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#ScrittoriInAscolto - A tu per tu con... il leone d'oro Wilbur Smith!

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Foto di ©GMGhioni

È trascorso un anno da quando abbiamo attraversato l'Egitto insieme al vecchio eroe, Taita, in Dio del deserto. Ora è tempo di approdare a Zanzibar e navigare nelle acque turbolente dell'Oceano per ritrovare i Courteney nel nuovissimo Il leone d'oro (Longanesi), già un bestseller mondiale a pochissimi giorni dall'uscita (il 19 ottobre). Abbiamo incontrato il re dell'avventura al Principe di Savoia, a Milano, per parlare del romanzo in anteprima.


COSA ASPETTARSI? 
Per chi ha già letto le storie dei Courteney, ecco che con Il leone d'oro si torna a una grande epopea di coraggio, con grandi antagonisti che daranno filo da torcere al protagonista Henry (detto Hal) Courteney. Per i neofiti: sappiate che ci saranno spade, navi, mare aperto, navi pirate, incendi rovinosi, tormenti che riguarderanno proprio tutti, anche i "buoni" della storia:
Ho sempre amato gli eroi, ma penso che anche loro arrivino a godersi i loro meriti dopo un lungo percorso... Insomma, devono faticare per il loro obiettivo!
E l'obiettivo di Hal è vivere serenamente il proprio rapporto con la bella guerriera Judith, allevare il loro figlioletto in arrivo, e continuare a governare la sua nave, la Golden Bough. Hal è un eroe moderno, pieno di chiaro-scuri, non lesina di sporcarsi le mani nel sangue del nemico, ma ha anche un suo codice d'onore («Lui non poteva certo dichiararsi un uomo d’onore, ma non era malvagio. Un furfante, magari, ma non un criminale.»). In fondo, rappresenta bene l'idea moderna di eroe, non a tutto tondo, ma sfaccettato e contorto, a volte contraddittorio:
Abbiamo sempre bisogno di modelli a cui rifarci. Certo, oggigiorno sono cambiati, molti appartengono al campo sportivo, ad esempio al cricket, non sono più gli eroi integerrimi della letteratura di un tempo! 
Foto di ©GMGhioni
Accanto a questi personaggi fortissimi, il cattivo per eccellenza, l'Avvoltoio, che Wilbur ha deciso di mutilare in un incendio rovinoso, poi di incattivire con una brutta maschera di pelle con un becco adunco, da avvoltoio appunto, che rende grottesca e bloccata l'espressione del suo viso deturpato. Quando gli viene chiesto come mai abbia pensato a un antagonista così tremendo, senza mai una remissione, Wilbur sorride:
Amo scrivere di cattivi al 100%: nella vita è tutto più sfumato, ma nella letteratura puoi esagerare. E voglio che i miei lettori tengano per l'eroe e odino l'altro, senza mezze misure.
PASSIONI DI ANNI... 
La netta demarcazione tra protagonista e antagonista è stata sempre presente nella scrittura di Wilbur: è stato un bambino-scrittore piuttosto precoce, alla maestra consegnava sempre temi pieni di avventure, in cui lui impersonava l'eroe! 
Ho sempre amato proiettare nei miei eroi non chi sono, ma chi vorrei essere. E poi nei miei temi... l'eroe aveva sempre ragione! Magari fosse così nella vita!
Se a scuola il 10 in lettere era assicurato, i primi tentativi di narrazione lunga erano una catastrofe (così sostiene lui): preso dall'ansia di inserirvi di tutto, scriveva dei romanzi densissimi e poco godibili. Insomma, niente a che fare con le saghe che hanno appassionato e appassioneranno ancora tanti lettori! Uno dei grandi pregi dei libri di Smith, infatti, è la possibilità di essere letti in serie oppure separatamente: anche Il leone d'oro è una storia conclusa in sé, avvincente anche se non si conoscono gli avi di Hal Courteney.
Poi chissà - scherza Wilbur - magari un lettore inizia dal Leone d'oro, e dopo un po' di pagine dice tra sè: mica male, questo Wilbur Smith! E poi va in libreria e compra tutti i precedenti...
A legare Wilbur alla saga dei Courteney, la passione per gli esploratori, di cui ha letto moltissima letteratura, nonché una più generale inclinazione a scoprire il passato:
Mi piace pensare ai primi esploratori, che ritenevano che il mondo fosse piatto... Ai rischi che correvano pur di scoprire nuove terre, alle tante avventure che dovevano vivere e al loro stupore. E poi mi chiedo spesso: come razionalizzavano quel che non sapevano?

Durante la dedica a Gloria ©GMGhioni
ALTRI COURTENEY?
Qui e là si legge sui quotidiani che Wilbur chiuderà per sempre con i Courteney. Chiederglielo è d'obbligo; lui resta sul vago:
Difficile a dirsi: ci sono ancora dei buchi da riempire nella storia famigliare dei Courteney... Una saga per me prosegue finché mi dà piacere nella scrittura. E poi loro sono come la mia famiglia! Li amo come se esistessero nella vita reale.
Visto il collegamento al piacere della scrittura, allora insistiamo e Wilbur Smith commenta:
La scrittura è prendere la vita così com'è e cambiarla, renderla intelleggibile. Noi normalmente non sappiamo cosa accadrà o come andrà una situazione; nella letteratura, possiamo deciderlo... 
WILBUR E IL GRANDE SCHERMO
Molti romanzi di Wilbur Smith sono diventati film (e anche Il leone d'oro, con tutte le sue rapide azioni, i panorami mozzafiato e i personaggi così caratterizzati, si offrirebbe bene). Sappiate che la trasformazione non è stata affatto semplice: cosa fare quando un autore vede il proprio libro trasformato in film?
Copirsi gli occhi! - Wilbur mima la scena - E allontanarsi dallo schermo il più possibile! Per quanto ne so, non è mai accaduto che un libro fosse migliorato da un film... Mi è successo di andare sul set, ma lì gli attori maneggiano le sceneggiature, non sanno neanche chi sia l'autore... Passavo del tutto inosservato! Secondo me i libri devono essere portati in giro dai lettori che li hanno amati... 
GMGhioni