Fabio Volo: tanto sincero da lasciare sgomenti


Il giorno in più
di Fabio Volo
Milano, Mondadori, 2007

pp. 287
€ 15.50

Ci sono libri che non nascono come capolavori indiscussi, né vogliono essere acclamati dalla critica. Eppure diventano bestseller, e non lo dico qui con l’aria polemica di chi studia letteratura ogni giorno e storce il naso davanti al successo delle vendite. Si tratta di una semplice presa di coscienza: Fabio Volo vende zeri e zeri di copie. E non posso che rendergliene il merito. Perché? È molto semplice: il suo libro diverte e addolcisce chiunque, anche i più cinici e i disillusi verso i sentimenti (e, perché no, verso i dj che pubblicano libri).

Si inizia con una di quelle storie che avranno sicuramente contagiato tutti, prima o poi: uno scambio di sguardi con una compagna di viaggio, in tram. Sempre, ogni giorno, per mesi. Le fantasie, più romantiche che erotiche, sembrano concretizzare delle immaginazioni zuccherose di ogni donna: piccoli gesti che rivelano passioni nascoste, disattenzioni scambiate per disinteresse, dubbi e ansie sorrette solo da ipotesi… Fino alla resa dei conti, fino a scoprire davanti al primo caffè insieme che la donna per tanto tempo silenziosamente ammirata, Michela, sta per trasferirsi a New York per lavoro. Dopo una serie di tentennamenti razionali, il protagonista, Giacomo, decide di raggiungerla, anche solo per capire quale tipo di legame li sconvolga. E lì scopre che Michela, oltre a contraccambiare l’attrazione iniziale, su un taccuino-diario annotava ogni giorno sul tram ciò che avveniva, quei piccoli passi avanti che li hanno portati a conoscersi. Non mancano i colpi di scena, né gli episodi decisamente divertenti, costellati qua e là da un po’ di humour vagamente da osteria. Ma poi Giacomo si risolleva in pagine e in gesti da inguaribile romantico, uno di quei romantici tanto originali da conquistare qualunque donna: non scade (quasi mai) nel patetico, coglie impreparati, crea atmosfere e situazioni senza subirle, ma godendosele appieno.

Il rituale del corteggiamento gli è più che mai chiaro, e non mancano flashback sulla sua vita amorosa: è un latin lover sui generis, non l’uomo perfetto che si rivela stucchevole, ma un uomo comune, con i suoi problemi e le preoccupazioni quotidiane, però vivacemente vitale. Un entusiasta, ecco, e non manca di entusiasmare chi gli sta vicino, ma è incapace di pensare a relazioni stabili – non è difficile intravvedere dai suoi racconti come abbia pesato su di lui un’infanzia con una madre castrante e ossessiva e un padre sparito. Proprio per questo, è originale e di grande perspicacia la proposta di Michela, ovvero di vivere i nove giorni rimanenti della permanenza di Giacomo a NY come una vera e propria relazione a termine: con la partenza, anche la storia si sarebbe troncata. Forse qui fioccano pagine un po’ troppo melense, ma è tanto gradevole la lettura così scorrevole e tanta la curiosità, che passano in secondo piano i dialoghi vagamente naif. Inutile dire che alcuni imprevisti movimenteranno la trama, per poi approdare a un finale da commediola americana. Ma in pieno stile italiano.

Confesso che, sentendomi coinvolta dalla trama durante la lettura, ho pensato di affidarmi ai sondaggi: le risposte sono sempre state unanimi, “Fabio non è uno scrittore, ma è così sincero che sembra di farsi una chiacchierata tra amici”, “Giacomo piace perché è un uomo che entra nella testa delle donne”, “una favola dei giorni nostri”, e potrei proseguire… Resta il fatto che davanti a pagine che sembrano trasudare tanta sincerità – pur ammettendo difetti stilistici e salti logici -, nessuno riesce a sparare a zero. Fabio Volo in questo libro è disarmante, e disarma con un sorriso ammiccante che lo rende non campione di scrittura, ma senz'altro campione di comunicazione.

GMG