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"Passione di tango", di Alfredo Helman

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Passione di Tango
di Alfredo Helman
Edizioni Clandestine, 2012



Non vi è luce tra i corpi. Uniti, rassembrano quelle piante che, intrecciando i loro tronchi, danno origine a un’unica entità. Neppure nei repentini cambi imposti dalla coreografia, essi acconsentono a disgiungersi. La coppia balla in silenzio, i volti pervasi da una gravità che non lascia spazio alcuno al sorriso, né alla parola. È un rito e, come tale, segue regole inviolabili. I due scivolano sul pavimento non con la leggerezza di un valzer o l‘esuberanza di una rumba, ma con la concentrata passione di un atto sessuale.

Come due ballerini, il Tango e l’Argentina costituiscono un binomio pressoché indissolubile, un legame che si protrae da più di un secolo. Il Tango è trasversale agli strati sociali e alle appartenenze politiche. Personaggi come Gardel, Pugliese, Troilo o Piazzolla sono considerati eroi nazionali al pari di Belgrano o di Perón. “Carlitos” Gardel è addirittura venerato quasi come un santo, al pari di Evita. Il suo monumento funebre al cimitero della Recoleta è meta di veri e propri pellegrinaggi, e si narra che nella sua mano vi sia sempre una sigaretta accesa.

Dopo "Il militante" e "Il Peronismo", entrambi usciti nel 2005, Alfredo Helman ricompare sugli scaffali con questa “Passione di Tango”, pubblicata per i tipi di Edizioni Clandestine. Helman ripercorre la storia del Tango (e dell’Argentina) dai suoi natali fino ai giorni nostri. Perfettamente organizzato e suddiviso in capitoli secondo uno schema cronologico, il libro affronta l’argomento secondo diverse prospettive, trattando, oltre l’aspetto meramente storico, quello relativo alla musica, agli strumenti utilizzati (interessante la storia dello sviluppo del bandoneon), al linguaggio tipico del primo periodo (il Lunfardo, gergo dei bassifondi bonaerensi), soffermandosi poi su compositori e interpreti più significativi, narrandone sinteticamente ma in modo efficace la vita e le opere più note. Trova spazio addirittura un paragrafo dedicato al galateo del Tango, che prevede alcuni comportamenti fondamentali e irrinunciabili.

In diversi punti del libro – in particolare nell’ottavo capitolo – Helman riporta il testo di alcune delle più note composizioni, offrendo al lettore una vera e propria antologia poetica. Le liriche tanguere riflettono le diverse facce del Tango, come sosteneva Tulio Carella:

è una musica popolare, dalle molteplici facce, ognuna delle quali provoca reazioni diverse. Il tango è, o può essere: giocoso, sinistro, sensuale, allegro, lamentoso, triste, burlone, ironico, drammatico, lubrico, sarcastico. In questa varietà risiede la sua forza espressiva.

La storia del Tango scorre parallela a quella del Paese, a tratti difficile e travagliata. Nel corso del Ventesimo Secolo l’Argentina fu teatro di diversi colpi di stato a opera dei militari, longa manus dell’oligarchia terriera che vedeva nel miglioramento delle condizioni di vita del popolo una minaccia al proprio potere e alla propria smisurata ricchezza. Particolare virulenza ebbe il Proceso de reorganización nacional a opera del triumvirato Videla-Massera-Agosti, che mise l’Argentina sotto una cappa di terrore dal 1976 al 1983, perpetrando crimini impensabili e inauditi, provocando la morte di circa 30mila cittadini, nella maggior parte giovani studenti prelevati illegalmente, rinchiusi in luoghi segreti, torturati e infine storditi e gettati in mare dagli aerei, come emerso dalle indagini rese possibili al ritorno della democrazia. Lo stesso Helman, come molti altri, fu costretto all’esilio per evitare la desaparición.

Caratteristica di questo bel libro è la ricchezza di note a piè pagina, che forniscono delucidazioni sulle moltissime fonti citate da Helman e su particolari avvenimenti o momenti storici; l’abbondanza di note tuttavia non inficia la leggibilità, che rimane ad alti livelli, nonostante forse una traduzione a tratti un po’ forzata; termini originali come porteño o tanguero, ad esempio, credo avrebbero conferito una sfumatura più ricca di fascino rispetto alle rispettive traslitterazioni in “portegno” e “tanghèro”, oggettivamente bruttini e dal sapore un po’ provinciale.
L’altra particolarità di quest'opera è appunto la sua grande leggibilità, che la rende proponibile anche a chi non è particolarmente esperto nel settore. La struttura perfettamente organizzata consente infatti al lettore l’acquisizione delle informazioni necessarie in modo ottimale.

In definitiva, un libro emozionante e coinvolgente. Come un tango, d'altronde.

Stefano Crivelli