in

CRITICALIBERA: Libri sullo scaffale

- -


Le mie passeggiate per il centro cittadino si concludono, o interrompono, spesso e volentieri con una visita ad una delle mie librerie di fiducia. E’ quasi più forte di me, gli scaffali mi chiamano e raramente ho la forza di resistere, quando entro in una libreria è come entrare in un universo parallelo, si spalancano le porte di infinite possibilità, mi basta poi pensare che ogni libro racchiude in sé un altro mondo e mi vengono letteralmente le vertigini. Non so a voi, ma a me piacciono le librerie caotiche, quelle troppo ordinate, con gli scaffali etichettati: Fantascienza, Esoterismo, Novità, Narrativa ecc. quelle non le sopporto. Le etichette sono quasi tutte sbagliate, quasi tutte assegnate a casaccio, già etichettiamo le persone, perché anche i libri? Sbagliando tra l’altro. Perché Peter Pan si trova nello scaffale di Narrativa Classica quando ciò che contiene sono contenuti più che attuali? E poi è anche una storia fantastica, perché invece nello scaffale del Fantasy ci stanno libri di alcuni scrittori che non hanno fantasia? Cronache, Guerre e Leggende di qualche mondo fantastico emerso dal nulla e che segue sempre le stesse regole stereotipate del genere. Meglio una libreria senza scaffali etichettati, una dove entri e pensi: “il libro che voglio acquistare deve attirarmi a sé, ci deve essere un legame che lo deve portare tra le mie mani, non una stupida etichetta che fa rientrare a forza qualcosa dentro i suoi standard!”
In più c’è la soddisfazione della ricerca, la libreria diventa un’antica cripta con migliaia di misteri da svelare e reperti archeologici da riportare alla luce. Meglio ancora poi se la libreria è labirintica, se gli scaffali formano un dedalo intricato nel quale puoi ricavarti il tuo angolino di intimità. Detesto invece quelle librerie con gli scaffali a muro e al centro qualche espositore con le novità o i libri che vanno di moda al momento: tutta l’atmosfera mistica intrinseca nella libreria in sé viene a mancare, facendo emergere il chiaro scopo commerciale che purtroppo oggi sta alla base del mercato editoriale.


Saltando quindi a piè pari l’eventuale sezione “Novità e Best-Seller” cominciano i miei vagabondaggi tra gli scaffali pieni di tomi. Molti sottovalutano la copertina, invece è fondamentale per il primo impatto, è il biglietto da visita del libro, è il suo modo di dire: “Hey! Ci sono anche io sullo scaffale! Prendimi in mano e sfogliami, puoi anche leggere la quarta di copertina, se ne hai voglia!”. Quindi vado alla ricerca di una copertina magnetica, che porti il libro direttamente nelle mie mani, che mi faccia venire voglia di leggere la quarta di copertina, anche la biografia dell’autore magari. Mi piacciono i libri pubblicati da autori giovani, magari poco noti, tanti li sottovalutano, poi li leggi e capisci che sono una bomba pronta a far strage di lettori, magari invece quando ti butti sul tuo autore di fiducia ci rimani anche deluso, magari ha scritto sempre la stessa solfa cambiando i nomi dei personaggi, rimescolando un po’ gli intrecci, e variando un po’ la punteggiatura. Capita anche quello, una fregatura bella e buona, dopo tante pagine di pura genialità ti accorgi che non rimane che l’Eco dello scrittore che era una volta, in quel caso non ti resta che riporre il deludente libro nel “cimitero” dei libri deludenti, senza contare i soldi appena spesi.

