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CriticaLibera - L'uomo perfetto? Lasciamolo agli Harmony

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L'uomo perfetto non esiste: e per fortuna!, potremmo dire noi donne, che da sempre adoriamo le sfide impossibili (ma appena appena verosimili). Niente di nuovo, insomma, nella vita reale, dopo i quindici anni ce ne siamo accorte tutte, ma adesso pare che anche la letteratura non ne possa più di principi impomatati e conti in banca vertiginosi. Insomma, direte, ci sono state le Cinquanta sfumature... Sì, giusto, ma quando?

Nel frattempo, sono usciti libri che hanno riportato l'attenzione sull'uomo di tutti i giorni, magari anche un po' nevrotico, inconcludente, o profondamente geniale. Così, ad esempio, in "L'amore è un difetto meraviglioso" di Gramae Simsion (Longanesi, 2013) Don Tillman è un genetista di successo, eppure la sua patologia non è ancora ben chiara agli psicanalisti: Asperger? Disturbo bipolare? Semplicemente, nella sua mente è tutto razionale, dagli ingredienti da usare nella sua dieta (sempre uguale ogni settimana) al numero di ore da dedicare alla pulizia del bagno... Immaginate, ora, che un uomo così voglia costruire un questionario per il Progetto Moglie, ma che alla sua porta bussi la donna sbagliata (vitale, esuberante, problematica ma divertente)...


Certo, Don Tillman è un po' un caso limite, ma anche il divertimento estremo del Pampaloni di Pallavicini in "Una commedia italiana" (Feltrinelli, 2014) testimonia che l'esagerazione piace sempre di più, perché estremizza i difetti quotidiani. Stavolta il protagonista (morto ma presente tanto quanto i figli vivi e vegeti) non ha patologie cliniche, a meno di non ritenerlo malato di scherzi e di egocentrismo. Eppure di pagina in pagina, Pallavicini ci racconta di un uomo che ha passato la vita a mentire e a costruire la propria immagine, in una grande divertente commedia, grottesca e a tratti emozionante.

Pampaloni non è l'unico giocoliere della vita, sempre a passarsi i birilli di intrighi e mangerie: anche a Bellano i paesani sono sconvolti da un altro spassosissimo mistero. Con la sua solita ironia, Andrea Vitali in "Quattro sberle benedette" (Garzanti, 2014) suggerisce che nessuno - ma proprio nessuno - in paese è salvo dai vizi e dai peccatucci (più o meno veniali), Chiesa e istituzioni comprese... Il rischio per il lettore è proprio quello di affezionarsi ai personaggi, così drammaticamente umani da assomigliare al vicino di casa. Sì, perché - anche se ambientato negli anni del fascismo - Quattro sberle benedette dialoga con l'uomo di oggi.

Più pensoso e ritorto su sé stesso e il proprio passato, il protagonista di Paolo Giordano in "Il nero e l'argento" (Einaudi, 2014): l'uomo del Duemila ammette le proprie fragilità, le cadute, l'affetto quasi simbiotico per la propria solitudine, da sconfiggere con pochi e selettivi affetti.

E per chi volesse trovare un uomo pieno di difetti, in pieno stile Bridget Jones, ecco che "Non son degno di tre" di Jon Rance (Longanesi, 2014), porta alla luce una nuova problematica: i trentenni attuali alle prese con la paternità e con le rinunce che comporta diventare adulti. E responsabili? Insomma, visto che il protagonista Harry tiene un diario con pensieri erotici, clamorose sbronze e grandi punti interrogativi sulle reazioni della moglie Emily, paziente all'inverosimile (e innamorata).

Potremmo citarne tanti tanti altri, ma ecco cinque titoli che permettono di gettare nuova luce sull'universo maschile (a volte riconfermando gli inevitabili fondi di verità di tanti luoghi comuni).

GMGhioni