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"Woody": il ritorno di Federico Baccomo

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Woody
di Federico Baccomo
Giunti, ottobre 2015
Illustrazioni di Alessandro Sanna

pp. 96,
€ 10.90 (ebook € 6.99)




Non sai mai cosa aspettarti da un nuovo libro di Baccomo. Pensavi di averlo inquadrato quando, dopo il notevole cambio di vita da avvocato a scrittore, aveva trasposto la personale esperienza lavorativa in romanzi come Studio illegale o La gente che sta bene, in cui personaggi ed atmosfere rimandavano direttamente a quel mondo che è stato la prima parte della vita dell’autore milanese. Poi è arrivato Peep Show, il suo romanzo più maturo e complesso, diversissimo da tutto ciò che c’era stato prima, segno di una vena creativa originale, fresca e decisa a non farsi imbrigliare, a ripetersi. In mezzo molti racconti, sketch e collaborazioni, nei quali l’anima poliedrica di Baccomo trova il modo di esprimersi. Denominatore comune quell’ironia sottile e i dialoghi brillanti che sono un po’ la cifra caratteristica dell’autore e il cuore di ogni suo testo.

È ormai chiaro quindi che ami sorprendere il lettore con storie sempre diverse, evitare le etichette, senza paura di uscire dalla comfort zone. Non sai mai cosa aspettarti da un suo nuovo scritto, si diceva, e anche questa volta è riuscito a sorprenderci, con un libricino di nemmeno cento pagine da poco uscito in libreria per Giunti editore. Un romanzo breve corredato dalle bellissime illustrazioni di Alessandro Sanna che accompagnano il lettore tra le pagine di una storia che dietro la semplicità apparente tocca tematiche necessarie come la violenza sulle donne, il concetto di Bene e Male, spingendo alla riflessione. Per farlo, Baccomo elegge a protagonista e voce narrante della storia il cane Woody, un cucciolo di quasi tre anni di razza basenji, che si confronta con il mondo, spesso incomprensibile, degli umani che lo circondano.


Una favola dolceamara, in cui non mancano momenti di leggerezza e comicità nei ricordi di un tempo più felice, prima che qualcosa di terribile mutasse la vita tranquilla e spensierata di Woody insieme all’amatissima Padrona (Laura, ventiduenne studentessa universitaria di Milano); alle passeggiate, ai giochi e alle scoperte, alle carezze e alle gite, improvvisamente si sono sostituiti lacrime, urla, schiaffi e trambusto. E Woody, senza comprenderne la ragione, è stato portato via da Padrona, rinchiuso in un posto orribile, dove da diversi giorni ormai patisce il freddo e la fame insieme ad altri cani disperati. E dove, soprattutto, Woody ha paura, una paura terribile dell’uomo, che in questo posto non gli è amico. Woody si interroga, innocente ed ingenuo, cercando di comprendere cosa sia accaduto, cosa abbia trasformato la felicità e la vita di prima insieme a Padrona con le botte e il terrore di adesso, mentre noi pagina dopo pagina seguiamo i pensieri di questo cucciolo impaurito, che sogna di tornare a casa. La vita insieme agli umani può essere piena di cose da scoprire, spensierata, come lo era in quei giorni più felici prima di finire dietro le sbarre e ogni cosa era una scoperta continua:
Woody: sempre felice! Sempre che pensa: Che fortuna stare in mezzo a umani! Buoni, divertenti, saggi! Ma umana più buona, più divertente, più saggia è: Padrona. […] Padrona: fa anche cose speciali con Woody. Esempio di cose speciali: viaggio in macchina fino a casa grandissima piena di cibo (chiamata: Esselunga), gita su montagna coperta di polvere fredda (chiamata: Neve), bagno dentro vasca da bagno enorme (chiamata: Mare). E una volta anche cosa specialissima: mattina intera in bosco con Nonno di Padrona Alberto in cerca di alberi piccolissimi (chiamati: Funghi). Giornata con coda sempre agitata, piena di scoperte.


