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Tra la vita e la morte: una lettera che attraversa il tempo

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Spesso sono felice
di Jens Christian Grøndahl
Feltrinelli, 2017

Traduzione di Eva Kampmann

pp. 102
€ 12 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)

La cosa peggiore fu perderti, ma la seconda cosa peggiore fu che non avesti mai la possibilità di chiedermi perdono. Non senti le mie parole, e questa è la cosa peggiore. Non ricordi niente, non esisti. Ti parlo unicamente per poter essere qualcosa di diverso e di più di un cumulo di fatti e la loro successione.
(p. 51)
Cosa fareste se la vostra migliore amica, come nel più classico degli incubi sentimentali, avesse una relazione clandestina con vostro marito? E se questa amica (una sorella, una confidente, ma anche il modello di femminilità e di innata eleganza) fosse già morta, ai tempi della vostra scoperta?
Ellinor, a distanza di anni, decide di scrivere ad Anna una lunga lettera, con poche interruzioni e tanti dettagli, flashback sulla loro amicizia, intervallati da tante domande che resteranno sempre senza risposte. Perché Ellinor è ancora incredula di come la vita possa spiazzare con i suoi colpi di scena:
Presi il posto che tu avevi lasciato. Rilevai la tua vita, Anna, come a suo tempo avevo rilevato il tuo abito da sposa. Fu meno difficile di quanto si sarebbe pensato. (p. 66)
Sì, proprio come sembra: Ellinor ha abitato con Greg, il vedovo di Anna, ha cresciuto i loro figli, sorprendendosi ogni giorno di più di come il ricordo di Henning, suo marito, scomparisse. Anche Ellinor infatti è rimasta vedova: Henning era con Anna quando la slavina è scesa dalla montagna, travolgendo entrambi. Con la differenza che l'uomo non è mai stato ritrovato, a differenza di Anna, che ha attraversato il coma e la morte cerebrale, lasciando Ellinor e Greg affranti al suo capezzale. 
E ora, ora che anche Greg se n'è andato, Ellinor avverte il bisogno di ricominciare: abbandonare la loro casa e trasferirsi in una modesta abitazione nel quartiere di Copenaghen di quando era bambina, anche se le cose sono cambiate, e i suoi figliastri non fanno che cercare di trattenerla. Nessuno pare capire la scelta così improvvisa, impulsiva e senza alcun margine di contrattazione: Ellinor ha sentito che, pur essendo ormai anziana, deve ricominciare a vivere a suo modo, partendo dalle origini. In questa dimensione pare inserirsi, allora, la lettera all'amica trovata quasi per caso e poi perduta, ma non ci vuole molto per comprendere che l'intelocutore, nella lettera, non sia sempre la silente Anna, ma anche il proprio passato. Non si tratta però di un bilancio negativo o di una reprimenda dei ricordi: anzi, è con invidiabile curiosità e serenità che Ellinor ripercorre tappe a suo piacimento, intervallando il recupero della storia d'amicizia con Anna, la tresca clandestina tra Anna e Henning, la vedovanza e i primi segni di interesse per e di Greg, il presente. Addirittura, non mancano microstorie nella storia principale, che vi si accoccolano comodamente, senza alcuna brusca frattura narrativa.  
E così si compie un romanzo scritto benissimo, in cui ogni parola rispecchia la compostezza e la forza d'animo di Ellinor, nonché la voglia di comunicare, senza mai arrendersi:
Le parole sono fatte per essere rivolte a qualcuno. Altrimenti, se ne stanno nel vocabolario in attesa che spiova. Hai tutto il diritto di impossessartene, ma solo se le trasmetti subito. Non puoi tenerle strette, perché così perdono di significato. (p. 70)
GMGhioni