Quando la modernità oscura i valori


"Cecità"
di José Saramago
Einaudi Tascabili, Torino 1995

Traduzione di Rita Desti
pag. 311
€ 11.00

Cosa potrebbe succedere in una città dove un abitante dopo l'altro si ritrova cieco? Innanzitutto il caos: il mondo in cui viviamo, lo vediamo ogni giorno, non è attrezzato a una comunità di centinaia di migliaia di ciechi. E così accade anche nella città anonima di un paese anonimo, dove Saramago ha ambientato l'azione. Innanzitutto, come abbiamo detto, il caos, poi la decisione di internare i "contagiosi" in un ex-manicomio, e da lì l'abbrutimento più totale in cui sono costretti a vivere i malcapitati.
Solo la moglie di un oculista, ormai vittima dell'epidemia, viene dispensata dalla cecità e, suo malgrado, avrà il coraggio di seguire il marito nel manicomio. Sarà proprio lei la guida fisica e spirituale del gruppo, con un coraggio disincantato che va oltre ogni immaginazione. I problemi da affrontare sono molteplici: inizialmente di natura pratica, come la necessità di ritirare il cibo che lasciavano i soldati alla porta, preparare delle razioni eque, o addirittura il problema dei servizi igienici. Da qui, tuttavia, si alimenteranno altri terribili conflitti, fino alla perdita totale dei valori a cui tutti erano abituati, prima dell'epidemia. Per narrare questa storia, Saramago sceglie di non risparmiarsi mai punte angosciose ad altre estremamente realistiche, ma spesso riesce a stemperare la disperazione dei personaggi grazie a speranze che riemergono qua e là, portando il lettore a una costante tensione. Proprio per questo, gli 11 euro chiesti dalla casa editrice Einaudi sembrano davvero ben spesi, perché in poche ore di lettura ci è concessa una riflessione profonda sui valori che tutti i giorni rischiamo di perdere, accecati dalle abitudini.

Anathea