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Tutti i nemici del procuratore - Il valore di chi ha scelto di non piegarsi.

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Tutti i nemici del procuratore-L'omicidio di Bruno Caccia
di Paola Bellone
Editori Laterza, 2017

pp. 228

€ 20 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)

Questo libro inizia dalla fine, dall'epilogo della tragica vicenda che vide coinvolto il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino, Bruno Caccia, ucciso dalla 'ndrangheta il 26 giugno del 1983: è, infatti, il 22 dicembre 2015 quando la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano arresta il presunto esecutore materiale dell'omicidio, Rocco Schirripa, detto "'o Barca" (dal quartiere della periferia di Torino nel quale è cresciuto), panettiere torinese di 62 anni di origini calabresi.

Tutti i nemici del procuratore, però, non è solo il resoconto delle indagini condotte sopra questo tragico fatto, ma un'analisi accurata di tutti i personaggi coinvolti, dai malavitosi ai magistrati, da noti politici a uomini di Chiesa.

Paola Bellone, vice Procuratore onorario a Torino dal 2002, ricostruisce con cura la vita professionale dell'unico magistrato ucciso da un'associazione mafiosa nel nord Italia: rigorosa è la disamina dei processi che più hanno dimostrato la disciplina e l'integrità di quest'uomo (dalla Tangenti story allo scandalo dei petroli), le testimonianze dei colleghi, gli episodi della sua vita privata che ci mostrano un uomo serio e diligente, un uomo che credeva che la sua non fosse soltanto una professione, ma una vera e propria missione.
Pochi anni prima della sua uccisione, il Procuratore capo aveva firmato la richiesta di rinvio a giudizio del nucleo storico delle Brigate Rosse, tanto che inizialmente le indagini sulla sua morte si avviarono in quella direzione.
In seguito, grazie alla registrazione dei colloqui avvenuti tra un detenuto ed i suoi compagni di carcere, venne condannato come mandante Mimmo Belfiore, a capo del "clan dei calabresi".

A questo punto apparve chiaro che il delitto poteva essere archiviato come "omicidio di 'ndrangheta", ma l'autrice de Tutti i nemici del procuratore porta alla luce aspetti inquietanti del caso, e cita la seconda sentenza di appello per l'omicidio, confermata anche dalla Cassazione, nella quale i giudici scrissero che Caccia venne ucciso perché
" (...) ostacolava la disponibilità altrui (...)",
da intendersi come l'apertura dei magistrati nei confronti dei malavitosi.
È uno scenario inquietante quello che prospetta Paola Bellone, un quadro nel quale le tinte più fosche sono dipinte da giudici conniventi (come Luigi Moschella, l'antieroe di Bruno Caccia) e da politici privi di scrupoli (viene menzionato anche Giulio Andreotti), mossi da una sconfinata sete di potere:
Il potere, veleno dolcissimo che inebria uomini del tutto normali, che non accettano la loro condizione commettendo ogni sorta di atti, leciti o meno pur di non sentirsi soli.
Ancor più inquietante è constatare che, se si eccettuano gli 'ndranghetisti arrestati, nessun personaggio appartenente alle sfere dell'alta giustizia venne realmente punito, ed addirittura la natura dei rapporti tra i giudici coinvolti e la criminalità è tutt'oggi assai nebulosa.
Un'immagine del Procuratore Bruno Caccia.
Le "relazioni pericolose" (...) sono quelle che definiscono il rapporto di contiguità tra alcuni magistrati e i malavitosi indagati dall'ufficio di Bruno Caccia nell'ambito delle inchieste sulla criminalità organizzata. Ma la sentenza per l'omicidio si limita a condannare, moralmente, alcuni magistrati perché, con la loro "disponibilità" verso i malavitosi, avrebbero rafforzato la loro motivazione ad uccidere, nell'aspettativa che a Bruno Caccia subentrasse un magistrato "più malleabile".
Dunque, la causa di questo efferato omicidio, a lungo rimosso dalla memoria collettiva, va ricercata in un rigore personale ed in una inavvicinabilità che avevano reso Bruno Caccia un soggetto troppo integro, scrupoloso ed onesto non solo per la malavita ed il crimine organizzato, ma anche per quella parte di magistratura che viveva il suo ruolo come un esercizio deviato del potere giudiziario.

I tentativi di depistaggio attuati in seguito all'uccisione del Procuratore (come il mancato ritrovamento delle chiavi della scrivania e dell'armadio blindato del suo ufficio) sono tristemente somiglianti alla sparizione dell'agenda rossa avvenuta dopo la morte del giudice Paolo Borsellino, altro personaggio che dedicò tutta la sua esistenza al perseguimento della giustizia, pagando un prezzo altissimo per il suo coraggio.

E' un libro importante quello che ha scritto Paola Bellone, un testo necessario non solo per quanti hanno frequentato la facoltà di Giurisprudenza, ma anche per tutti coloro che troppo spesso si voltano da un'altra parte quando assistono ad un'ingiustizia.

Giovanni Falcone, uno di quei personaggi ai quali ogni uomo dovrebbe ispirare le proprie azioni, disse qualcosa che ben riassume il messaggio di questo saggio, la laboriosità, il senso del dovere e la profonda onestà degli uomini di Stato come Bruno Caccia, una frase che ripeto costantemente a me stessa, ogni giorno, fin da quando ho capito che il diritto e le leggi sarebbero state il mio lavoro, una frase che andrebbe recitata nelle aule di tribunale come in quelle delle scuole, che andrebbe incisa sulla pietra e che, ancor di più, dovrebbe essere un mantra che ognuno di noi deve portare nel cuore e richiamare alla memoria ogni volta che ci pare di non farcela, in tutti i momenti in cui dimentichiamo che sono esistiti uomini come Bruno Caccia, come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che hanno consacrato la loro vita ad un ideale altissimo, senza piegarsi ai compromessi, senza tradire la loro morale:
Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.
Ilaria Pocaforza



A questo link una interessante intervista all'autrice: leggi qui