I sogni di mio padre - Barack Obama




I sogni di mio padre
di Barack Obama
Editore Nutrimenti, 2007

pp. 460
€ 18.00

Si tratta di un libro interessante per comprendere da vicino l'attuale presidente degli Stati Uniti, la cui elezione ha rappresentato una grande speranza non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo, come ben evidenziava il manifesto della sua elezione: "Hope".
La sua storia è straordinaria perché frutto dell'incrocio tra due culture quella africana del padre e quella di un'americana "bianca" la madre, il racconto della sua vita aiuta a comprendere meglio la situazione del popolo afroamericano:
"Mi misi al lavoro convinto che la storia della mia famiglia, e i miei sforzi per ricostruirla, potessero in qualche modo aiutare a comprendere la disgregazione razziale che ha caratterizzato l'esperienza americana, così come lo stato mutevole dell'identità ( i cambiamenti nel tempo, il conflitto fra culture eccetera) che contaddistingue la nostra vita moderna".
La sua elezione ha rappresentato una grande speranza per i diritti degli afroamericani e una loro vera integrazione, quarantatre anni dal famoso discorso di Martin Luter King : "I have dream".
Scritto in maniera molto scorrevole, il racconto della sua vita ci aiuta a comprendere molto bene la disperazione dei neri nei ghetti che porta spesso molti suoi giovani verso strade pericolose:
"Io so, perché l'ho vista, la disperazione di chi è impotente, so che può distorcere le vite dei bambini nelle strade di Giacarta o Nairobi o quelle dei bambini del South Side di Chicago. So che l'umiliazione può sfociare nella furia incontrollata, nella violenza e nella disperazione."
Spesso l'unica risposta al loro disagio è il carcere, tra l'altro la presenza di neri, in età molto giovane, nel braccio della morte e la conseguente esecuzione della pena capitale negli Stati detentori, è più alta di quella dei bianchi.
Con molte aspettative è stata accolta la sua elezione, simbolo di una svolta della politica americana, non solo in quella interna ma anche in quella estera, caratterizzata prima della sua elezione, da uno spirito guerrafondaio incarnato dal precedente governo Bush.
A ragione di ciò è stato insignito del premio Nobel per la Pace nel 2009, "per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli", ci si augura quindi che i principi che regolano le sue azioni in politica estera siano dettati da un approccio più umano ai problemi di un mondo così complesso e globalizzato.
Lucia Salvati