Editori in ascolto - Edizioni Noubs


Editori in Ascolto 
--- intervista a Massimo Pamio di Edizioni Noubs ---


Quando è nata la vostra casa editrice e con quali obiettivi?
La nostra casa editrice è nata da un’idea bifronte di Lorenzo Leporati, mistico poeta e amante dell’artigianalità del prodotto libro e dall’altra per caso schizofrenica di Massimo Pamio, la cui vocazione è ancora oscura ai più. L’obiettivo comune era quello di fare libri preziosi fatti a mano destinati a poche persone, eremiti, bibliofili, amanti del bianco cesellato e sporcato da poche parole. Insomma, l’obiettivo era il silenzio e il mutismo di fronte al verificarsi di piccoli miracoli amanuensi. I primi libri sono stati generati grazie al coinvolgimento di parenti e amici indotti a cucire sedicesimi in carta pregiata, a incollarli a copertine che sembravano cartapecora, rugose, dove si scrivevano i titoli a mano, o col sangue, perché l’inchiostro non aderiva su quella superficie. C’era l’idea di Lorenzo di acquistare un tornio del settecento, per stampare.

Come è composta la vostra redazione? Accettate curricula?



La nostra redazione è fatta attualmente di persone che si divertono e amano la lettura, persone colte e vivaci, che accettano quelli che sono come loro. Curricula dettagliati.

Qual è stata la vostra prima collana? E il primo autore?
Le edizioni Noubs sono nate con una piccola raccolta di poesia di Stefano Stringini, Rimario d’oltremura, con prefazione di Francesco Iengo. La prima collana è stata Acumina, il cui primo numero è stato “Poesie scelte” di Mario Luzi, a cura di Massimo Pamio, con una poesia inedita scritta a mano e donata a noi dalla generosità santa di Mario Luzi.

Se doveste descrivere in poche parole il vostro lavoro editoriale, quali parole usereste?
La qualità della trasgressione psichica, emotiva, mistica.

A distanza di  17 anni dalla fondazione della vostra casa editrice, quali obiettivi ritenete di avere raggiunto e a quali puntate?
Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi in breve tempo. Abbiamo pubblicato nel giro di pochi anni, oltre a Luzi, “La poesia dell’ex Jugoslavia” a cura di Stevka Smitran, che per l’opera ha ricevuto perfino minacce di morte (eravamo in un periodo terribile della storia dei Balcani), “La poesia dell’esilio. Poeti italo-canadesi”, a cura di Marilia Bonincontro e di Pina Allegrini, “Poesie” di Alfonsina Storni. Il mio sogno era quello di pubblicare il romanzo più bello ambientato in Abruzzo, “Epistolario collettivo”, un capolavoro assoluto del romanzo epistolare italiano. Una mattina –ricordo il cielo di quel mattino, la cui luce continua a dilavare i miei occhi ancor oggi-  mi telefona l’Autore, Gian Luigi Piccioli, chiedendo se avessi voluto ripubblicare quel suo libro. E’ stato uno dei giorni più belli e commoventi della mia vita. Quel cielo l’ho toccato con le dita, forse per questo lo ricordo ancora, perché ne ho le dita tuttora imbevute…
Progetti per il futuro, non so. Vorremmo poter aiutare i giovani talenti che oggi sono i veri emarginati di questo Paese, cercare di dar loro una speranza.
Barbara Alberti al "Chieti mostra libro" organizzato da Noubs e dall'Associazione culturale Abruzziamoci

Un libro che vi è rimasto nel cuore e che continuerete a riproporre al vostro pubblico.
Quasi tutti. I libri pubblicati per me sono figli, e come si fa a sceglierne uno? Abbiamo pubblicato “Saumlos” di Chotjewitz, “La legge del menga” di Ibarguengoitia, “La gabbia della malinconia” di Roger Bartra, di recente “Il libro dell’amico e dell’amato” di Raimondo Lullo, sono testi di valore mondiale.

