Il salotto: intervista a Valeria Ferracuti

Ciao Valeria,
innanzitutto grazie per essere qui con noi, e per aver accettato con entusiasmo la nostra proposta. Ora vogliamo che ti racconti il più possibile, con la totale libertà di chi siede nel salotto di amici e può mettersi comodo dove meglio crede.

Abbiamo già parlato del tuo libro (leggi la recensione) e posso dirti che durante la lettura avevo così tante domande da farti! Finalmente ho lasciato decantare un po’ l’opera, e ho scelto.

Una delle curiosità a cui non posso proprio rinunciare è chiederti da cosa è nato Non baciarmi sulla bocca: da fatti di cronaca, autobiografici…?

Prima di tutto, grazie a te per l’opportunità e per la splendida recensione, dove hai saputo cogliere al meglio i punti focali del romanzo.
E’ sempre strano parlare dell’evoluzione che ha avuto questo testo. Ho iniziato la stesura a fine 2006, in un periodo di stasi dal lavoro “di tutti i giorni”. All’inizio però il tutto aveva una piega diversa e avevo iniziato a scrivere con ben poca consapevolezza di ciò che il romanzo sarebbe potuto diventare. Anche per questo, dopo la stesura dei primi capitoli, “Non baciarmi sulla bocca” è stato fermo qualche mese in completa immobilità. Avevo sentito il bisogno di farlo respirare, di fargli trovare una strada tutta sua e di concedergli tutto il tempo del quale necessitava, aspettando quel qualcosa che mi portasse alla fine senza troppi intoppi o ripensamenti. Non so dirti da cosa sia arrivata l’idea di base. Il primo campanello si accese quando, una sera passata ad annoiarmi davanti alla tv, mi capitò di vedere il film “Flightplane” con Jodie Foster. Un film come tanti ma che mi aveva colpito proprio per il finale a sorpresa e per la strana sensazione che mi aveva lasciato alla fine. E’ stato lì che ho pensato che il mio romanzo aveva bisogno di qualcosa di “forte” e totalmente deviante per il lettore. Da quel momento il tutto ha preso piega da solo e, dopo molti tentennamenti iniziali, sono arrivata alla fine nel giro di poche settimane.

La protagonista femminile, Giulia, ha in sé un grande germe di masochismo, che sembra sempre nascere da un disagio interiore, una mancanza d’affetto. Cosa pensi che potrebbe pensare il tuo pubblico femminile? Vuoi che prenda le distanze dall’autodistruzione di Giulia o che si immedesimi?
Molte persone mi hanno scritto dopo aver letto il mio libro e, finora grazie a Dio, quasi sempre con ottimi propositi e belle parole per il testo. Tante donne, comunque, pur apprezzando il romanzo in sé, mi hanno confermato che non amano particolarmente il modo con il quale ho raccontato le debolezze femminili. Viviamo in un periodo dove la donna ha costantemente bisogno di affermarsi nel mondo, non maschilista, ma “maschile” che ci circonda, e questo non è sempre facile. Molte si sentono offese, deluse se vogliamo, quando vengono messe a nudo le leggerezze e le proprie volubilità. Posso solo dire che, scrivendo di Giulia e immaginando il suo personaggio, ho provato una sorta di affetto. Quindi sì, vorrei che il lettore, e soprattutto la lettrice, si affezionasse a Giulia e che si sentisse legata a lei, unita in qualche modo da quelle che sono le fragilità, anche se non in modo così radicato e profondo, di ognuno di noi.

Daniele risponde a quelle caratteristiche un po’ abusate di “bello e impossibile”, ma anche “bello e maledetto”. Tu come lo vedi? E che sentimenti ti suscita?
Credo che nell’animo di ogni persona ci sia una sorta di masochismo, di autolesionismo che ci conduca, volenti o nolenti, ad avere atteggiamenti e comportamenti che da fuori sarebbero considerati totalmente privi di senso. Daniele non è certamente l’uomo da sposare, ma è l’uomo di cui ci si può innamorare. Daniele, io l’ho sempre visto come un’altalena: basta una piccola spinta per arrivare in alto e, proprio quando si è sicuri che manca un niente per toccare il cielo con un dito, ti ritrovi in un attimo con il sedere a terra.

