Apocalisse amore. La libertà della poesia.





Apocalisse amore. La libertà della poesia.

Gianfranca Lavezzi incontra Davide Rondoni.
Pavia, Cortile delle statue dell'Università
12 settembre 2010, ore 15.00
Franca Lavezzi e Davide Rondoni
Rondoni legge da Apocalisse amore

In occasione dell'ultima giornata del Festival dei Saperi pavese, un'altro appuntamento per per parlare di poesia e di letteratura: Gianfranca Lavezzi ha incontrato Davide Rondoni.
Nell'assolato cortile delle statue, che accoglie tutti coloro che varcano per la prima volta l'ateneo pavese, il poeta ha parlato anzitutto di letteratura, a partire dalle pagine del suo nuovissimo libro (quasi pamphlet) Contro la letteratura (Il Saggiatore, 2010). Piuttosto provocatoriamente, Rondoni propone una scuola senza letture obbligatorie, in cui l'insegnante consiglia, e non impone la lettura dei classici di sempre, che possono essere riscoperti in un secondo momento. Rondoni propone innanzitutto un'idea di lettura come libertà, e di letteratura quale strumento per conoscere il mondo e sé stessi. Lettura e letteratura non devono forzatamente legarsi alla scuola che, anzi, secondo Rondoni spesso allontana gli studenti dalla passione per la lettura.
Come è facile immaginare, questo intervento ha suscitato non poche discussioni, e dal pubblico si è anche levata la voce di un'indignata esponente dell'Ancien Régime dell'insegnamento.
Più distesa l'atmosfera quando s'è parlato dell'editoria Rondoni non s'è mostrato pessimista in merito al futuro del libro, ma resta scettico per le strategie di promozione della lettura. Non crede che sia necessario fare varie campagne di sconti, ma bisogna motivare i ragazzi a riscoprire quel bisogno antropologico e ancestrale di poesia, che è connaturato all'uomo.

La conversazione si è quindi spostata alla produzione poetica di Rondoni, a partire dalla raccolta poetica Apocalisse amore (Mondadori, 2008). Il titolo, spiega Rondoni, è nato istintivamente, e solo a posteriori sono stati rintracciati legami biblici: Giovanni, autore dell'Apocalisse, è l'unico che ha scritto della fine del mondo, ma è anche l'unico che ha sentito il cuore di Gesù, come si vede in tanta iconografia.
Rondoni, definito dal suo maestro Raimondi come un "poeta di un nuovo secolo uscito dalla confusione del Novecento", rifiuta di essere accostato ad altri autori: ritiene di non essere condizionato dalla poesia contemporanea, né avverte dettami. La poesia proviene dalla sensazione che tutto sia innominato, e che debba - di conseguenza - essere rinominato. A suo parere, dovremmo accostarci alla poesia perché

ascoltando i versi degli altri, vi risentiamo la nostra vita, e non la loro.
Ovvero, leggere la poesia è per Rondoni ricercare sé stessi nei versi di altri, in un'operazione di rispecchiamento: il poeta è colui che ha la capacità di esprimere le nostre stesse emozioni, ma con gli strumenti e le parole più adatte, secondo una teoria che si rifà alla tradizione, fino allo stesso Pascoli.
Dunque, se la prima parte dell'incontro, modellata a intervista, ha proposto polemiche e nuovi spunti di riflessione sulla letteratura somministrata (sic) ai ragazzi, la seconda ha portato la poesia, con la lettura attenta e scandita dell'autore, che ha congedato i presenti non senza emozione.

GMG