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Viaggio nel corpo di un innamorato: "Il cervello in amore" di Grazia Attili

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Il cervello in amore. Le donne e gli uomini ai tempi delle neuroscienze
di Grazia Attili
Il Mulino, 2017

pp. 232
€ 16,00 (cartaceo)

Ma è davvero il cuore la parte del corpo più coinvolta quando si ama? È il cuore che determina le emozioni e le azioni degli innamorati? In realtà, dalle ricerche più recenti emerge che è il cervello, con le componenti chimiche che scatena, l’organo che suscita quella mescolanza di stati emotivi che caratterizzano le nostre storie d’amore. […] Esistono, infatti, profonde ragioni biologiche legate al nostro funzionamento cerebrale che possono dar conto di quello che accade nella nostra psiche e nel nostro corpo, quando amiamo. La poesia dell’amore è ben ancorata alla biologia! (p. 11)
Di questo legame tra emozioni e biologia ci parla il libro di Grazia Attili, docente di Psicologia Sociale alla Sapienza, accompagnandoci in un viaggio inconsueto alla scoperta delle reazioni fisiologiche che avvengono nel nostro corpo dal primo istante dell’innamoramento fino al momento della rottura del legame e della conseguente separazione. Lo stile agile e scorrevole, insolito per argomentazioni di tipo tecnico, consente al lettore, soprattutto a quello non esperto, di entrare subito in confidenza con i temi trattati e di comprendere con immediatezza concetti anche complessi. Come avviene, per esempio, con la descrizione del processo di innamoramento:
In questa fase iniziale, la persona che vi attrae costituisce un segnale potente che fa attivare tutto il vostro organismo e produce un’eccitazione che è mediata da alcuni neurotrasmettitori, da sostanze chimiche quali l’epinefrina, la norepinefrina, la feniletilamina e la dopamina […] La feniletilamina, che tra queste sostanze è quella che ha un maggior impatto sulle vostre reazioni, è una sostanza affine all’adrenalina. Viene sintetizzata e rilasciata dal sistema nervoso centrale quando si sperimentano situazioni piacevoli e raggiunge altissimi livelli durante l’attrazione e l’innamoramento (p. 45).
In queste fasi, dunque, la sostanza in questione, ostile nel nome ma non negli effetti che scatena, sarebbe all’origine un’iperproduzione di dopamina, generando nell’innamorato/a uno stato di euforia generale, con relativa iperattività e riduzione dell’appetito, e una maggiore tolleranza della fatica fisica… ciò spiegherebbe la capacità degli innamorati di sostenere lunghe notti di incontri amorosi.
E se il fato è avverso e non si riesce a trovare una persona di cui innamorarsi non bisogna scoraggiarsi! Esiste, infatti, un rimedio efficace e a basso costo: il cioccolato! Basterà infatti fare una buona scorta di cioccolato e nel corpo umano inizieranno a scorrere fiumi di feniletilamina, riproducendo “artificialmente” l’incantesimo sensoriale dell’innamoramento.

Coloro i quali, invece, saranno trafitti dalle frecce di Cupido, nello sperimentare l’incantesimo dell’amore, saranno travolti da cambiamenti fisiologici importanti, alcuni dei quali dovuti alle variazioni dell’ossitocina, meglio conosciuta come “ormone dell’amore”; questa biomolecola, pur essendo presente in maniera prevalente nelle donne, negli uomini dopo l’atto sessuale e l’orgasmo sale a livelli del 500%:
Questa elevazione potrebbe spiegare perché gli uomini hanno molto sonno dopo aver fatto sesso (proprio come accade ai neonati che, travolti dall’ossitocina che, in loro, viene stimolata dall’allattamento al seno, si addormentano tranquilli!), sia perché, dopo l’acme del piacere alcuni uomini sono più propensi a confidarsi e a provare un bisogno di contatto emotivo oltre che fisico (p. 98).
A questo punto l’ossitocina può favorire la formazione di un legame emozionale: infatti “la persona con la quale si mantiene il contatto viene inconsapevolmente percepita come colei o colui che può difendere o confortare, in caso di necessità, e in ultima istanza, […] come quella che può assicurare la sopravvivenza”(p. 100). È così che, grazie all’azione dell’ossitocina, rapporti basati su incontri esclusivamente sessuali hanno elevate possibilità di trasformarsi in legami d’amore proprio perché il rilascio di questa biomolecola è così potente da poter sfuggire alla volontà di non impegnarsi manifestata da uno o da entrambi i partner. L’ossitocina assume un ruolo centrale anche nella gestione della separazione e del distacco, fasi generalmente dolorose che, tuttavia, manifestano conseguenze più pesanti nelle donne, proprio a seguito di particolari processi biologici:
Quando un rapporto è minacciato o finisce nelle donne crolla di più, e più rapidamente rispetto agli uomini, il livello di quei neurotrasmettitori che nelle fasi positive della relazione era molto elevato e procurava quel senso di felicità che accompagna una relazione che funziona. Diminuiscono drammaticamente i livelli di serotonina, della dopamina, dell’ossitocina – che abbiamo visto essere gli ormoni dell’amore sicuro – e subentra rapidamente il cortisolo, l’ormone dello stress. Nello specifico, da un punto di vista chimico, la fine di un amore produce, più nelle donne che negli uomini, un acuto bisogno di ossitocina, che si esprime in un desiderio di vicinanza. L’assenza di contatto con la persona amata fa calare in particolar modo questo neurotrasmettitore così da produrre uno stato di incontrollabile ansia e un abbassamento della propria autostima (p. 207).
Con passo leggero e accattivante l’autrice guida i lettori alla scoperta dei processi biologici che determinano l’incantesimo dell’amore, rendendoli maggiormente consapevoli dei fattori che influenzano la loro vita affettiva e dando quindi loro la possibilità di non restare (stra)volti dall’ondata, spesso tumultuosa, dell’emotività amorosa. Un libro consigliatissimo, quindi, per cercare di ri-conoscersi meglio e imparare qualcosa di nuovo sull’alchimia amorosa, in tutte le sue manifestazioni. 

Barbara D'Amen