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ParcoPoesia: la poesia contemporanea a Rimini, 27-29 luglio 2012

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In un luogo d'eccellenza come il Castel Sismondo di Rimini, da venerdì 27 a domenica 29 luglio si è svolta la nona edizione del festival ParcoPoesia, ideato e diretto da Isabella Leardini. Il festival è nato con l'intento di promuovere la poesia giovane senza sottrarsi alla funzione di "guida" di poeti ormai affermati, presenti infatti anche quest'anno (ricordiamo Maria Luisa Spaziani, Umberto Piersanti, Milo de Angelis, Davide Rondoni, Alberto Bertoni, Antonio Riccardi e Gianmario Villalta, tra gli altri). ParcoPoesia è, insomma, un'occasione importante per chi in poesia sta muovendo, con serietà, i suoi primi passi. Ci sono andato per la prima volta quest'anno, risarcendo così l'amarezza di non esserci potuto andare l'anno scorso. Quello che segue è dunque una cronaca dell'evento vissuta "dall'interno" per i giorni in cui ho presenziato: il pomeriggio del 28 luglio e l'intera giornata del 29 luglio.



All'interno del Castel Sismondo

28 luglio

Dopo un viaggio di un'ora in treno e sei in autobus, dopo l'immancabile piadina (piadèina) e la sosta in ostello, il primo evento a cui ho assistito è stato il recital Non recidere, forbice, quel volto (quel verso straziante e pure così nitido che Montale scrisse per Clizia), in cui Milo de Angelis ha presentato alcuni dei più intensi epistolari amorosi (Campana-Aleramo, Salomè-Rilke, Rilke-Cvetaeva, Pavese-Garufi), con alcuni splendidi estratti interpretati da Viviana Nicodemo, che ha saputo - magistralmente a mio avviso - variare ritmo e tonalità per incarnare le personalità e gli stati d'animo dei grandi autori. Ha chiuso l'incontro la voce profonda e pacata di De Angelis, che ha letto alcune delle sue più belle poesie, da Somiglianze (1976) fino alle ultime raccolte.
Subito dopo, è stata la volta di un altro epistolario d'eccellenza, innervato da un'amicizia che può essere non meno intensa dell'amore: l'epistolario - decennale - tra Vittorio Sereni e Attilio Bertolucci. Alberto Bertoni, professore di letteratura italiana all'università di Bologna e poeta, e Antonio Riccardi, poeta e direttore editoriale della Mondadori (incarico ricoperto, cinquant'anni prima, dallo stesso Sereni) hanno condotto l'incontro con competenza e anche con passione. Per me, laureato su Sereni, è stato emozionante ascoltare - dalla voce quasi commossa di Riccardi - estratti della corrispondenza dei due grandi poeti. La poesia resta: ma avere un'immagine più nuda dell'uomo che l'ha scritta può farcela amare ancora di più. Tra l'altro, la sala dove si sono tenuti entrambi gli incontri esponeva anche "Ris-volti", la mostra fotografica di Daniele Ferroni, che ci offre il ritratto di 36 poeti, da Tonino Guerra fino ai giovanissimi Lorenzo Mari e Dina Basso.
Verso le 19.00 (anzi con un po' di ritardo: ma alla poesia è concesso) siamo usciti all'aperto per il reading di autori nati negli anni '70 o nei primissimi anni '80 - quindi giovani ma già entrati nella maturità: Davide Brullo (che con raro altruismo ha scelto di leggere le brucianti poesie di Simone Cattaneo, poeta prematuramente scomparso), Matteo Fantuzzi, Stefano Maldini, Zingonia Zingoni, Elisa Teodorani, Salvatore Ritrovato, Matteo Bianchi, Matteo Munaretto, Aurora Castro, Lorenzo Chiucchiù, Francesca Serragnoli,Corrado Benigni, Nicola Boltrini, Francesca Cricelli. Il mio taccuino non ne rgistra altri, ma chiedo venia per ogni eventuale dimenticanza. Le voci che si sono alternate sono diverse, ma in generale mi sembra di poter dire che a prevalere è stato il versante lirico o quello che spinge più su immagini vivide e disturbanti (Cattaneo, Chiucchiù). Più isolati i casi di poesia-reportage e/o di esplicita riflessione (Fantuzzi, Ritrovato, Benigni). Del tutto assente, invece, l'area sperimentale: un po', forse, per le coordinate estetiche più tradizionali del festival, un po' per la tendenza di molti autori sperimentali a fare rete solo fra loro, a evitare compromessi (scelta "etica", rifiuto ricevuto o semplice snobbismo? sarebbe interessante interrogarli, e del resto la polemica sperimentalismo-mainstream è vivissima, ad esempio, in Inghilterra).
Dopo il nutrito buffet offerto (ParcoPoesia può vantare il supporto di sponsor come la Cassa di Risparmio di Rimini), la serata si è chiusa con l'evento Lettere a un giovane poeta, dove si realizza più pienamente lo spirito del festival: poeti affermati introducono giovani di talento da loro scelti. Rosita Copioli, Alberto Bertoni, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta hanno così presentato Dina Basso, Luca Occhilupo, Martina Abbondanza, Maria Borio e Marco Scarpa, rispettivamente. Tra i giovani che hanno letto, le mie preferenze, personalissime, vanno a Maria Borio e a Marco Scarpa, ma anche alle argute e godibi poesie in dialetto siciliano di Dina Basso, che mi hanno posto di fronte - con la loro sfacciata vitalità e grinta - a un tipo di poesia che frequento poco. A seguire, un breve concerto dei RadioLondra, band musicale di giovani e bravissimi romagnoli, che hanno cantato pezzi del loro primo album, Quello che c'è.

