Il desiderio è donna: La ragione dei sensi di Grazia Scanavini


La ragione dei sensi
di Grazia Scanavini

RL Gruppo Editoriale, 2010
Collana Erosà Pizzo Nero

pp.112, euro 11,90


Lo ammetto. L'erotismo esplicito e senza pudori di questo romanzo, a prima vista, mi ha un po' spaventato. Sarà che, date le particolari circostanze in cui mi trovo, la mia vita attuale è casta come quella di Madre Teresa di Calcutta. Sarà che al momento la mia fantasia più ardita consiste nell'immaginarmi accanto ad un ideale Principe Azzurro che mi tiene per mano contemplando insieme a me un bellissimo tramonto. Fatto sta che, leggendo, sono pudicamente arrossita.
La seconda delle mie perplessità riguarda la protagonista del libro, Anna. Anna è bellissima, molto sexy, intelligente, abile nel suo lavoro. E' una mamma affettuosa e una moglie innamorata, piena di attenzioni verso il marito. Ha tantissime qualità, forse troppe. Ecco, è questo il punto: in tutta la mia vita non credo di aver mai conosciuto una donna così.
Riflettendo bene, tuttavia, ho capito che colei che vive una "fiaba erotica moderna"- questa la mia personale definizione de La ragione dei sensi- non può che avere queste caratteristiche. Deve essere una donna completamente appagata, almeno all'apparenza, che trova dentro di sè la spinta verso la curiosità, la trasgressione. Che si lascia andare fino a seguire i propri desideri più reconditi, senza più maschere, senza tabù e condizionamenti.
Anna, dunque, dicevamo, è una donna splendida. Ha un marito affettuoso e appassionato, un bel bambino, un lavoro che le dà l'opportunità di viaggiare molto. Con un "leggerissimo" moto d'invidia mi verrebbe da chiederle: "Anna, ma cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano?"
Sì, Anna vuole di più, e lo scopre all'improvviso. Incuriosita da un messaggio di posta elettronica, la risposta ad un annuncio, la giovane inizia una relazione virtuale con Stefano, un musicista stanco del suo matrimonio. Le mail diverranno sempre più infuocate, i messaggi sempre più traboccanti di passione. I loro corpi non si incontrano realmente, ma solo nella fantasia, una fantasia eccitante e coinvolgente che diventa come una droga per Anna.
Il linguaggio della Scanavini è fluido, la lettura scorrevole. Le descrizioni degli incontri sognati sono colme di avvolgente erotismo, che si fa esplicito e schietto proprio perchè schietto e sincero è l'atteggiamento di Anna verso se stessa: vuole seguire l'onda del suo desiderio, senza nascondersi. Vuole vivere liberamente la sua sessualità.
Stefano, al contrario, dopo qualche tempo cercherà di razionalizzare il rapporto con Anna e farà un passo indietro. Il suo allontanamento porterà la donna ad indirizzare il forte desiderio di sensualità verso qualcosa di più concreto, di reale. Anna seguirà il suo istinto, la sua prorompente femminilità: in lei l'unica ragione a parlare è, appunto, "la ragione dei sensi".
La relazione virtuale descritta nel romanzo rispecchia la modernità della realtà odierna, in cui la comunicazione si svolge ormai prevalentemente attraverso Internet. I messaggi di Anna e Stefano sono fiumi impetuosi di parole appassionate digitate furtivamente sulla tastiera, che uniscono i due "amanti" anche quando si trovano a migliaia di chilometri l'uno dall'altra.
Questo accade quotidianamente. L'erotismo viaggia attraverso i fili, si insinua nella vita apparentemente tranquilla e limpida delle persone nutrendo il loro immaginario. Personalmente ritengo che se questo accade, se i coniugi si tradiscono anche solo virtualmente, se si vuole evadere e trasgredire, ci deve essere un motivo, un'insoddisfazione generale più o meno sotterranea.
Tornando al romanzo in questione, mi è sembrato di capire che l'autrice ci mostri una donna alla ricerca del suo istinto, della parte più intima di sè. Secondo il mio modesto parere, forse questo punto poteva essere un pochino più approfondito. Io, da fissata con l'introspezione quale sono, avrei viaggiato volentieri più a fondo nella psiche di Anna, nel suo passato, nei suoi ricordi, cercando una motivazione per i suoi comportamenti.
Una cosa però l'ho capita: Anna non mi somiglia. O meglio, io non assomiglio a lei. Un po' mi dispiace. Magari avessi il suo fisico, e la sua carica sensuale. Ma è una partita persa in partenza: l'unica cosa che riesce a tentarmi, in questo momento, è una fetta di torta al cioccolato.

Irene Pazzaglia