Rileggiamo con voi - Febbraio 2016

Foto di ©Debora Lambruschini

Buongiorno Lettori! 
Come ogni fine-mese, ecco i nostri consigli, tratti dalla letteratura di diversi anni e nazioni! 
Cliccando sul link, vedrete di volta in volta le nostre recensioni e articoli.

Buona scelta e ottima lettura,
La Redazione

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Carolina consiglia
Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov 
(qui l'invito alla lettura)
Perché è un'opera straordinaria, poliedrica, travolgente. Perché i personaggi debordano dalle pagine e non ti lasciano più. Perché l'autore è un mago nell'armonizzare i diversi piani narrativi, costruendo una trama dai risvolti sorprendenti.
A chi l'ha letto una volta e vorrebbe rileggerlo una seconda e poi una terza; agli studenti che cercano stimoli intellettuali e buona letteratura; agli appassionati delle versioni alternative, delle ipotesi non scontate, dei protagonisti impensabili; infine a chi non è ancora riuscito a trovare un'affinità con la letteratura russa, perché questa potrebbe essere la volta buona. 

Quando il giornalismo sportivo diventa letteratura: Quello del tennis di Gianni Clerici

Quello del tennis
di Gianni Clerici
Mondadori, 2015


pp. 200
€  17





Quello del tennis è una sorta di autobiografia in cui Gianni Clerici ripercorre la sua vita e la sua carriera di giornalista. Il piccolo Gianni impara fin dall’età di sei anni a giocare a tennis e fa una scelta decisiva già da bambino: "Voglio giocare a tennis. E diventare un campione".


Così, dopo aver  frequentato per qualche anno  il liceo, decide di ritirarsi da scuola per inseguire il suo sogno. Il ragazzino magrissimo dalle lunghe gambe  mostra un grande talento, arrivano le prime vittorie e viene anche il momento magico di calcare il campo di Wimbledon, il tempio del tennis, in uno stato di trance simile a quello del pellegrino che raggiunge piazza San Pietro. Gli ingredienti e la tecnica per una carriera folgorante sembrano esserci tutti, ma Gianni dopo qualche tempo si rende conto di essere inadatto alla vittoria, che implica un atteggiamento bellico. E lui questo atteggiamento non ce l'ha.

#Pillolediautore: L'immagine che fa tilt – "La camera chiara" di Roland Barthes




È la primavera del 1979, e Roland Barthes (di cui potete leggere un altro Pillole di autore: leggi qui) scrive questo piccolo saggio, pochi mesi prima di morire. Sul retro di copertina della bella edizione Einaudi viene definito il suo “testo più penetrante”. Il testo entra in profondità e chi conosce il Barthes di Critica e verità troverà un altro Barthes, qui.

Prima osservazione di stile: egli stesso chiama questo saggio una “nota sulla fotografia”, e in effetti si tratta di un insieme di annotazioni. Immaginate un Barthes sessantacinquenne che sfoglia album zeppi di foto-ricordo e che, un po' per carattere, un po' per vocazione professionale, voglia scriverne un libro, fare un'analisi del medium fotografia, all'epoca forse più in uso che oggi. Un Barthes che pian piano, nel giro di qualche mese, giorno dopo giorno annota su un taccuino riflessioni sparse, di carattere strettamente personale: questo è “La camera chiara”.
Un giorno, molto tempo fa, mi capitò sottomano una fotografia dell'ultimo fratello di Napoleone, Girolamo (1852). In quel momento, con uno stupore che da allora non ho mai potuto ridurre mi dissi: «Sto vedendo gli occhi che hanno visto l'Imperatore». (…) Il mio interesse per la Fotografia assunse così una coloritura culturale. (…) Nei confronti della Fotografia, ero colto da un desiderio «ontologico»: volevo a ogni costo sapere cos'era «in sé», attraverso quale caratteristica essenziale essa si distingueva dalla comunità delle immagini”.

#CritiComics - "Love addict": tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e invece già lo sapevate

Love addict. Confessioni di un seduttore seriale
di Koren Shadmi
Bao Publishing 2016

Traduzione di Leonardo Favia
pp. 224
€ 22.00


K. è un ebreo newyorkese e ha tutto quello che ci si aspetta da un ebreo newyorkese. Occhiali spessi, gracilino, difficoltà col gentil sesso e un lavoro creativo (l'animatore, in questo caso). Dopo la fine di una storia d'amore, K. prevede di entrare in un periodo di quarantena e pensare solo a sé stesso, ma la cosa lo fa sprofondare nella solitudine e nella depressione. Stanco di ritrovarsi un peso morto in casa, il suo coinquilino lo obbliga a iscriversi a Lovebug, un'app di incontri. K. scopre il sesso occasionale e la sua vita cambierà totalmente.