Come vi ponete nei confronti delle nuove tecnologie?
Il libro ha i giorni contati e avrebbe bisogno di una terapia o almeno di un’iniezione creativa che rilanci la forma squadrata a pagine che si sfogliano, la costola paffuta, il profumo di inchiostro e i fogli attaccati che bisogna staccare con il tagliacarte. Bisognerebbe tentare di calunniare il supporto tecnologico dell’ebook, che invece immoto sta e come l’IPad costituisce un pericolo, potrebbe sostituire la tua anima a furia di specchiartici. Il libro è più rustico, ma se ti cade sull’asfalto in una giornata di pioggia lo devi asciugare con il phon e non sempre riprende il ricciolo giusto.

Cosa pensate delle mostre-mercato del libro? Hanno accusato forti cambiamenti negli ultimi anni?
Le mostre mercato sono luoghi di appuntamento mondano, in cui nascono storie, inciuci, in cui qualche scrittore trova un editor che gli scrive il libro e glielo fa pubblicare per una grossa casa editrice dopo che è stato a casa sua a fare festini, ecc. Insomma, rispecchiano un po’ quello che accade in altri settori in Italia, nell’industria, nella finanza, perché è tutta l’Italia una mostra-mercato, in cui il corpo si vende e lo spirito ci rimette, mentre le tasche si riempiono.
Marc Augé e Umberto Galimberti al premio De Lollis
organizzato da Noubs e
dall'Associazione Culturale Abruzziamoci

Come vi ponete nei confronti dell’editoria a pagamento e del print-on-demand?
Vorremmo che fallissero tutti immediatamente. Che un male oscuro colpisse i loro libri ed ebook e il contagio si estendesse sulle loro pubblicazioni, dimostrando a tutti la loro immoralità.

Ritenete che il passaparola informativo, tramite blog o siti d’opinione, possa influenzare il mercato librario? E la critica tradizionale?
Il mercato è influenzato, ma nel senso dell’influenza. C’è febbre alta, delirio. I blog riuscivano a far vendere, ma ormai c’è una confusione generale. Troppi blog, troppi siti, c’è gente che si improvvisa blogger, lettore, critico, senza aver mai fatto nulla nella vita se non aver riscaldato sedie di bar e di scuole di scrittura creativa (quale obbrobrio! Come si fa a insegnare la scrittura creativa? Che venditori di fumo, che impostori!). La confusione è dovuta al fatto che mancano i critici, o che la critica è morta, o che i critici si sono ammazzati. Poi ci sono scrittori che recensiscono i propri libri sotto mentite spoglie! Critici amici di scrittori che non riescono a dire loro in faccia che hanno scritto dei romanzi brutti, e spariscono per mesi oppure, incalzati, sono costretti a recensirli affidandone la stesura alla figlia sedicenne. insomma l’Italia è un paese in cui la verità è morta. L’unica garanzia è offerta dal passaparola dei lettori bravi e accorti. Garboli è morto, Citati, La Porta, Berardinelli, Lagazzi (gli unici critici italiani, se qualcun altro mi è sfuggito, chiedo venia) parlano inascoltati. I critici riconosciuti dai mercati non leggono libri, sputano sentenze, cercano di fare “tendenza”. Sono dei sociologi mancati.

Pubblico: quali caratteristiche deve avere il vostro lettore ideale?
Deve amare la lettura come passione, come fonte di bellezza, di divertimento, di piacere unico e inimitabile. Deve leggere almeno un libro ogni due-tre giorni, classici, soprattutto. Poi quando sono stufi leggere i nostri libri, un po’ più leggeri, ma sempre intriganti, profondi.

Un aspirante scrittore può proporvi i propri manoscritti? Come deve fare? Sono graditi consigli!
Sul nostro sito www.noubs.it è riportato come fare. Basta inviare il manoscritto, meglio se cartaceo. Se ci piace, lo pubblichiamo, anche se dopo un po’ di tempo, perché siamo già pieni fino al dicembre 2013.