Hai scelto un finale sorprendente, qualcosa che, come ho già notato nella recensione, stupisce il lettore e fa perdere l’orientamento. È stato chiaro questo epilogo fin dall’inizio del libro o l’hai pensato durante la stesura?
Ritornando alla prima domanda, una volta avuta la certezza di non voler scrivere il solito romanzetto senza capo né coda, sì, il tutto è stato chiaro fin da subito. Qualche tempo fa un bravo scrittore mi disse che la prima cosa a cui si deve pensare quando si decide di scrivere un romanzo è proprio il finale. Il titolo è solo l’ultima cosa. Ora ho capito che aveva ragione e con “Non baciarmi sulla bocca” ho fatto proprio così: sono partita dalla fine, ricostruendo la strada in senso contrario alla lettura.

Bene, ora qualche domanda più in generale. Appartenendo alla collana Afrodite, questo romanzo vede sottolineata la componente erotica. C’è di più, possiamo parlare di una sorta di “romanzo di formazione” mancato, di temi scottanti quali la malattia e la confusione d’identità. Quali elementi preferisci rilevare nel tuo testo?
Anche se appartiene alla collana Afrodite, dedita appunto ai romanzi erotici, credo che “Non baciarmi sulla bocca” avrebbe potuto far parte di una qualsiasi altra collana. Molti romanzi cosiddetti erotici oggi vengono considerati tali per la gran quantità di scene più o meno spinte e per il fatto che il sesso sia il fulcro dell’intero romanzo. Giulia non compie un percorso come, per dire, la Lulù di Almudena Grandes o della protagonista dei vari romanzi della Melissa nazionale. Si soffre più per solitudine o per amore? Giulia è semplicemente una persona che crede di sfuggire ai suoi fantasmi rinchiudendosi nelle braccia di una persona che, a suo giudizio, forse non si innamorerà mai di lei ma che comunque, al tempo stesso, non la lascerà mai sola.

Generalmente, come consideri la letteratura erotica e in cosa, a tuo parere, si differenzia dalla pornografia?
Oscar Wilde diceva che non ci sono racconti morali o immorali, ma solo racconti scritti bene e racconti scritti male. Io la penso esattamente così. Internet e la rete offrono migliaia di siti dove poter trovare racconti cosiddetti erotici. Il mio personale metro di giudizio è il fastidio che posso provare nel leggere un determinato libro o racconto. Ci sono autori che usano parole crude, forti e molto dirette per raccontare di una certa situazione ma che comunque sono piacevoli da leggere e ti lasciano bellissime sensazioni. Altri scrittori invece evitano coscientemente parole dissolute e oscene – o presunte tali – eppure per mancanza di gusto, sicurezza e tatto provocano una sorta di malessere e disgusto. È l’uso della lingua, è la sensibilità e la sicurezza nel saper portare il lettore sul tuo stesso piano, a fare di uno scrittore erotico un buon scrittore.

Quanto conta, al giorno d’oggi, la letteratura erotica? È solo evasione o ricerca di piacere?
Il genere erotico si è fatto posto tra gli scaffali delle librerie con grande fatica. Ancora oggi troviamo i vari romanzi alla Nin relegati in qualche angolo, ai piani superiori o in zone dedicate e molto spesso poco visibili e pubblicizzate. Molti hanno la convinzione che chi legga letteratura erotica sia un pornografo, una persona dedita all’onanismo senza freni, un vizioso, un perverso. Per me è un genere magnifico che si è fatto strada grazie ai primissimi fondatori che hanno pagato con pene severe, censure, anni di galera e frustrazioni, lo scotto per far arrivare fino ai nostri giorni veri e propri capolavori. È ovvio che sia un momento di evasione, ma quale notte insonne passata sulle pagine di un buon libro non lo è?

Dal tuo sito si vede che sei una fervida scrittrice, sempre al lavoro. Vuoi confidarci se hai qualche nuovo progetto letterario?
Di progetti, soprattutto ultimamente, ne ho molti. Ho due romanzi da poco conclusi, scritti entrambi a quattro mani con due bravissimi autori, che spero di veder pubblicati entro breve. A uno in particolare, intitolato “La stanza dei giochi” e iniziato qualche anno fa proprio per la voglia di giocare, sono morbosamente affezionata.
Per il resto ho due lavori unicamente miei, entrambi in fase di stesura, ma non vogliamo mica rovinare la sorpresa vero?

