Il sentiero dei nidi di ragno


Ci si potrebbe chiedere,e a ben ragione, perchè commentare e recensire un romanzo come "Il sentiero dei nidi di ragno" di Italo Calvino. Un romanzo sulla Resistenza italiana in un periodo storico di revisionismi,negazionismi,attacchi alla Costituzione italiana antifascista, e di ritorno di vecchi e nuovi fascismi...
Forse proprio per questo.
Il romanzo di Italo Calvino,che mai amò completamente definendolo "prima che un fatto d’arte, un fatto fisiologico, esistenziale, collettivo",racconta la storia della Resistenza con gli occhi di un bambino(Pin) all'interno della più sconclusionata brigata partigiana che sia mai stata raccontata. Pin è un "bambino vecchio", cresciuto precocemente,ribelle e scanzonato,viene rinchiuso in prigione per aver rubato la pistola di un occupante tedesco che nasconderà in un luogo segreto che non rivelerà a nessuno(il sentiero dei nidi di ragno,appunto). Riesce però a fuggire con un compagno di prigionia,Lupo Rosso, un partigiano che lo condurrà fra gli altri suoi compagni. Il suo scopo, però, non è quello di sconfiggere i nazisti, ma di trovare un amico che abbia le sue stesse idee, per confidarsi, per sentirsi importante.
Il romanzo venne scritto nel 1946 al ritorno di Calvino dalla Lotta partigiana. Ciò che è importante sottolineare è che il romanzo risente del contesto storico e culturale italiano,siamo in pieno neorealismo,ma al tempo stesso affioreranno quegli elementi che Calvino svilupperà negli anni seguenti: comicità,senso del surreale,ricerca su nuovi linguaggi. Importante sottolineare,in particolare, che questa storia partigiana volle esprimere nel migliore dei modi una visione della Guerra di Liberazione che contrastasse al tempo stesso quella visione(oggi ritornata in auge non a caso) reazionaria,conservatrice,negazionista, e di rimozione, ma che negasse anche quella visione espressa da gran parte della Cultura di sinistra italiana di allora di una visione mitica ed epica del partigiano. Calvino invece,raccontando i partigiani attraverso i "tipi" degli occhi del bambino Pin e della brigata di Cugino,non esprime l'eroe partigiano convinto della solidarietà di Classe(Il partigiano comunista di Fenoglio per intenderci). Racconta invece una storia di "uomini" non di "eroi",che forse per caso si ritrovarono però a combattere "dalla parte giusta".
Concludendo riteniamo che questo libro vada letto,riletto,criticato e riscoperto. Per comprendere quanto complessa e non semplicistica(vero Pansa?) sia stata la lotta di Liberazione e,qui come in altri casi,la Letteratura lo fa comprendere meglio di altri mezzi. E non sarà certo un imprenditore meneghino o quattro neofascisti riciclati a negare questa realtà.