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Sem di Gianluigi Gasparri: tutti, almeno una volta, siamo arrivati primi

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Sem
di Gianluigi Gasparri
Leone Editore, 2015
pp. 313
€ 12,90

 Genesi 11,10-26

10 Questa è la discendenza di Sem:
Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio;
11 Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie

Sem è la storia di uno spermatozoo. Sì, proprio così, è la storia di uno spermatozoo troppo cresciuto e mai nato il quale lotta, con tutta la “forza” della sua testolina e della sua codina “capta-pensieri” perché gli venga riconosciuto il diritto di esistere. Nel libro edito da Leone Editore di Gianluigi Gasparri, vulcanico e prolifico autore, si parla di tematiche molto importanti (il sistema giuridico statunitense, come vengono storpiate le notizie dai media e, naturalmente, il diritto all’esistenza) attraverso uno stile caustico e canzonatorio. Una specie di  Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) in salsa nostrana.
Sem è il prodotto di un esperimento genetico, ovvero di una fecondazione guidata per creare un individuo superiore, selezionato e in grado di rispondere al meglio alle domande del presente. Peccato che tra Sem, il migliore dei suoi “compagni” spermatozoi, si interpone Sub, un gigantesco fratello dal fare animalesco che, volendo arrivare prima nella “corsa alla vita”, pensa bene di malmenare il pover Sem, sì più intelligente ma anche molto più gracile. A questo punto per Sem inizia una sorta di “ritorno”, alla maniera omerica. Egli infatti riesce miracolosamente a tornare là dove era venuta, cioè una sorta di siringa usata per fecondare l’utero e invece di abbandonar la vita egli si abbarbica ad essa.

Pur non avendo le mani ma soltanto una codina, essendo uno spermatozoo, Sem con grinta non “molla l’osso” e si adopera, mettendo in piedi una specie di pool di avvocati, per farsi riconoscere, a livello giuridico, il proprio “diritto alla vita”. Gasparri quindi riesce a realizzare una vicenda abbastanza credibile, seppur nell’assurdità della stessa. Con forse qualche passaggio a vuoto di troppo, soprattutto nelle fasi del processo, un po’ troppo macchiettistiche, Sem è una lettura godibile e leggera, ma non stupida. In fondo se è vero come è vero che almeno una volta “siamo arrivati primi ad una corsa” non vogliamo leggere di chi avrebbe vinto se la gara si fosse svolta con regolarità?