Se la quarta di copertina mi ha interessato poi di solito guardo il prezzo, che per un motivo o per un altro è sempre troppo alto, per fortuna che anche le librerie fanno gli sconti, una volta era anche meglio, adesso si possono scontare del 30% solo libri pubblicati da 3 anni o più, quindi addio novità al ribasso, un altro regalo di chi gestisce il mercato. A volte i prezzi sono davvero esagerati, soprattutto per certi prodotti letterariamente e culturalmente insignificanti. Ad esempio qualche tempo fa era esplosa la moda dei vampiri, ed ecco gli scaffali invasi da copertine nere e titoli a caratteri rosso sangue, 20 euro per libri dalla quarta di copertina quasi fotocopiata da un romanzo Harmony: “X è una ragazza diversa dalle altre, un giorno si innamora di Y, ma lui nasconde un terribile segreto…” o “A si è appena trasferita nella sperduta cittadina di Forchette, le sue compagne di classe la prendono in giro, il suo unico amico è B, ma stranamente possono incontrarsi solo di notte…” chissà quali sono questi terribili segreti e perché certi ragazzi vanno in giro solo di notte? Oh, aspetta il libro si intitola “I Vampiri di blablaville” o “La scuola dei Vampiri di nomeacasoland”. Forse sono vampiri, chissà, questa trama non è per niente banale! A volte mi è capitato di essere fortunato e di aver trovato una copia del Dracula di Bram Stoker in mezzo allo scaffale monocromatico nero della depressione newGothic (alias scaffale del fantasy/horror), allora mi rallegravo un pochino. Per non parlare della quantità spropositata di libri/spazzatura destinato ad un target dalle limitate facoltà intellettive evidentemente, anche perché per comprare un libro che si intitola “Mi piace fare shopping con mia sorella” si deve avere davvero un bel coraggio… Tanti mi ripetono: “De gustibus non est disputandum”, ma qui non si parla più solo di gusti, davvero c’è chi si riduce a leggere le chiacchere di una maniaca dello shopping? Qui si parla di una caduta in picchiata della letteratura, l’interesse comune delle grandi case editrici è solamente vendere il prodotto. E qual è oggi il prodotto che vende? Ovvio: il più stupido, e considerando che l’italiano medio legge un capitolo tra una puntata dell’Isola dei Famosi e una sfogliata a un rotocalco di gossip, francamente non c’è molto di cui stupirsi se anche i gusti letterari si adeguano alla piattezza intellettuale di cui è impregnata la realtà italiana.

Insomma scelto il libro con una copertina magnetica, una quarta di copertina intrigante, un autore che fa sperare in qualcosa di buono ed un prezzo accessibile di solito mi reco alla cassa per pagare. Dico di solito non perché a volte scappo rubando il libro, non si fanno certe cose, dico “di solito” perché spesso rimango ancora a vagabondare per la libreria, col rischio di incappare in un altro libro che soddisfi i miei criteri d’acquisto, rischio ovviamente per il mio portafogli, non per altro. In ogni caso trascorrendo del tempo in libreria ti metti per forza ad osservare anche le persone oltre che i libri. E cominci a pensare che in quell’habitat dalla strana flora cartacea ci sia anche fauna interessante. I librai prima di tutto, una volta che ti rechi lì quasi ogni giorno ti prendono in simpatia (se acquisti), oppure cominciano a osservarti anche loro, magari sospettano anche che tu faccia spionaggio industriale, magari è un libraio fissato con i thriller o gialli, in quel caso è di sicuro un libraio sospettoso, quindi si avvicina, ti chiede se hai difficoltà o dubbi, ti indirizza verso i libri che combaciano alle tue preferenze, cerca di scoprire qualcosa su di te, si discute dei gusti letterari, si sa, i librai leggono molto, e hanno sempre degli ottimi consigli da dispensare, quindi è bello stabilirci un rapporto. Il resto della fauna sono persone come me, accomunate tutte da un obiettivo comune: leggere.

Gli acquirenti però sono di diverse tipologie: c’è chi, per esempio, deve fare un regalo e si arrovella tra mille domande (gli piacerà? Lo leggerà mai? Cos’è che aveva detto che voleva leggere?), così penso alla mia esperienza personale con i libri ricevuti in regalo. Un disastro. Mi piace tantissimo ricevere libri in regalo, ma 3 libri su 4 che mi vengono regalati sono libri che non leggerei mai. E il bello è che mi vengono donati da persone che conosco da anni, insomma si suppone che debbano avere una vaga idea dei miei gusti letterari. E invece no. Ma forse non è nemmeno colpa loro, è che secondo me il libro come presente non funziona. Il libro è una cosa personale, si deve scegliere di leggerlo, non ti può piombare in mano in una bella confezione con tanto di fiocchetto, e l’amico sorridente che ti dice: “sono sicuro che ti piacerà un sacco”. Con che faccia gli dici poi che quel libro, proprio no, non ti piaceva per niente?

