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#8marzo - Becky Sharp

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8 MARZO: BECKY SHARP
Recensione a La fiera delle vanità: Leggi la recensione

Sarà pur maligna la vendetta, ma almeno è naturale. Io non sono un angelo


Foto di Debora Lambruschini
Sono tante, tantissime, le eroine letterarie e le scrittrici che in diverse fasi della vita mi hanno ispirata, ognuna in modo differente. A partire dall’indimenticabile Jo March che ha fatto nascere in me, come in tante altre, la passione per la lettura e il primissimo desiderio di diventare un giorno una scrittrice. Sono sempre stata affascinata soprattutto da eroine forti, anticonvenzionali, intelligenti e determinate, capaci di muoversi in un mondo dominato dagli uomini e sfidarne regole e convenzioni.
Ho amato l’ironia pungente di Elizabeth Bennet, la sua passione ed intelligenza, la determinazione con cui la Austen ha saputo creare personaggi e storie indimenticabili e una vita a propria misura, indipendente e libera. E quelle eroine tragiche, come Giulietta, Anna Karenina, Catherine Earnshaw, brucianti di passione.
Ognuna di loro rappresenta per me le mille sfaccettature dell’animo femminile, le contraddizioni, la forza e la debolezza. Tutte, a loro modo, eroine positive, fonte di ispirazione e modello.

Finchè non ho incontrato Becky Sharp. E, in un certo senso, niente è stato più come prima. L’arrivista, cinica, affascinante ed arguta protagonista di Vanity Fair, con la sua morale distorta e la straordinaria capacità di rinascere ogni volta un po’ più forte e determinata, è stata per me una delle eroine più affascinanti ed anticonvenzionali di quei primi anni di scoperte letterarie. E, perché no, un modello femminile al quale in una certa misura ispirarsi.
Perché se le scelte di Becky sono spesso discutibili e al limite della moralità, ciò che ancora oggi trovo estremamente liberatorio è proprio quel suo essere tanto egoista e determinata ad ottenere ciò che vuole. Non domanda scusa, non chiede alcun permesso, non si erge a modello di virtù: Becky, la bambina che non aveva nulla, che non era nulla, usa ogni mezzo in suo possesso per ottenere un posto nella scala più alta della società, potere ed agio. Per farlo, inevitabilmente, calpesta i sentimenti delle persone che le sono accanto, cade e si rialza, sfida le convenzioni, scandalizza, non si lascia intralciare da niente e nessuno, tanto meno dai propri sentimenti.

Chiaramente non il ritratto femminile ideale, da prendere come modello di vita ma, almeno per me, la scoperta che una certa dose di sano egoismo e determinazione possono portarci dove vogliamo. Una lezione che, soprattutto oggi che siamo chiamate a combattere battaglie nuove, dovremmo fare nostra.