29 Luglio

Il pubblico alla libreria Punto Einaudi
Il primo evento della giornata conclusiva si è tenuto non al Castel Sismondo, ma nella piccola libreria Punto Einaudi, dove alle 11.00 è stata presentata la discussa antologia "Nuovi poeti italiani 6" (Einaudi, 2012), a cura di Giovanna Rosadini, poetessa ed editor presso Mondadori. Ho detto "discussa" perché è stata criticata, su giornali nazionali, la scelta di includere soltanto voci femminili (Alida Aliraghi, Daniela Attanasio, Antonella Bukovaz, Maria Grazia Calandrone, Chandra Livia Candiani, Gabriela Fantato, Giovanna Frene, Isabella Leardini, Laura Liberale, Franca Mancinelli, Laura Pugno e Rossella Tempesta). Eppure, è solo entrando nel merito dei testi e del progetto globale che un'antologia è criticabile o meno: e siccome i testi che ho ascoltato, letti dalle autrici (presenti in buon numero) promettono bene, passerò a leggere l'antologia e, chissà, a recensirla per CriticaLetteraria.
Il critico e poeta Salvatore Ritrovato ha condotto con leggerezza e intelligenza, la piccola libreria era talmente piena che molti sono rimasti in piedi. Un bell'incontro insomma, che si è protratto ben oltre i tempi previsti, segno che c'era effettivo interesse da parte del pubblico e coinvolgimento da parte delle autrici.
Dopo un pranzo insieme, siamo tornati a Castel Sismondo, dove Davide Rondoni e Umberto Piersanti hanno dialogato con Isabella Leardini sul concetto di Poesia d'amore; ciascuno dei poeti ha espresso la sua visione, che risponde a concezioni secondo me complementari: la Leardini ha parlato dell'amore come "fatto" più ancora che sentimento, soffermandosi sulla difficoltà di scrivere d'amore; Rondoni ha legato amore e conoscenza, sulla scorta del cristianesimo e della massima incarnazione poetica, quella di Dante; Piersanti ha invece posto l'accento sulla natura erotica e del più ristretto rapporto uomo-donna nell'amore. Il pubblico, peraltro numeroso, era chiamato a intervenire e a discutere, come in un workshop. Purtroppo, però, se si eccettua un mio piccolo intervento a margine, nessuno è intervenuto. Timore? vastità dell'argomento? i motivi possono essere vari, ma è un peccato che l'incontro sia stato così frontale, contro le sue stesse intenzioni.
Subito dopo, è stata la volta di Francesca Cricelli, che ha raccontato del suo incredibile incontro con Bruna Bianco, poetessa brasiliana che Ungaretti conobbe e amò nell'ultima stagione della sua vita. E' stato toccante ascoltare questa esperienza diretta, questo incontro preparato da mesi di ricerche e avvicinamenti e che ci permetterà presto di leggere queste lettere - a tuttora inedite - di "Ungà".
Verso le 18.30 è stata la volta di un reading parallelo a quello del giorno prima, che ha ospitato moltissimi giovani autori: Anna Ruotolo, Tommaso Di Dio, Giuseppe Carracchia, Francesco Iannone, Piero Simon Ostan, Nicola d'Altri, Alessandra Trevisan, Enea Conti, il sottoscritto, e altri che non ho trascritto perché ero
teso e in attesa del mio turno. Mi scuso, ovviamente, con tutti loro. Tantissimi autori insomma, perché importante è dare a ciascuno una possibilità; il rischio, sicuramente previsto e prevedibile, è quello della dispersione, del non ricordare chi ha scritto quella poesia che ci era piaciuta più delle altre. Racconto a tal proposito un piccolo aneddoto personale: dopo il reading, un'anziana insegnante mi ha fermato per dirmi che c'era uno che (poeticamente parlando) gli era piaciuto particolarmente. "Ha la camicia azzurra", mi ha detto, ma non era sicura fossi io. Ho riso un po' e l'ho ringraziata sulla fiducia.

Il festival si è concluso con un intenso reading di Davide Rondoni, in grado di dialogare agevolmente col pubblico introducendo non solo le poesie ma anche il dialogo con le opere d'arte che le hanno fatte nascere. Il climax ritmico e il passo fluviale delle poesie di Rondoni hanno trovato in un'interpretazione passionale il loro alleato migliore, e mi hanno fatto rivalutare certi aspetti tecnici di poesie che - sulla carta - non mi avevano convinto pienamente. Subito dopo, il bellissimo film Bright Star di Jane Campion, incentrato sulla storia d'amore tra John Keats e Fanni Brawne, ha chiuso il festival sotto le stelle e le luci soffuse del Castel Sismondo, davanti a un pubblico attento e numeroso.


Insomma, questa edizione - il cui filo conduttore, come si sarà capito, è stato l'amore ("Fedeli d'amore" recita il sottotitolo, appunto) - mi è sembrata ricca e con molti interventi di qualità, con una scaletta fitta ma senza odiose sessioni
parallele che avrebbero obbligato a optare per un incontro piuttosto che per un altro. Un ottimo traguardo insomma, e staremo a vedere come sarà l'anno prossimo, quando - ci scommetto - in occasione dei primo compleanno pieno (10 anni) del festival, l'organizzazione e i poeti daranno il meglio di sé.

Davide Castiglione