppo stesso, contatti e, infine, accordi operativi con altri gruppi metropolitani. Ogni passaggio è reversibile, ci si può fermare o tornare indietro, si può andare altrove, chi non l’ha fatto ha percorso tutto il cunicolo, con le conseguenze che tutti sappiamo e sulle quali ancor oggi non è onestamente possibile essere troppo intransigenti o troppo indulgenti. 

Paolo Mantioni