Con il suo nuovo graphic novel, Love addict (Bao Publishing, 2016) Koren Shadmi, autore israeliano da anni trapiantato a New York, vuole mirare in alto. Tira in ballo Woody Allen, Robert Crumb e Chester Brown ma non riesce nemmeno ad avvicinarsi alla trimurti della sessuomania. Il suo fumetto non ci riesce perché il protagonista è simpatico, pettinato, educato, con i vestiti giusti, il lavoro giusto, il giusto anonimato, il giusto rispetto per sé stesso e la ragazza di turno. Allen, Crumb e Brown non avevano paura nel dipingersi degli schifosi, dei malati, delle brutte persone, degli stronzi di prima categoria. Mettevano in campo loro stessi nel gioco brutale e selvaggio del sesso, anteponendo i loro difetti, le loro piccolezze per far emergere non tanto la loro umanità quanto una piccola porzione di verità nei legami umani.

L'abbandono della vita, l'amore della morte: Last words di Gabriele Tinti




Last words
di Gabriele Tinti
Skira , 2015

pp. 89
17 €

Una vita può trovare il suo senso nell'istante in cui finisce? Questa la domanda che ha martellato il mio cervello nelle ore successive a quando, di prima mattina, mentre un giorno nuovo stava per iniziare ed una vecchia notte stava per terminare, ho finito di leggere Last words di Gabriele Tinti, edito da Skira. Il libro di Tinti è una raccolta di poesia, anzi di found poems, ovvero di quei messaggi, spesso scritti su post-it improvvisati e fogli già precedentemente scarabocchiati, che i suicidi lasciano agli amici o ai famigliari (o magari alla stessa persona "causa" dell'estremo atto) un attimo prima di suicidarsi. Sono poesie trasudanti, dolorosamente trasudanti vita queste poesie di morte.
Un tragitto lucido e diretto quello di Gabriele Tinti che, anche grazie alle "perfette" immagini di Andres Serrano, riesce a realizzare un volume onesto nel senso di autentico e reale nel senso di oggettivo per uno dei temi maggiormente soggettivi che vi possano essere: ovvero la decisione di interrompere, volontariamente, la propria vita.

Indignamoci e seguiamo Jaddo in corsia: la satira è dietro il carrello dei disinfettanti

Vita di corsia. Storie vere e non romanzate di una giovane dottoressa
di Jaddo
Vallardi, Milano 2016

Traduzione di Maddalena Togliani
pp. 260
€ 14,90 (cartaceo)


Ci sono storie che partono da un camice, un fonendo sempre al collo e una vena critica accesa, di quelle che rimangono anche alla fine del turno. Jaddo, nota blogger francese (http://www.jaddo.fr/), ha coperto con pseudonimo i suoi sfoghi e i casi che le capitavano durante il tirocinio e durante l'internato per diventare "medico generale", come dicono in Francia. Ma attenzione, non si tratta del classico "stupidario" con le più divertenti castronerie da parte dei pazienti; o perlomeno, non solo. 
Si trova innanzitutto la "Jaddo" umana, quella che ha spesso dubbi e ipotesi che non osa esprimere per timore di essere snobbata o rimproverata dal medico di turno; ci sono le sue genialità e le sue frustrazioni; e poi c'è lo sdegno. Sì, perchè dietro l'ironia caustica di alcune pagine si nasconde lo sgomento per manifestazioni di disumanità e di cinismo da parte dei suoi colleghi. L'arrivismo dei compagni di tirocinio batte tutto, a volte anche la passione per una facoltà totalizzante come medicina. Ma, d'altra parte, non è una questione di vocazione, come precisa Martin Winckler nella prefazione: 

Alla fine della notte: l'alba letteraria di Anne Tyler

Se mai verrà il mattino
di Anne Tyler
Guanda, 1998

pp. 228
€ 12,00
Titolo originale If morning ever comes (trad. di L. Pignatti)





 

Opera d'esordio di una scrittrice canadese letterariamente prolifica e amatissima dal pubblico, Se mai verrà il mattino presenta tutti i pregi e tutti i difetti legati alla giovane età dell'autrice e ai tempi ormai lontani della pubblicazione (correva l’anno 1964). Lo stile di Anne Tyler ha già il ritmo rapido e la freschezza ponderata e intelligente che caratterizzeranno i romanzi della maturità, ma lo sviluppo narrativo tende a tratti alla frammentazione e ad una seppur poetica dispersione.

Cormac McCarthy, "Cavalli selvaggi"

Cavalli selvaggi (All the Pretty Horses, 1992)
di Cormac McCarthy
Einaudi, 2006

traduzione italiana di Igor Legati

pagine 304

disponibile anche in formato elettronico




La forza letteraria di Cormac McCarthy sta senza dubbio nella sua grande capacità di trasportare idealmente il lettore nei luoghi narrati. Le descrizioni degli ambienti che costituiscono lo scenario sullo sfondo del quale gli attori prendono vita hanno valore assoluto per il nitore e la potenza evocativa che le caratterizzano. Allo stesso modo i tempi estremamente dilatati e i dialoghi, rarefatti e ridotti all'essenziale, incastonati nella narrazione in un continuum indissolubile, arricchiscono le storie con un realismo crudo e impietoso, lontanissimo da ogni tentazione ottimistica o giustificatoria.