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Il 2017 da lettrice di Francesca Romana

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Il 2017 di Francesca Romana è stato
lontano


Lontano non dai libri, ovviamente, ma dal consueto: le solite case editrici, gli autori stranoti, le letture a colpo sicuro. Che dire? Uscire dalla nostra comfort zone porta grandi risultati! 

Lontano dai best seller troviamo dei libri preziosi e interessantissimi, scritti tra mille difficoltà e curatissimi dall'editore. Vi ho già parlato di I diari di Raqqa, editi da Mimesis, in cui un ragazzo descrive lo sgomento e il dolore per la presa della sua città natale da parte dell'Isis.

Lontano dalle ultime uscite ci sono invece spassosissimi romanzetti di altri tempi, da riscoprire per immergersi in un'altra epoca e farsi due risate. Un esempio? Il castello Rackrent di Maria Edgeworth (Fazi) racconta usi e vizi della nobiltà irlandese nel XVIII secolo.

Deludenti, invece, i neo romanzi rosa di Lucinda Riley, che hanno per protagoniste delle anti-eroine inattuali sotto ogni punto di vista. Un esempio ne è Rosanna, la protagonista di La ragazza italiana (Giunti).

Meno lontani nel tempo, ma ancora attualissimi, i libri di George Orwell, in particolare La fattoria degli animali: la sua lucidissima ricostruzione storico-politica, rafforzata e non dissimulata dalla grottesca raffigurazione degli animali della fattoria, è uno strumento universalmente valido di critica dei regimi dittatoriali.

Ma allora fino ad oggi ho sbagliato tutto? Generi, autori, temi? Per fortuna no, anzi il 2017 ha confermato il mio amore per un'autrice sensibile e amara, solo recentemente riscoperta in Italia. Parlo di Irène Némirovsky, di cui quest'anno ho letto La preda. Qui il link ai suoi libri letti dalla redazione

Tra le conferme c'è anche la mia passione per l'India, raccontata lontano dai soliti stereotipi grazie alla penna magica di Arundhati Roy. Per Critica ho recensito il suo ultimo romanzo, Il ministero della suprema felicità (Guanda).

Francesca Romana Genoviva