Non manca mai quello che è lì semplicemente per dare un’occhiata a qualche novità e si aggira tra gli scaffali con aria di sufficienza, come a dire che tutti quei libri sono di livello troppo basso per lui, lui è uno studente di lettere, un professore magari, uno che legge solo saggi critici, biografie di personaggi storici, non si abbassa mica alla narrativa. Lo riconosci subito dall’angolo di 45° che traccia il suo naso rispetto al pavimento, dall’aria di sdegno che gli si dipinge sul volto quando i suoi occhi finiscono sui libri in saldo. Lui è l’esatto contrario dell’italiano medio, ma stando comunque all’estremo opposto si perde tutto quello che c’è in mezzo.

Veniamo poi alla categoria famiglie: la madre o il padre con bambino al seguito che fa i capricci per avere questo o l’altro libro-gioco, genitori spesso del tutto spaesati in quell’ambiente, che non sanno su cosa indirizzare il pargolo/a che dimostra interesse verso la lettura. E’ già cosa rara che un ragazzino voglia leggere un libro piuttosto che liquefarsi il cervello davanti ai videogiochi, passatempo apprezzato anche da me tra l’altro, ma se hai anche la sfortuna di avere dei genitori che non hanno idea di come si prenda in mano un libro, allora navighi in cattive acque, vicino all’isola del Giglio magari.

Poi ci sono le mie preferite: le ragazzine che sfogliano con aria sognante grandi capolavori della letteratura italiana come “Amore xxxttordici” o “Un tot di metri sopra il cielo”, libri di gran spessore che contribuiscono alla formazione di nuove veline e troniste di “Uomini e Donne”. Perché è quello il risultato. La società è invasa ormai da queste quattordicenni che crescono nella convinzione che fare la velina, la tronista o mostrare il sedere nella casa del “Grande Fratello” equivalga a raggiungere la cima nella scala sociale. Se non te lo insegnano i libri che farsi riprendere seminuda da decine di telecamere non è proprio il massimo chi dovrebbe farlo, la tv? Bella battuta.

E infine il divertentissimo intellettuale/oide che si immerge tra i classici della letteratura russa per mostrare a tutti quanto sia elevato il suo livello culturale, sfoglia libri impegnati, aumentando la sua autostima per ogni cliente che guarda cosa tiene in mano per poi recarsi contro ogni aspettativa alla cassa con la copia dell’ultimo best-seller preso senza pensarci troppo dall’espositore più grosso. Forse dovrebbero creare degli espositori vuoti a grandezza d’uomo in modo che questi individui ci si possano adagiare dentro e rimanere lì a farsi ammirare, che infine è quel che desiderano.

I best-seller, sono un’altra nota dolente, un altro cancro al magnifico ambiente della libreria. Secondo me ormai mettono il timbro “best-seller” su qualsiasi cosa, anche sui depliant pubblicitari del supermercato di fronte casa, magari ci pensi due volte prima di buttarlo nel cestino dopo averlo tirato fuori dalla buca della posta. Tornando alla libreria, lo stand del best-seller di turno è una cosa odiosissima! Te lo ritrovi ovunque, con la gigantografia della copertina che praticamente occupa tutto il tuo campo visivo e il poster dell’autore che per poco non viene affisso anche alla toilette. Per forza poi che vai con l’intenzione di comprare un Tolstoj e vieni fuori, non si sa come, col best-seller del momento. La strategia commerciale con la quale vieni bombardato è così insistente che solo con grandissimo sforzo di volontà puoi fare a meno di comprare il libro più pubblicizzato del momento. E’ che veramente te lo propinano a più non posso, poi, se è stato tratto un film dal libro, la libreria diventa una specie di vetrina cinematografica, dove attori dal sorriso accattivante ti tentano ancor di più dall’alto dei loro poster.
Ecco, la mia libreria preferita non mette mai i poster dei film tratti dai libri e non ha nemmeno gli espositori dei best-seller, non ha le etichette con le categorie, è disordinatissima, il libraio è un appassionato di fantascienza e trovare il libro che cerco in mezzo a quel caos alla fine mi dà veramente soddisfazione, perché il libro l’ho scelto io e non qualche esperto di marketing.

Invece nelle altre librerie, generalmente dopo aver visto che gran parte della fauna media acquista libri più o meno a casaccio, lasciandosi guidare dal trend del momento e non dai propri gusti personali capisco che è davvero il momento di uscire, in fondo a casa potrò iniziare a leggere il mio eventuale nuovo libro, perché rimanere ancora lì dentro? Toh, un’affascinante ragazza ha preso dallo scaffale lo stesso libro che ho in mano io! E’ un’ottima scusa per attaccare bottone… e sì, anche per rimanere in libreria.

A. Dario Greco