Vuoi aggiungere qualcosa?

Vorrei davvero ringraziare chi mi segue sempre con tanto affetto e passione. Non c’è mai occasione per farlo e allora rubo un po’ di spazio all’intervista. Uno scrittore, senza lettori, non ha ragione di esistere e io, se fosse possibile, scriverei un romanzo per ognuna delle persone che mi hanno dimostrato affetto finora. Questo in particolare, “Non baciarmi sulla bocca”, è dedicato alla persona che più mi regala emozioni, ogni giorno e spero per molti giorni ancora. Che mi è stata vicina, mi ha aiutato e che mi ha sempre saputo consigliare fin da quando il romanzo non era che poche misere righe su uno schermo bianco.

Grazie per la tua gentilezza e per la disponibilità. Alla prossima!
Gloria Ghioni

Un secondo punto di vista per "Non baciarmi sulla bocca"

Titolo: Non baciarmi sulla bocca

Autore: Valeria Ferracuti

Casa editrice: Graphe.it edizioni

Anno: 2008


"Dicono che le donne siano masochiste nei rapporti di coppia e che abbiano un'innata attitudine per gli uomini più bastardi." Questo assunto è un nodo fondamentale del romanzo di Valeria Ferracuti: attorno a impulsi masochisti si organizza tutto il piano del racconto. Abbiamo il classico rapporto dominatore (Daniele) / dominato (Giulia): un gioco a due intersecato da personaggi di secondo piano, presenze che vogliono avere dignità nella trama ma non riescono a scalfire una dialettica che è impossibile, assolutamente impossibile definire amore.

L'amore, in "Non baciarmi sulla bocca", è una realtà distante, che sfiora di striscio i protagonisti, il loro mondo. L'amore non sopravvive nel caos della metropoli e delle anime. Esso è sogno, nel passato di Giulia, poi illusione e delusione. Cos'è nel suo presente e, soprattutto, nel suo futuro? Sembra non esistere. L'amore è rifiutato come un istituto sociale soffocante, un legame che cela sotto di sé il ghiaccio e la monotonia. Per Valeria Ferracuti, la libertà di scelta coincide con la divaricazione assoluta degli schemi morali: nietzscheanamente, non esiste il bene o il male, non più. Giulia abbandona la morale comune (è una scelta giusta? sbagliata? la libertà di giudizio del lettore è un diritto irrevocabile) e si getta a capofitto in quell'esperienza che identifica con la Vita più autentica.

"Non baciarmi sulla bocca" può essere definito il racconto della scoperta di un'identità sepolta, ma anche di una caduta. La protagonista, che "aveva sempre vissuto in un ampolla di vetro per proteggersi dalla cattiveria e dalla stupidità della gente", programmando la sua vita "con un pizzico di pignoleria", è il ritratto di una ragazza come tante altre. Questo ritratto normale, però, lentamente si frantuma: e questa frantumazione è evidentemente sintomo di un rapporto conflittuale con la realtà. Novella Zeno Cosini, Giulia rifiuta la possibilità di riappropriarsi del proprio Io tramite la cura psicanalitica; la grande scelta della sua vita (la più grande, intuiamo, che la condizionerà a lungo, forse per sempre) è proprio la scelta di annullare la propria personalità in nome di un amore che non è amore, verso un lieto fine che non è un lieto fine. L'identità sepolta di Giulia è questo nulla che, infine, si arrende al dominatore, Daniele. Di certo, siamo anni luce lontani da un Bildungsroman, in cui l'iniziazione erotica era la porta d'accesso alla società. Anzi, potremmo dire il contrario: l'Eros è strumento di esclusione, di distruzione dei rapporti sociali. Eros, nella civiltà postmoderna del romanzo di Valeria Ferracuti, è indiscutibilmente legato a Tanathos, il principio mortifero della distruzione. In un universo assimilabile a quello degli ultimi Depeche Mode.
Daniele ne è il simbolo perfetto. Egli, stereotipo puro del maschio dominatore, automa senza emozione, rimane immobile e impassibile di fronte alla metamorfosi di Giulia.
Metamorfosi apparente, perché l'Io può sfaldarsi ma l'amore, quell'amore sbeffeggiato che Daniele non riconoscerà mai, Giulia non smetterà affatto di desiderarlo.
Giulia non è un Ubermensch "al di là del bene e del male" in gonnella. Resta, in fondo, cristallizzata nella sua infantilità e nella sua ricerca d'amore.
Come, d'altro canto, ogni essere umano.

