Maigret e una pazza


George Simenon
La pazza di Itteville
Milano, Adelphi 2008, 66 pg.
5.50 euro


“Che sarebbe molto più facile se si trattasse di un romanzo! Perchè qui, come in tutti i casi polizieschi reali, non c' è il minimo indizio, o se c' è non prova un bel niente...”

“Proprio in quel momento la ragazza stava scendendo le scale con un passo lento, ondeggiante, quasi ieratico.
Indossava un abito di seta nera molto aderente, che le disegnava i fianchi e il seno.
La folta chioma era di un biondo dai riflessi ramati”

In una notte piovosa e di vento, nella campagna francese, un uomo in bicicletta vede una donna gemere al bordo della strada: è piegata sul corpo di un uomo morto. Il fanale della bicicletta illumina il volto della salma: è il dottor Canut! Il celebre medico dirige una clinica per malati di mente nei dintorni del luogo del misfatto. Allora l' uomo con la bicicletta, che poi è il direttore dell' ufficio postale locale, in preda al panico, corre alla polizia, e ritornando sul luogo del delitto incontra ancora la donna curva sulla salma, ma il cadavere non è più quello del dottor Canut, è quello di un' altra persona!!!
Per svelare queste misteriose sostituzioni di cadaveri indaga il commissario G.7, alle prese con un medico redivivo, compassato, altolocato, e irreprensibile, e una giovane donna bellissima e sensuale, ma completamente demente, “il corpo di una donna e la testa di una bambina”.

Chiunque voglia leggere questa sessantina di pagine, una buona scorsa per un viaggio in treno di
media lunghezza e di monotona cantilena, troverà un ottimo Simenon, o meglio, un contraddittorio Simenon, perchè se da un lato la trama è di un' originalità, di una complessità (per l' analisi psicologica), notevoli, e lo stile è un quadro di atmosfere delle campagne francesi, brumose, infangate, belle di campi mossi e freschi, per mezzo di poche, rapide, pastose pennellate, dall' altro, sia lo stile che la trama sono tanto vorticosi, quanto incompiuti, finchè pare solo abbozzato un intento che avrebbe dato più ampi esiti, un romanzo intrecciato di fretta, in cui i lampi di bellezza si intravedono, e paiono ancora più belli perchè mossi da pochi tratti e perchè capaci di mostrare l' impatto delle loro possibilità inespresse.

“Fino all' anno scorso ho fatto uno strano mestiere, nel senso che ho fabbricato romanzi, sfornandone in media uno ogni tre giorni. Ovviamente si trattava di romanzi popolari, romanzi d' amore, d' avventura [...]”, da un' intervista a Simenon del 1931.

Ma chi è G.7? E perchè non c' è Maigret a risolvere il caso, dove è finito? Maigret non è ancora nato, o meglio, è appena nato. Mi spiego meglio. Simenon è uno degli autori più prolifici del novecento, la sua capacità di scrittura, dettata anche dalla necessità del guadagno, e dalla personale inclinazione alla spesa facile, si rese evidente sin dalla giovane età, e prima di “Pietro il Lettone”, il romanzo d' esordio del commissario Maigret (che in realtà però era già apparso in alcuni racconti), l' autore aveva sperimentato la sua vena poliziesca con altri detective, e alcuni sarebbero addirittura riusciti a convivere con il successo dirompente del ben più rinomato collega. G.7 forse fu proprio il preferito di Simenon, così beneducato, dai capelli ramati, e così lapidario nelle intuizioni. “La pazza di Itteville” doveva essere il primo romanzo di una collana di gialli in cui la narrazione veniva affiancata da scatti dei fotografi più in voga del momento. Ma la multimedialità dell' idea fu troppo innovativa, che fu un sonoro fiasco, e la collana si chiuse con il suo primo libro, che nelle intenzioni dell' autore doveva essere un salvataggio dal possibile fiasco del lancio del personaggio Maigret. Ed invece Maigret fu ben più fortunato nelle grazie dei lettori e, poco male, G.7 fu dimenticato. Consiglio la lettura di questo libro agli appassionati del giallo, non solo per la trama, di cui ho già delineato pregi ed interessi, ma per la splendida e puntuale appendice al testo, di Ena Marchi, dalla quale ho tratto tutte le informazioni circa le vicende editoriali.