Le Beatrici


Le Beatrici
di Stefano Benni
I Narratori, Feltrinelli

€ 9
Stanotte ti prego: svegliati, apri la mano
Nel buio raccogli un pugno d’aria
Stringilo come fosse l’ultimo fiato
Chiudi gli occhi, apri il pugno, là io sono
Un tratto, un gesto, una ferita, fumo
Un vecchio tango, un po’ del mio profumo
Il tratto Padova- Ferrara, andata e ritorno come direbbe Bilbo Baggins, mi ha permesso di gustarmi l’ultima opera di Benni. Ho sempre ammirato la sua fantasia, la sua capacità di creare neologismi dall’intelligenza sconvolgente. È come se la nostra lingua andasse in altalena per le alte punte che riesce a raggiungere.
Eppure ammetto che Saltatempo non ha lasciato grandi segni nella mia memoria; Terra! mi ha gradevolmente distratto, ma la fantascienza non è proprio il mio campo. Il 2007 è stato l’anno della rivelazione per questo autore: La grammatica di Dio
è la raccolta di racconti più tenera, arguta, vibrante (tanto per seguire la regola pennachiana dei tre aggettivi) che io abbia mai letto.

Le Beatrici sono uno spettacolo- laboratorio svoltosi al Teatro dell’Archivolto di Genova, nato per mostrare che in Italia ci sono splendide e valentissime attrici che, per fortuna, non sono state fagocitate e sminuite dalla televisione. Per la precisione si tratta di Gisella Szaniszlò, Elisa Marinoni, Valentina Chico, Alice Redini, Valentina Virando e Anita Caprioli. Sarebbe uno spettacolo al quale assisterei volentieri, ma, al momento, non penso stia facendo tourneé.
I monologhi al femminile e le canzoni che compongono questa nuova raccolta sono tenere, argute, sensuali, un arazzo di donne dai colori vivaci. Beatrice seccata dalle attenzioni di Dante Canappione, Suor Filomena-che-ti-mena, la timida e stranamente vulnerabile Mademoiselle Lycathrope, solo per citarne alcune, compongono una fitta trama di richiami di letteratura che va in altalena, come la lingua dell’autore.
Tra le pagine dello smilzo libretto si vive la stessa sensazione che si ha a volte su Facebook. Perdonate il paragone con il social network, ma quando stringete amicizia con qualcuno scoprite, a volte, di avere amici in comune. Il Prévert del “Gran Bal du Primtemps” spunta improvvisamente nel tango del vestito rosso, con la disperata sensualità degli amori finiti. Mademoiselle Lycanthrope ha la surreale magia dei romanzi di Joanne Harris (l’autrice di Chocolat) Suor Filomena è la compagna ideale per il dissacrante Don Zauker che anima le pagine del Vernacoliere . Il tanto abusato termine del fil rouge letterario qui si tocca con mano.
Quando ci sono amici così simpatici in comune, come si può non amare un libro? Le dame mi hanno completamente conquistato. E visto che i buoni amici mi piace averli il più vicino possibile, questo libello ammicca nella prima fila della mia libreria.

Giulia Pretta