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L'altra faccia dell'ottobre fatale: Impero e rivoluzione di Vittorio Strada

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Impero e rivoluzione
di Vittorio Strada
Marsilio, 2017

Pp. 171
15 €


All'Hermitage di San Pietroburgo è ospitato forse il più affascinante esempio di robotica del 1700. Si tratta di un orologio con protagonisti un pavone, un gallo ed una civetta robotici. Ogni giorno, alle 19 in punto, i personaggi si "animano" e donano uno spettacolo senza paragoni ai visitatori del museo. Forse quest'immagine di splendente bellezza è utile per iniziare a parlare di Impero e rivoluzione, un saggio a firma di Vittorio Strada, edito da Marsilio. Il saggio di Strada, uscito a cento anni esatti dalla Rivoluzione d'Ottobre, è lo strumento giusto per riflettere in modo disincantato e de-mitizzato a questa vera e propria architrave della Storia contemporanea. Vittorio Strada analizza tale immane fenomeno in modo tagliente, senza guardare in faccia a nessuno, benché meno all'ideologia. Impero e rivoluzione è la "faccia oscura" della Rivoluzione d'Ottobre colta, soprattutto nei suoi effetti duraturi nel tempo, non come totale rottura della Storia ma come, più o meno, perfetta continuazione dell'Impero zarista. Un libro che, ne siamo certi, farà discutere ma probabilmente questo sarà un bene per non lasciare che un cono d'ombra, molto pericoloso, possa scendere su tale evento storico.
Il carattere caustico ed esplosivo di questo saggio si può comprendere già dalle prime trenta pagine, quanto si cita "La leggenda di Ottobre", un articolo del 1937 di Georgij Fedotov, storico medioevista:
1) l'ottobre è stato una rivolto contro la libertà e l'instaurazione di un dispotismo mai visto nella storia russa; 2) l'ottobre è stato un grandioso inganno delle masse popolari alle quali erano promessi "pace, pane e libertà", ma si preparava una sorta di guerra, fame e tirannia in nome della rivoluzione mondiale; 3) l'ottobre è stato un tradimento della Russia repubblicana e delle democrazie alleate e la loro consegna alla Germania imperiale; 4) l'ottobre è stato il primo esperimento nella storia di fascismo politico che da strumento della rivoluzione comunista è diventato forma della reazione borghese in metà dell'Europa.
Ora anche se queste parole non sono state scritte direttamente da Strada è chiaro ed evidente che riportale appare una forte presa di posizione. Lo scritto di Fedotov è pressoché misconosciuto in Italia e sicuramente offre una nuova visione al, cosiddetto, "ottobre". La Rivoluzione d'Ottobre come anteprima, anzi moto scatenante delle dittature borghesi d'Europa è senza ombra di dubbio un concetto molto forte, che poi Strada, nelle pagine successive, si preoccupa di motivare, portando esempi, similitudini e paralleli storici. Lo studioso di letteratura e cultura russa comunque pone questi concetti, per così dire, eccentrici al pensiero dominante, con la pacatezza e la risolutezza di chi ha dati e testi dalla "sua" parte (anche se, di fatto, non è che si prenda posizione nell'uno come nell'altro senso, semplicemente si presentano dei dati).

E, poco dopo, si rincara la dose, citando un discorso di Nikolaj Bucharin, dirigente del Partito Comunista Russo, durante il XII Congresso del partito stesso nel 1923:
Caratteristico dei metodi di lotta fascista è che i fascisti più di qualsiasi altro partito, hanno fatto propria e mettono in pratica l'esperienza della Rivoluzione Russa. Se li consideriamo da un punto di vista formale (...) si ha una perfetta applicazione della tattica bolscevica e significativamente del bolscevismo russo.
Il libro prosegue nel date questa visione delle cose molto disincantata ed alternativa,  attingendo a piene mani da un serbatoio amplissimo di informazioni, a conferma di come Strada conosca a menadito non soltanto la letteratura, anche e soprattutto storico-politica, ufficiale ma anche quella d'opposizione o comunque non inquadrabile. Ed ecco che si scopre come già Stalin, in tempi non sospetti, avesse ammesso la possibilità, anzi in una certa qual misura la necessità di aggiornare ed attualizzare il pensiero di Marx ed Engels, sfatando il mito della "pura bontà" di Lenin e andando nel cuore delle dicotomie e incomprensioni all'interno del partito.

Ma questo, e serve una notevole dose di sangue freddo per poterlo affermare, non è un libro anti-rivoluzionario o peggio reazionario, nel senso più negativo. Trattasi, semplicemente, di un'analisi storica sotto forma di saggio in cui si rifiuta di accettare e raccontare la realtà ufficiale, quella di facciata, sforzandosi di andare a fondo nelle vicende, scoperchiando bauli segreti da cui trarre fuori collegamenti inaspettati.

Collegamenti inaspettati che possono essere riassunti con il forte, fortissimo legame che il regime sovietico ha avuto con la figura di due zar iconici per la storia russa e che rispondo ai nomi di Ivan Il Terribile e Pietro Il Grande. Ambedue, seppur nelle loro grandi differenze, incarnano uno spirito e un'ideologia che ha trovato la sua perfetta continuità nell'Urss: un misto di paternalismo, ferocia, spirito di innovazione e radicamento alle proprie tradizioni che hanno fatto la Russia e la faranno, secondo l'analisi di Strada, negli anni a venire.

Un libro per ripensare e rileggere la storia della Russia non alla luce dell'ideologia ma alla luce dei fatti. Anche se questi fatti possono sembrare, in modo rivoluzionario, del tutto inaspettati.

Mattia Nesto