In quei giorni insieme a Padrona, Woody si interroga sulla curiosa vita degli umani cercando di comprenderne i bizzarri comportamenti, intuirne sentimenti e desideri. Poi qualcosa cambia, nella vita di Padrona si insinua un uomo che da Tizio con Cappello presto diventa Fili Amore: ancora più bizzarri agli occhi di Woody i comportamenti umani, tra baci, risate, corteggiamenti. Se Woody non riesce a comprendere fino in fondo gli atteggiamenti degli uomini, il suo istinto gli suggerisce che qualcosa è profondamente sbagliato, che un pericolo è nell’aria:
Sensazione: cresce. Sensazione brutta, come quando cielo: fa rumori chiamati: Tuoni, brutta come quando Padrona: prepara valigia per weekend fuori città e non mette ciotola dentro valigia. Da bocca di Woody esce piccolo lamento. Poi, come se impossibile stare fermo, Woody: sente impulso di alzarsi. Corre vicino a porta. Corre e comincia a ringhiare.
L’istinto suggerisce a Woody che un pericolo incombe, mentre lentamente si rende conto che l’uomo non è sempre buono e dolce come Laura, ma è capace di violenza e brutalità. Una violenza che, letta con gli occhi del cane Woody e grazie alla sensibilità dell’autore nel trattare un tema delicato e necessario come questo, diventa ancora più scioccante. Come necessario è raccontare il male che troppo spesso si nasconde dietro porte chiuse, dietro una facciata di rispettabile normalità. Quest’uomo, nato dalla penna di uno scrittore, che dalla gelosia passa in fretta alla violenza, come se le due cose fossero legate e per questo giustificabili, quest’essere meschino che trova ragioni in quello che fa e perfino sostegno da parte di qualcuno che non sembra vederlo per quello che è realmente. Finzione, che somiglia troppo alla realtà, a tante altre vite vere fatte di storie di violenza, omertà e dubbio, storie in cui le vittime troppe volte non possono difendersi, dove non esiste il lieto fine e dove purtroppo la verità viene manipolata da persone meschine. Un male che ognuno di noi deve provare a combattere, con ogni mezzo a disposizione. È un’altra faccia del mondo che Woody suo malgrado impara a conoscere, di un mondo popolato da uomini cattivi, meschini, violenti, non solo nei confronti di Padrona ma anche verso di lui. Perché la violenza ha molte forme, lascia segni visibili ed altri più profondi. Ed è necessario raccontare, mediante la voce dolcissima di un cane che guarda al mondo con stupefatta ingenuità, per essere un po’ più consapevoli, anche grazie ad una favola dolceamara. Dove, fortunatamente, resta spazio per la speranza e il lieto fine.




Voce dentro testa dice: innova stile, Baccomo! 
di Gloria M. Ghioni

Come pensa e racconta un cane? La sfida che lancia Federico Baccomo nel suo Woody ha molto di sperimentale: svuotare il linguaggio, campionarlo, scegliere solo le parole più semplici, quasi elementari, e montarle in una struttura che, di primo acchito, fa pensare a una sceneggiatura teatrale. Ci sono i nomi dei personaggi (o del ruolo che ricoprono), i due punti e le loro azioni, parole e/o pensieri. Poi c’è l’interpretazione del presente da parte del piccolo Woody, che ha solo tre anni ma ascolta tutto e cerca di spiegare la realtà in base a quel che vede fare a Padrona. Non tutto è chiaro, come ad esempio quella piccola scatoletta in cui parla Padrona e ha nome “telefonino”, o certe parole come “castrazione”:
«Che cos’è castrazione? Fa male come: guanto spazzola-pelo? Fa vergogna come: cappottino con scritta Io sono un cane, tu che scusa hai? regalato da Mamma di Padrona Signora Luisa? E perché Femmine: ridono quando Woody: chiede spiegazioni?»
È proprio dalla distanza tra realtà ben nota a noi umani e mondo tutto da capire per Woody che nasce un’irresistibile ironia. Baccomo ci scherza con grande capacità, divarica le scelte lessicali in due macroaree: una, semplicissima ed essenziale, per Woody; l’altra, di italiano dell’uso, nei discorsi diretti che Woody riporta… fedelmente. 

A questo si aggiungono le scelte interpuntive, fondamentali per ritmare la prosa e renderla immediata come possono essere le azioni e i pensieri di Woody. Se la paratassi e l’accapo imperano (e tutto ciò è molto intuitivo), più interessante è l’abuso dei due punti, insistente marca ora di separazione, ora di spiegazione, ora di indicazione del discorso diretto. 

Il risultato è una scrittura snella e rapida, che abbandona aggettivi inutili e gli articoli, per ridare forza al potere del verbo. Un esperimento pienamente riuscito, che sarà apprezzato da grandi e piccini, perfetto per introdurre il tema della violenza sulle donne anche a un pubblico giovane, senza traumi e da un punto di vista ribassato e puro, pulito e affettuoso, disinteressato e buono come un cane sa essere.