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Francesco Gungui e la generazione del Piano B

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Tutto il tempo che vuoi
di Francesco Gungui
Giunti, 2017

pp. 288
€ 14,90


Franz ha trentasei anni e una vita perfetta. Lavora come editor per una grande casa editrice milanese e guadagna abbastanza bene da poter pagare il mutuo dell'appartamentino in centro in cui vive con Lucia, la sua fidanzata storica, e Marzio, l'amico donnaiolo e cazzone. È sano, colto, innamorato, ordinariamente felice. Ha ottenuto tutto ciò che sognava: è riuscito a realizzare il suo Piano A. Gli manca solo una cosa, qualcosa che vorrebbe un sacco: un figlio. Finché a un certo punto sembra arrivare anche quello: Lucia ha un ritardo di una settimana, forse è incinta. Forse, di sicuro, chissà.

Invece no, falso allarme, nessun bambino in vista. Da quel momento la vita perfetta di Franz comincia a sgretolarsi. Il rapporto con Lucia si incrina, mostrando un'incompatibilità che in fondo era sempre stata lì, nascosta sotto la cenere di una routine stabile e rassicurante. Insieme alla fidanzata se ne va anche il lavoro: nessun editore rinnoverebbe il contratto a un editor che si lascia scappare un romanzo erotico destinato a diventare, di lì a poco, un best seller da centinaia di migliaia di copie con un marchio concorrente. Perfino Marzio lascia l'Italia per trasferirsi a Londra ad aprire una focacceria. Franz resta solo, disoccupato, con pochi soldi in tasca e la necessità urgente di fare i conti con le macerie di un'esistenza in frantumi. Il piano A è naufragato e ora tocca mettere insieme il più in fretta possibile un piano B.

Come se fosse facile, per uno che stava vivendo la vita perfetta.
Non ce l'ho un piano B. Non l'ho mai avuto. Ho sempre pensato che non avesse senso coltivare ipotetiche vite alternative quando si ha la possibilità di vivere quella che si vuole. Così come non ha senso accantonare il proprio piano A di fronte a un ostacolo, per quanto insormontabile possa sembrare.
Variante del romanzo di formazione, Tutto il tempo che vuoi di Francesco Gungui racconta le prove inattese attraverso cui la personalità di uno specifico individuo è costretta a rimodularsi e riscriversi in seguito al crollo improvviso di ogni certezza. Un percorso tutt'altro che lineare che, in un certo senso, comincia dalla fine e torna indietro. Togliendo al suo protagonista tutti i risultati conseguiti fino allora (famiglia, lavoro, posizione sociale), Gungui lo porta non a realizzare appieno i sogni e le aspirazioni a cui Franz lavorava solidamente da sempre, ma a scoprire la possibilità di una definizione di sé del tutto nuova e diversa da quella che aveva fino a quel momento ritenuto l'unica vera.

Per i coetanei di Franz è impossibile leggere la sua storia senza provare quasi a ogni pagina una continua e insistita sensazione di déjà-vu. Anche se ormai sempre più attutite, nel romanzo di Gungui riverberano le rumorose onde d'urto del gigantesco cataclisma socio-economico che, negli ultimi dieci anni, ha messo in ginocchio un'intera generazione proprio nel momento in cui chi ne faceva parte stava cominciando a provare a camminare con le proprie gambe.

