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#CritiCOMICS: Un accollo è per sempre, altro che diamanti

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L'elenco telefonico degli accolli
di Zerocalcare

Bao Publishing, Milano, 2015
200 pagine
17,00€



Calcare non tradisce. Sai che è lì, pronto a inchiostrare per tuo conto tavole e tavole di pensieri che a voce alta non riesci ad ammettere nemmeno al tuo miglior amico (anche se immaginario). Calcare è una garanzia, perché non delude mai le tue aspettative. Ti stravacchi sul divano, agguanti un plum-cake da inzuppare nel latte dopo aver visto l’ultima puntata di House of Cards e sei sicuro. Sai per certo che definire dolciamare le sensazioni che proverai sfogliando L’elenco telefonico degli accolli è riduttivo e abusato, uno stupido cliché che sostituisce una parola più forte: oscure



Calcare è uno di noi, di noi che amiamo stare svegli fino a tardi a guardare serie tv, di noi che non riusciamo a non sbroccare quando qualcuno si dichiara nerd solo perché adesso fa figo esserlo, di noi che siamo rimasti delusi nell’aprire la scatola dell’action figure di Sirio Il Dragone, di noi che sappiamo chi sia Comte e ne conosciamo il pensiero. Ma più di tutto lui è uno di noi perché osserva il mondo con i nostri stessi occhi e restituisce le istantanee sul supporto che gli è più congeniale, invece di affidare tutto alla memoria. È vero, quasi nulla di nuovo sotto il sole. La raccolta riunisce episodi tratti dal blog che (quasi) ogni lunedì Calcare (perché arrivi a chiamarlo per nome, quasi fosse tuo cugino o il tuo fidanzato) tesse magistralmente per rendere meno funesto questo maledetto inizio settimana. Ma gli episodi sono legati da un filo inedito, che ti accompagna piano piano al disvelamento di una chiave di lettura inedita e profonda, che le risate fino alle lacrime (da scene imbarazzanti in metropolitana) degli episodi fissi non riescono ad offuscare completamente. 


Per quelli come me (che nonostante accumulino serialmente e-book dopo esser passati al lato oscuro della forza amano ancora gustare il fumetto sulla carta, per poterne cogliere la sua sequenzialità intrinseca e unica) leggere il volume non significa soltanto acquistare un testo cartaceo. Leggere un volume di Zerocalcare significa provare ancora una volta a fare pace con la propria vita e con i demoni che la popolano (in misura più o meno ampia a seconda della propria condizione psicofisica). Forse a lettura ultimata nessuna bandiera bianca albergherà sui nostri cuori e i conflitti continueranno ad arricchire psicoterapeuti o a riempire frigoriferi. Il fatto stesso, però, che proprio il fratello Calcare, che ha questa capacità invidiabile di razionalizzare a tal punto i suoi pensieri da riuscire a disegnarli, dando loro una forma intellegibile, continui ad alimentare le sue storie con sentimenti sempre in bilico, oscillanti tra l’inquietudine e l’incredulità, ci salva tutti. Possiamo continuare a costruire a poco a poco la nostra personalità, un pizzico più consapevoli di quanto non lo eravamo in passato ma mai giunti al punto. In fondo, tra tutti gli accolli che dobbiamo trascinare a fatica, l’unico di cui non potremo mai sbarazzarci e che ci accompagnerà per sempre è la vita stessa. 


Non sapete cosa sia un accollo? Embè, mi dispiace ma vi capisco. Anche io ho letto Calcare per la prima volta quando non vivevo ancora Roma. Adesso, leggerlo da qui, condividendo gioie e dolori della stessa città, ha tutto un altro, unico, sapore.

Federica Privitera


Tavole riprodotte per autorizzazione della casa editrice