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CriticaLibera: Gli intellettuali dimezzati: la querelle Carofiglio-Ostuni

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Nel battage sensazionalistico dall’alto livello di interesse (lo dico senza ironia: questi scontri sono molto più rivelatori dei dibattiti, e senza di essi che noia ci sarebbe nel mondo editoriale) scaturito dal bisticcio Gianrico Carofiglio-Vincenzo Ostuni, ciò che colpisce è il carattere apocalittico della controreplica di un gruppo di intellettuali che è andato a protestare presso il commissariato gaddiano.
Ma riassumiamo, per i pochissimi che possano non conoscere la questione: subito dopo il premio Strega (assegnato a Piperno), l’editor dello sconfitto Trevi, Vincenzo Ostuni di Ponte Alle Grazie, si è lasciato andare a uno sfogo su Facebook (poco importa che il suo profilo sia pubblico o privato):
«Finito lo pseudo fair play della gara, dirò la mia sul merito dei libri. Ha vinto un libro [Inseparabili, di Alessandro Piperno, ndr] profondamente mediocre, una copia di copia, un esempio prototipico di midcult residuale. Ha rischiato di far troppo bene anche un libro letterariamente inesistente [Il silenzio dell’onda di Gianrico Carofigliondr], scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di responsabilità dello stile, per dirla con Barthes.»
Evidenzio, dunque, che per lui Il silenzio dell’onda, libro di Carofiglio, è:
«Un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di “responsabilità dello stile”, per dirla con Roland Barthes.»
Si può notare come, a differenza del parere su Piperno, per quanto riguarda Carofiglio la critica di Ostuni si sposti anche alla persona.
Carofiglio, come il bambino che invece di tirare un cazzotto al bullo chiama la mamma, querela Ostuni chiedendo cinquantamila (50000!) euro di risarcimento. È difficile capire quali danni possa aver subito Carofiglio, ma lasciamo stare. Tutti, quasi unanimemente, consideriamo spropositata la reazione del magistrato (che ne denuncia la mentalità da Stato Etico --> Stato-mamma): ma la controreazione cosa ci svela?
La controreazione di solidarietà così si è svolta: alcuni intellettuali, tra cui Fulvio Abbate, Maria Pia Ammirati, Nanni Balestrini, Marco Belpoliti, Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, Gabriele Pedullà, Christian Raimo, Giorgio Vasta etc. etc., sono andati, solidali con Ostuni, a autodenunciarsi (leggendo a alta voce le parole dell’editor) al commissariato per il seguente motivo:
«[…] non è necessario condividere il parere di Ostuni per rendersi conto che la decisione di Carofiglio costituisce in questo senso un precedente potenzialmente pericoloso. Se dovesse passare il principio in base al quale si può essere condannati per un’opinione – per quanto severa – sulla produzione intellettuale di un romanziere, di un artista o di un regista, non soltanto verrebbe meno la libertà di espressione garantita dalla Costituzione, ma si ucciderebbe all’istante la possibilità stessa di un dibattito culturale degno di questo nome. La decisione di Carofiglio è grave perché, anche a prescindere dalle possibilità di successo della causa, la sua azione legale palesa un intento intimidatorio verso tutti coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese. Ed è tanto più grave che essa giunga da un magistrato e parlamentare della Repubblica.»

Vincenzo Ostuni
Come dicevo, colpisce il carattere apocalittico di tale motivazione, anch’esso a mio parere sproporzionato: il contesto in cui è nato l’attacco di Ostuni, va ricordato, non è quello di un dibattito culturale, ma quello molto più circoscritto (privatistico, o personalistico direi) di un litigio seguito alla reazione scomposta di uno sconfitto a una competizione. Ostuni non ha espresso il suo parere su Carofiglio in occasioni generiche, ma esclusivamente come reazione stizzita (dunque come parte in causa) a una sconfitta: giusta o ingiusta che sia (sappiamo tutti come funziona lo Strega), non è altro che la reazione poco sportiva di chi perde e poi insulta uno degli avversari-nemici (arrivato tra l'altro dietro) come uno dei tanto vituperati tifosi di calcio. Pare Andrea Agnelli che strepita contro la Giustizia Sportiva: sarà juventino Ostuni?
Comunque, Carofiglio non ha querelato chi lo ha recensito su un quotidiano o sito, ma chi lo ha insultato su Facebook (che è come dire in piazza, con l’aggravante dello scripta manent): ripeto, la reazione è esagerata. Ma altrettanto esagerato è dare a Ostuni il ruolo di vittima di “reato d’opinione”: è semplicemente l’autore di un insulto (“scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante”), e ci sta, ma chi insulta deve mettere in conto una eventuale permalosità della controparte.

Risulta inoltre curioso leggere, nella motivazione degli intellettuali, che si parli di “precedente potenzialmente pericoloso”: di precedenti ce ne sono già stati, ma senza adunate di fronte ai commissariati. Mi riferisco prima di tutto alla querela (circa dieci anni fa) di Walter Pedullà (padre di Gabriele Pedullà, uno dei promotori dell’adunata) contro la critica Carla Benedetti per il caso Martone, senza entrare nel merito di chi avesse ragione e chi torto (il Tribunale comunque respinse la richiesta di Pedullà), ma soprattutto a quella più recente (maggio 2012) e grave e multimilionaria di Roberto Saviano contro Marta Herling e «Il Corriere della Sera», per via di una disputa storica (e non un insulto) sulla presunta veridicità di un episodio della vita di Benedetto Croce (di cui la Herling è nipote) su cui Saviano basa una sua tesi.

Post scriptum: cosa diamine vuol dire “esempio prototipico di midcult residuale”? Va bene essere tra i primi firmatari del Gruppo dei TQ, ma lo stilismo anacronistico meglio lasciarlo nei Documenti del Movimento!