Le parole d'ordine che governano la nuova vita di Franz sono mantra che molti di noi hanno imparato a conoscere fin troppo bene. Cambia. Rinnovati. Inventati qualcosa. Slogan pubblicitari che trasformano la deriva esistenziale più assoluta in libertà da obsoleti status quo e modelli sociali preconfezionati e frusti. Che convertono lo smarrimento di chi non ha più niente in possibilità di ottenere tutto ciò che si desidera, bastava solo volerlo, impegnarsi. Inventarsi qualcosa.
"Sono licenziato?"
"Assolutamente no, Franz, tu sei un libero professionista. Devi solo capire come rinnovarti, come cambiare."
Per sua fortuna, la società in cui si muove Franz è economicamente più sana e reattiva di quella che, nel 2008, si è ritrovata ad affrontare la più grande crisi mondiale dopo il crollo di Wall Street, e le possibilità di ripresa che offre sono maggiori. Così Franz riesce davvero a inventarsi qualcosa. Con l'aiuto di Camilla, giovane e bella madre divorziata che in seguito a un malinteso lo coinvolgerà in un nuovo progetto lavorativo, Franz riuscirà a sfruttare la sua passione per la cucina per rimettersi in piedi e avventurarsi con più fiducia e una certa curiosità lungo il nuovo sentiero che la vita gli ha messo davanti. Tra serate da "ghostchef", esperienze come affittacamere, tentativi sempre meno maldestri di fare da padre sostitutivo al figlio di Camilla e un'ultima, grande prova, Franz arriverà a scrivere per sé un finale diverso da quello che si era sempre immaginato, ma forse umanamente più ricco e di certo meno banale.

Francesco Gungui è bravo a trasferire sulla pagina certe atmosfere milanesi, che restituiscono perfettamente un mondo perennemente in bilico tra l'imprenditorialità più innovativa e l'incombere del precariato, le start-up più eccentriche con le loro serate in edifici ex industriali, l'universo a parte dell'editoria, attraente e insidiosa come un miraggio, le famiglie tutt'altro che tradizionali di chi si divide tra ufficio, figli, partite di calcio, cene, amici, amanti, ex mariti, passeggiate notturne sui navigli, mutui e problemi economici. Una scenografia urbana sempre sospesa tra ironia e malinconia, fervore e sconforto, che per più di un verso ricorda il tono di film non indimenticabili come Generazione 1000 euro. Un richiamo reso ancora più immediato dall'accumulo di scene su scene (alcune un po' inutili, specie nella seconda metà del romanzo) e dall'andamento "cinematografico" della scrittura di Gungui, scorrevole e divertente, anche se quasi sempre piana al limite del piatto, senza particolari guizzi, con punte di buona efficacia soprattutto nei dialoghi: ritmati secondo tempi giusti, ora svelti ora più lenti, sempre estremamente colloquiali, tanto da dare a volte l'impressione di essere pensati già per lo schermo (o almeno di prendere ispirazione da lì).

Dove però Gungui dà il meglio di sé è nella caratterizzazione del suo protagonista, che si distacca dai personaggi con cui interagisce come una figura tridimensionale da una pellicola a due dimensioni. Fare l'editor per Franz è più di un lavoro: è un'attitudine mentale, un modo di essere. Analizza ogni situazione della sua vita, ogni episodio o incontro allo stesso modo in cui passa al vaglio le storie raccontate nei libri dei suoi autori. Immagina conclusioni alternative, valuta possibili scenari futuri, scrive e riscrive nella sua testa i momenti salienti della sua storia con Camilla nello stile e nel linguaggio tipici proprio di quel romanzo erotico che aveva rifiutato. E soprattutto odia i luoghi comuni, le sciatterie, le banalità narrative che talvolta rendono la nostra vita la brutta copia di un brutto romanzo.
Forse è questo quello che bisogna fare, pensare alla vita come a un romanzo incompleto e impreciso, una storia sulla quale vale senz'altro la pena di mettere le mani.
Non che non ci siano qua e là luoghi comuni, nel romanzo di Gungui, o scene già viste (il finale alla Nick Hornby, per dirne una) o sviluppi prevedibili. Nel complesso, però, Tutto il tempo che vuoi è un romanzo piacevole da leggere, in grado di mettere sul banco temi e stati d'animo collettivi ancora "caldi" nella nostra storia recente e trattarli con leggerezza, abilità e intelligenza. Senza asfissiare il lettore con la mal riposta ambizione di Fare Vera Letteratura e senza scadere nel commerciale più furbetto. Di questi tempi, non è poco raccontare una buona storia raggiungendo questo equilibrio. Non è poco per niente.


Luca Pantarotto
@HoldenCompany