Avete un sassolino nella scarpa o un piccolo aneddoto da raccontarci circa la vostra casa editrice?
Ci hanno accusato di essere editori a pagamento.  Persone acide e invidiose. Perché siamo colti e belli. Fomentiamo invidie e gelosie. Nei siti facebook e nei blog ogni tanto qualcuno cerca di screditarci. Perché abbiamo idee e non dobbiamo andare a copiarle da qualcun altro. E soprattutto perché siamo liberi, non abbiamo mai chinato il capo davanti ai potenti o siamo stati servi di qualcuno. Tutto questo dà fastidio.
L’aneddoto più divertente, è quello che riguarda Luzi.
All'inaugurazione delle edizioni Noubs, nel 1995, partecipò Mario Luzi. Al momento di ripartire in stazione, perse il treno. Per tanto, lo accompagnammo in auto fino a Bologna. Eravamo emozionati e anche schiacciati dal compito di accudire il più grande poeta italiano: se gli accadeva qualcosa ne saremmo stati responsabili davanti alla Nazione intera. Lo legammo alla cintura di sicurezza, con tutto l'impermeabile addosso. A un autogrill scendemmo per un breve ristoro. Ci accorgemmo di aver perso il poeta di vista. Lo chiamammo, nessuna risposta. Preoccupati, ci recammo di corsa in tutti i posti della piazzola, niente. Non si trovava. Ci recammo stravolti perfino al bagno. Davanti a un vespasiano, il Poeta era serenamente intento alla minzione.  Stremati, ancora impauriti, non potemmo fare a meno di rimproverarlo bonariamente: "Maestro!". Egli si voltò, ancora intento alla funzione fisiologica. Mirabile visione. Gli chiediamo perdono, ma ci piace ricordarLo così, come un dio davanti ai rappresentanti del noubs (che è un albero, l’albero sacro che regge il pianeta), mentre li innaffiava in segno di augurio.
Un altro aneddoto. Il genio è umiltà, e bizzarria. Ospitammo Slavoj Zizek, il più grande filosofo vivente, per il Premio De Lollis, che gestiamo ogni anno. Parlava in inglese, dovemmo usare la nostra scarsa conoscenza dell’inglese, e farci aiutare da alcuni amici, per le frasi più difficili, per intenderci. Poi con la Rasy parlò in francese. Quando il giorno appresso lo accompagnammo in aeroporto, con nostra somma meraviglia, ci accorgemmo che usava l’italiano, in modo pressoché perfetto. E si recò in edicola per acquistare libri e giornali con gadgets, di cui era ghiotto, soprattutto dei DVD di Ercole, Sansone, Maciste. Con noi fu amichevole, paterno, dolcissimo. Molti amici sommi nel salutarli ci hanno strappato una lacrima di tristezza, di gioia, di riconoscimento…

Qual è il vostro ultimo libro in uscita? Lo consigliereste perché…
Giovanni Tesio, Chiara Zaccardi, Luca Negro e Massimo Pamio a Torino in occasione della presentazione de "I peggiori" di Chiara Zaccardi

Chiara Zaccardi, “I peggiori”. Romanzo di esordio di una scrittrice giovanissima di talento, nata per scrivere. 400 pagine che si leggono d’un fiato, perché sono parte di una macchina perfetta, d’una trama avvincente, d’una ricognizione sul mondo adolescenziale che ci aiuta a capirli e a capirci. Remo Remotti: “Il meglio di Remotti”, un mito di nicchia del cinema italiano, il Freud di “Sogni d’oro” di Moretti, in un libro che raccoglie il fiore dei suoi scritti. Divertentissimo, trasgressivo, acuto, tagliente.

Volete preannunciarci qualche obiettivo per il vostro futuro?
L’obiettivo è riuscire a pubblicare un romanzo bellissimo, “Inclini all’amore”. Se ci riusciamo, rischiamo di togliere le tende. Perché quando pubblichi un capolavoro, quello che viene appresso non ti piace più… e noi lavoriamo con il fine del piacere…

Infine…
Aggiungete pure una domanda e datevi una risposta!
Un’esortazione gandhiana per il futuro, più che una domanda: amatevi gli uni con gli altri, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di lingua, di classi, di età, di tempo e spazio, di usanze e tradizioni, e di questo fatene la base per una nuova Costituzione, che si incentri sul riconoscimento dell’utopia. Il mondo del libro ne sia la base ideologica, il mondo del futuro la realizzazione telepatica e quantica. Pace e bene, forza e coraggio, ma soprattutto, molta mistica molta ascesi molta umiltà. 

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Intervista a cura di Gloria M. Ghioni


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