"Poi [Giulia] si alzò sulla punta dei piedi e, attirandolo a sé con le mani, cercò di baciarlo.
L'uomo si ritrasse.
- Non baciarmi sulla bocca, ragazzina. I baci veri sono per gli innamorati."


Eros e ricerca di sé nel romanzo di Valeria Ferracuti


Non baciarmi sulla bocca
di Valeria Ferracuti
Graphe.it edizioni, 2008

pp. 123
€ 10.00

Tanti sono gli aggettivi che potrei dedicare a quest’opera: innanzitutto, ammaliante. L’autrice, giovanissima ma non inesperta (rimandiamo al suo sito www.mysecretdiary.it per maggiori informazioni), riesce a intessere di mistero e di sensualità una storia dai preamboli piuttosto sfruttati, ovvero la ragazzina in cerca d’affetto (Giulia) che s’innamora di un cinquantenne ricco, affascinante ma esigente e pericoloso (Daniele). È dunque proprio l’evoluzione della storia a intrigare: il misto bollente di masochismo femminile e disperata ricerca di approvazione in Giulia, la preoccupazione legittima e sana della sua migliore amica Sara, Daniele così inarrivabile e scontrosamente egoista.

In secondo luogo, direi che questo romanzo ha un altro pregio: la struttura. Parlo della scelta efficace di alternare capitoli di narrazione a brevi scambi di battute tra un anonimo ‘analista’ e una ‘paziente’ che invece ha di anonimo solo l’apparenza. Non è infatti difficile intuire che la sua identità coincida con quella della protagonista, né credo che Valeria Ferracuti volesse nasconderlo, ma semplicemente offrire un narratore alternativo alla terza persona che troviamo nella narrazione. Sembra piuttosto che la sua scelta di chiamare Giulia ‘paziente’ rientri nel segreto professionale (lo stesso cambiamento di carattere tipografico per queste sezioni sembra alludere alla scarna registrazione dei dialoghi da parte del terapeuta). In ogni caso, il risultato di questa scelta è decisamente felice, e si noti come le sezioni paziente-analista si concludano sempre con riflessioni che alludono o preparano al capitolo successivo.

Un altro elemento da non trascurare, come in ogni romanzo, è il titolo: qui si rivela parte integrante del testo, oltre che attirare l’attenzione del lettore. Non baciarmi sulla bocca è infatti la frase che Daniele, durante l’amplesso, rivolge a Giulia: “Non baciarmi sulla bocca, i baci veri sono per gli innamorati” (pag. 27). Dunque una crudele ma ben definita precisazione del rapporto: solo attrazione e sesso, niente amore. Paradossale questo, se ci addentriamo nelle pagine successive, nei tentativi spasmodici e irrazionali di Giulia di farsi accettare e di meritarsi un posto nella vita di Daniele, che continua invece a ritenerla semplicemente una “ragazzina bellissima” con cui fare sesso, il più estremo.
Non è infatti un tabù parlare di sesso per Valeria Ferracuti, più volte autrice di premiati racconti erotici: anche qui, con una penna tanto precisa quanto imperdonabile, affronta e rimescola le carte del racconto, presenta rapporti torbidi e amplessi furiosi che rasentano la violenza, se solo Giulia non fosse accondiscendente. Eppure… Eppure, per quanta volontà critica avessi sfoderato durante la lettura, non sono riuscita a sentirmi infastidita: al contrario, la scrittura della Ferracuti scalfisce anche gli animi più imperturbabili, ma non provoca né ribrezzo né orrore. Insomma, riesce a far digerire, se mi passate il termine, anche i passaggi più crudi: è esatta, essenziale, quotidiana, ma non volgare.

In particolare, vorrei solo accennare – non posso togliere la sorpresa – al grande colpo di scena che si rivela verso la fine del libro: un vero rivolgimento che costringe il lettore a cambiare prospettiva e punto di vista. Garantisco che stupirsi è inevitabile, fino all’ultimissima pagina.

Gloria M. Ghioni [Anathea]

Restate in contatto! Presto un altro punto di vista sul romanzo di Valeria e l'intervista nel nostro salotto!!!