Pillole di autore: Luigi Malerba


Luigi Malerba (1927-2008), al secolo Luigi Bonardi, è autore ricordato soprattutto per i suoi romanzi “post-moderni”, scritti durante e in seguito alla sua esperienza nel Gruppo ’63. Giocoliere del linguaggio, Malerba scardina non solo strutture linguistiche ma anche l’impianto stesso del romanzo tradizionale. I suoi romanzi “gialli” (su CriticaLetteraria potete trovare le recensioni a Salto Mortale e a Il Serpente) hanno trame assurde, in cui i personaggi non compiono nessuna azione e il vero protagonista è solo il linguaggio stesso.  

Ma Luigi Malerba è stato anche sceneggiatore, autore di libri per l’infanzia e fine saggista (qui ricordiamo solo la raccolta di saggi Che vergogna scrivere: ne consigliamo caldamente la lettura a tutti i sostenitori dell’impossibilità di scrivere romanzi al giorno d’oggi). Nella sua vasta produzione letteraria si possono scorgere una perspicace e pioniera sensibilità verso i problemi ecologici, l’attenzione verso lingue e parole abbandonate, la curiosità per il mondo classico e per l’Oriente.

Itaca per sempre è un romanzo appartenente alla fase post-avanguardista di Malerba. Il linguaggio è chiaro e la filiazione omerica è visibile nello stile formulare e negli epiteti. Eppure, anche in questo romanzo apparentemente lineare, Malerba ha saputo magistralmente operare una sovversione, questa volta non nel linguaggio, ma nel rovesciamento dei consolidati ruoli dell’epica omerica. Nella riscrittura malerbiana, infatti, Ulisse non è più l’astuto eroe dell’Odissea, ma un uomo fragile e pieno di insicurezze, mentre Penelope è una donna forte, consapevole delle sue sofferenze e capace di governare un’isola da sola. La donna riconosce subito Ulisse sotto i panni del mendicante arrivato alla reggia di Itaca, ma decide di tacere e stare al “gioco delle finzioni”, portandolo fino all’estremo. Il riconoscimento avverrà solo alla fine della storia, e Penelope si farà portavoce della seducente idea malerbiana di fare di Ulisse l’autore dell’Iliade e dell’Odissea.  Lasciamo che sia lei a guidarci con le sue parole all’interno di questo prezioso tassello che Malerba ha aggiunto al mosaico delle riscritture sul mito di Ulisse.


Edizione di riferimento: L. Malerba, Itaca per sempre, Mondadori, Milano 1997, pp. 185.



Quando ho riconosciuto Ulisse sotto gli stracci di questo vagabondo, ho scoperto con dolore che nessuna fiducia ripone nella donna che ha diviso con lui gli anni della gioia e della giovinezza, delle parole amorose e degli amplessi. I nostri anni migliori si sono consumati nella memoria e Ulisse ha smarrito ormai la prospettiva misteriosa dei desideri reali cui ha diritto non solo la sua sposa ma ogni donna del mondo.

Se in tanti anni di lontananza è rimasto vivo il sentimento che nominiamo come amore, se veramente Ulisse si illudeva di sentire la mia voce in una conchiglia, perché trasformare tutto questo in sofferenza e avvelenarlo col sospetto? Quando ho sentito per la prima volta la voce di questo vagabondo e l’ho guardato negli occhi un solo istante, ho capito. […] E va bene,starò anch’io al gioco delle finzioni e vediamo chi saprà condurlo con maggiore profitto.

Ma quanto è ingenuo l’astutissimo Ulisse. E quanta ingenuità attribuisce al prossimo suo. Con Troia assediata, più di una volta le se astuzie hanno avuto un esito vittorioso e anche durante i viaggio di ritorno pare che sia riuscito con l’inganno a sfuggire al Ciclope e ai Mostri Marini e a mille altri ostacoli. Ma così come riesce a sfuggire alle difficoltà reali, con altrettanta ostinazione Ulisse va cercando ostacoli ovunque e quando non li trova li crea lui stesso, come se volesse mettere ogni volta alla prova il proprio valore e la propria intelligenza. Ma io non sono una nemica che ordisce trame contro di lui, né una moglie infedele. Se lui diffida di me io alimenterò la sua diffidenza, se mi infligge nuove amarezze io farò altrettanto con lui

Scenderò dunque ad abbracciare Ulisse al quale ho sempre accordato, oltre al rancore di questi giorni, il mio amore e la mia disperata ammirazione. Ora sono molto stanca e desidero soltanto un po’ di pace […] Le verità del mondo sono tante, ma vale soltanto quella che tu hai scelto secondo i suggerimenti dell’amore e dei buoni spiriti.

Ho suggerito a Ulisse di non disperdere i ricordi delle sue avventure a cominciare dalla guerra di Troia fino al suo ritorno a Itaca e alla nostra riconciliazione dopo la strage dei Proci. Ulisse ha accolto con entusiasmo il mio suggerimento e così, mentre Telemaco si occupa del restauro della città e delle opere per la campagna, lui passa le sue giornate con il cantore Terpiade e insieme compongono i versi per due poemi. Il primo sulla guerra di Troia per esaltare le memorabili imprese degli eroi, che in realtà Ulisse detesta, e il secondo sulle sue avventure durante il viaggio del ritorno a Itaca fino al nostro incontro, dove potrà finalmente dare sfogo alla sua immaginazione.

“Resterai dunque a Itaca?”
“Resterò a Itaca per sempre”. Gli dèi mi sono testimoni.
Ulisse mi ha fatto un’altra promessa. Che Elena avrà una piccola parte nel poema sulla guerra di Troia, in ogni caso inferiore alla parte che avrò io nel poema del ritorno a Itaca. […] Terpiade è un uomo ostinato e vorrebbe che Ulisse raccontasse soltanto le cose realmente accadute, ma per Ulisse è accaduto tutto ciò che lui racconta, non riesce a distinguere tra verità e finzione. E del resto quando mai la poesia ha parlato della verità? La poesia ha dentro di sé una verità che non sta nel mondo ma nella mente del poeta e di chi lo ascolta. […] Nonostante le liti con Terpiade io sono sicura che Ulisse è ben deciso a portare a termine questa impresa poetica perché ad essa sarà affidata la sua memoria. E anche la mia.

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Introduzione e selezione a cura di Serena Alessi