Roberto Benigni di Francesco Mininni e Andrea Bellandi



Roberto Benigni. Da Berlinguer ti voglio bene alla Divina Commedia: il percorso di un comico che si interroga su Dio
di Francesco Mininni e Andrea Bellandi
Società Editrice Fiorentina, 2011

pp. 132
€ 12,00


Il libro esamina il lavoro di un artista che si è lasciato turbare da dubbi, inquietudini e interrogativi. La comicità e la poesia, attraverso la risata e il giocare con le parole sono due modi distinti per dire ciò di cui si ha difficoltà a esprimere. Benigni nelle sue opere dimostra di avere una certa attenzione ricorrente per le tematiche religiose: Dio, Gesù, la Bibbia, la creazione, gli angeli e i diavoli, il Giudizio Universale, Maria. Un percorso che attraversa tutti i film di Benigni, da Gesù Bambino di Tu mi Turbi al Padre Nostro recitato, per intero, da Attilio davanti alla moglie Vittoria, in fin di vita in un ospedale a Bagdad nel film la Tigre e La Neve. Un percorso che approda infine ai grandi temi dei tre regni oltremondani danteschi che parlano, del peccato, del perdono, della grazia, dell’umano e del divino, spina dorsale dei canti della Commedia.

Da qui è nato il progetto, nella redazione di «Toscana Oggi», di analizzare come il Benigni non più comico, ma profeta del verbo dantesco, parli nelle sue opere di Dio. Il critico cinematografico Francesco Minnini e il teologo mons. Andrea Bellandi incuriositi dal “fenomeno Benigni”, hanno iniziato a studiare quel “Benigni pubblico”, quello che regalandosi agli spettatori attraverso film e spettacoli diventa proprietà comune.

Il libro, suddiviso in due parti, illustra due diversi aspetti della personalità di Roberto Benigni e soprattutto analizza il rapporto del comico italiano con la fede. Nella prima parte il critico cinematografico Minnini, descrive Benigni come attore e regista, partendo dal film "Belinguer ti voglio bene" analizzando la figura di Mario Cioni, il primo personaggio interpretato da Benigni, costretto a vivere in un mondo troppo gretto e cattivo; un mondo che lui non vorrebbe, ma che è li e lo aspetta. Mario é un personaggio particolare: dopo la morte della madre, passa la notte sotto un ponte e vaga senza meta facendo ragionamenti su Dio. Benigni con il film Berlinguer Ti voglio bene racconta le proprie origini, ma senza mostrare alcuna voglia di tenerezza e di rimpianto.
Sa soltanto che quello è il luogo della sua infanzia e adolescenza, che lì ci sono i suoi genitori e le sue sorelle e che con esso dovrà sempre confrontarsi perché rimarrà dentro di lui. Roberto è partito verso un altro mon- do, Mario resta lì. Entrambi sanno, però, che la poesia, sia essa Prevert o uno stornellatore di strada, aiuta a campare. E ci si aggrappano come un naufrago al salvagente.
Mario per non morire, Roberto per vivere.
Nella seconda parte Mons. Andrea Bellandi, analizza invece Benigni come lettore e commentatore della Divina Commedia, soffermandosi principalmente sull'interpretazione che Benigni offre rispetto al testo dantesco e sul rapporto che il Benigni uomo ha con Dio. Mons. Bellandi spiega che negli ultimi anni è stato soprattutto grazie a Benigni che la Commedia è tornata a essere un’opera appassionante, epica e travolgente che ha spinto molti ad approfondire anche gli aspetti più profondi e spirituali. Il merito di Benigni è quello di essersi messo in gioco e di aver giocato bene: sempre in bilico sul filo fra comicità e devozione alla parola scritta, non ha deluso i suoi fan che lo hanno amato nel Piccolo Diavolo o in Johnny Stecchino, ma nemmeno gli “addetti ai lavori” del settore dantesco come filologi, letterati, intellettuali o anche ecclesiastici.
Lettera a Dante che Benigni premette al primo canto dell’Inferno:
Caro Dante..., ti voglio ringraziare perché con la tua Divina Com- media m’hai fatto innamorare della poesia, che è la cosa più bella del mondo, m’hai fatto sentire il bene e il male, m’hai fatto andare a let- to impaurito, m’hai fatto venire da piangere, mi hai portato con te dappertutto, sull’Oceano Atlantico, in Lunigiana, a Gerusalemme, a Monteriggioni; m’hai fatto morire dal ridere, anche se hai scritto in una lingua difficilissima, misteriosa, incomprensibile, che per capirla – pensa – me la son dovuta far spiegare dai miei nonni analfabeti!
Costanza Bucci