Editori in ascolto: Michele Toniolo di Amos Edizioni

Editori in Ascolto
- Michele Toniolo di Amos Edizioni -

Quando è nata la vostra casa editrice e con quali obiettivi?
Amos Edizioni è nata più di dieci anni fa. E’ una casa editrice piccola, ho iniziato a lavorare da solo e così è anche oggi. Non è nata con un preciso obiettivo editoriale, né me lo sono posto strada facendo. Probabilmente è un errore, di certo una mancanza, ma una volta scelto un terreno (la letteratura) spero di farmi sorprendere. Le possibilità di pubblicare buoni libri sono molte; la grande editoria dimentica, toglie, scarta, o non accetta nel proprio catalogo molti buoni libri. Un piccolo editore può nutrirsi delle “briciole” che cadono dalla tavola dei grandi. 

Qual è stata la vostra prima collana? E il primo autore?
La prima vera collana, (vera, perché continua ancora adesso) è Calibano, una collana di letteratura italiana e straniera. Il primo libro ospitava una breve antologia di tre giovani e apprezzati poeti veneti. S’intitola Transiti ed è andato presto esaurito. 

Se doveste descrivere in poche parole il vostro lavoro editoriale, quali parole usereste?
Cerco di non fare del libro un oggetto prima commerciale che culturale. Pubblico libri che mi colpiscono, libri spesso differenti uno dall’altro. La letteratura, lo ha insegnato anche il Novecento, comprende poesia, racconto, romanzo, saggio; l’editoria di letteratura non può che prendere tutto questo e vestirsene. Non può tralasciare quello che la letteratura insegna. 

A distanza di 12 anni dalla fondazione della vostra casa editrice, quali obiettivi ritenete di avere raggiunto e a quali puntate?
Come ho detto prima, non ho obiettivi particolari. Cerco di pubblicare libri che mi piacciono; forse piaceranno anche ad altri. In questa semplice, e certo ingenua, affermazione sta tutta la mia “filosofia” editoriale. Se dovessi fare un bilancio non sarebbe editoriale, ma umano. Ho avuto la possibilità di conoscere scrittori, traduttori, artisti che umanamente mi hanno dato molto, e continuano a farlo. Lo stesso devo dire di quei piccoli editori che ho conosciuto facendo questo mestiere. 

Un libro che vi è rimasto nel cuore e che continuerete a riproporre al vostro pubblico.
Non si ha mai a che fare solo con un libro, ma con la persona che lo ha scritto, sia che essa sia ancora in vita sia che non lo sia più. Dovrei quindi citare i nomi degli scrittori, traduttori e curatori con i quali ho lavorato: mi fermo a due scrittori stranieri: Julio Llamazares e Kenneth White, che continuo a proporre e pubblicare. Ma devo molto a uno scrittore italiano, Roberto Ferrucci. 

Come vi ponete nei confronti delle nuove tecnologie?
Se lei intende e-book e simili, non ho ancora iniziato a realizzarli. Sono in ritardo rispetto a colleghi più bravi e attenti, forse perché sono ancora troppo legato al libro come oggetto da aprire, sfogliare, annusare, toccare, etc.; e perché è un mondo che non conosco molto. Ma cercherò, spero presto, di colmare questa lacuna. 

Cosa pensate delle mostre-mercato del libro? Hanno accusato forti cambiamenti negli ultimi anni?
Sono utili perché si entra in contatto con una persona che legge e cerca di orientarsi nel mercato editoriale. È un contatto diretto, non mediato, importante perché non si incontra solo un lettore, ma un essere umano. Mi capita spesso, in queste fiere, di accogliere persone che vogliono solo parlare di libri o di arte; non vengono per acquistare, ma per vedere, per conoscere. E desiderano parlare di temi (letteratura, arte) dei quali, probabilmente, non parlano con nessuno.

Ritenete che il passaparola informativo, tramite blog o siti d’opinione, possa influenzare il mercato librario? E la critica tradizionale?
Non lo so, è possibile. Non ho ancora capito se una recensione faccia vendere un libro oppure no. Il problema è un altro: la filiera dell’editoria è molto complicata; alla fine ci sono i librai. Nel corso di questi ultimi anni, le librerie piccole si sono ridotte di numero, molte hanno chiuso, altre sono state assorbite da librerie più grandi. Il libraio, che dovrebbe guidare il lettore nell’oceano dei libri, è spesso sovrastato dalla quantità di titoli che non riesce a controllare, non ha più il tempo di conoscere ciò che ha in libreria. Inoltre si è diffusa, credo per necessità, una filosofia libraria un po’ strana: quello che conta è vendere, non importa cosa; e questo fa dimenticare quello che i librai e gli editori di una volta sapevano bene: che il mestiere del libraio, come quello dell’editore, è un mestiere sociale e culturale, non solo commerciale. 

Pubblico: quali caratteristiche deve avere il vostro lettore ideale?
Non ho un lettore ideale. Non saprei neppure immaginarlo. 
Qual è il vostro ultimo libro in uscita? Lo consigliereste perché…
Poesie complete di Julio Llamazares, scrittore spagnolo tra i più importanti. Raccoglie tutta la sua produzione poetica. E’ dalla poesia che nasce la sua successiva produzione in prosa. E' un libro imprescindibile se si ama o si vuole conoscere il romanziere Llamazares. 

Volete preannunciarci qualche obiettivo per il vostro futuro?
Tra la fine del 2011 e il 2012, usciranno tre libri di Kenneth White, uno dei più apprezzati poeti e scrittori di viaggio di lingua inglese. Inoltre, una nuova traduzione di Gridalo forte di James Baldwin, considerato tra i più importanti romanzi americani della seconda metà del Novecento.
Grazie.
Grazie per la disponibilità! 
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Intervista a cura di G. M. Ghioni




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