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PilloleDiAutore - In ricordo di Mario Lodi

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Non si ricorda mai abbastanza la personalità di Mario Lodi. Pedagogista, scrittore, grande maestro dell’educazione, ha saputo riformare radicalmente l’impianto metodologico fondante l’istruzione e l’educazione primaria È stato il maestro che sognava una scuola libera, fatta soprattutto di sperimentazione interdisciplinare ed esperienza diretta, una scuola che investiva e che credeva nel futuro, che progettava modelli di crescita basati sulla consapevolezza del pensiero critico e sulla presa di coscienza dei veri problemi della società. Forse per questo veniva osservato quasi di nascosto e con sospetto dal mondo istituzionale
Basta scorrere le pagine e leggere i numeri di un periodico che risalgono al 1989 intitolato, Il Giornale dei bambini. La rivista, diretta da Mario Lodi, accoglieva poesie ed elaborati provenienti da tutte le scuole italiane e del mondo: Milano, Torino, Padova, Mantova, Cremona, Savona, Firenze, Viterbo, Roma, Ascoli Piceno, Bari, Reggio Calabria, Ragusa, Sassari…ma anche Francia, Spagna, Mozambico, Nicaragua, Brasile…
Dalla Spagna, ad esempio, ecco alcune delle poesie inviate alla rivista: La hormiga atomica, La perrita y la nina, El barquito y su mamá, La ardilla loca, Dònde vas pequeño niño?, El rio es azul, Pájaro que cantas, en la laguna.
Laboratori di espressività, racconti inventati, poesie, filastrocche tanti disegni da raccogliere in fascicoli o in libri da donare alle biblioteche comunali divenivano uno campo artistico creativo in cui trovavano spazio i personaggi eroi ed antagonisti di un tempo: i lupi, le streghe, i draghi, ma anche il mago sorprendentemente malvagio, i sogni e le paure della quotidianità, il mostro-vento, il terremoto-vulcano, i rumori alle porte, l’esploratore, il gufo triste, i temporali, lo scivolo pungente…
E in questo grande universo laboratoriale espressivo di crescita trovava spazio la letteratura e la scrittura di testimonianza. Ecco come, ad esempio, i musei e i monumenti erano luoghi privilegiati di osservazione, riflessione sul passato, testimonianza concreta, scrittura, conoscenza del nostro patrimonio storico-scientifico e condivisione di esperienza all’estero, grazie alla visibilità del Giornale.
Ma tanto spazio lo scrittore lo riservava ai problemi sociali.
I bambini, sottolineava Lodi, hanno gli occhi per vedere il degrado delle città, hanno la mente per ragionare e capire le cause del disinteresse verso la cosa pubblica e le ingiustizie. Amano profondamente il proprio paese, hanno voglia di vivere una vita felice che è un loro diritto, con gli strumenti che possiedono, agiscono.
Significative sono le lettere pubblicate di alunni che scrivono ad esempio al sindaco, quel cittadino che dovrebbe rappresentare tutta la popolazione, questi bambini esprimono, il proprio pensiero senza storpiature o sintesi curate da altri, dicono con semplicità le cose che non vanno, esortandolo a fare il possibile impegnandosi per il cambiamento. Percepiscono che il mondo degli adulti è indifferente, quasi impotente e senza volontà di fronte ai problemi che impediscono una vita ordinata e felice in città.

Così scriveva Mario Lodi nel saluto di apertura de Il Giornale dei bambini:

Non chiedono soldi, né leggi, né altri interventi burocratici: vogliono di più, vogliono ciò che spinge ad agire la coscienza.

E ancora:

I bambini sono intelligenti, curiosi di tutto, studiano con piacere le cose interessanti, riescono a fare anche cose difficili come inventare poesie, capire le leggi della natura osservando piante e animali, scrivere articoli e storie, intervistare e disegnare Ma perché a scuola non tutti i maestri riescono a dare la possibilità ai bambini di fare tutte queste cose usando i linguaggi dell’uomo? Vi sono genitori e maestri che non credono alle capacità dei bambini e danno importanza allo scrivere su tema invece di fare esprimere i loro scolari con tutti gli altri linguaggi espressivi, anch’essi importanti e che i programmi propongono. Esprimersi e comunicare con ogni mezzo è un diritto di ogni cittadino e quindi anche di ogni bambino. Vogliamo con questo Giornale contribuire a realizzarlo.

L’impegno assiduo, fortemente indirizzato a raccogliere il coro di voci dei bambini non solo italiani, la volontà di creare spazi nuovi di confronto e di accogliere quelli che lui denominava i linguaggi della libertà e della cooperazione, diventavano esperienze da condividere insieme.
Le Storie di adultibambini curate da Mario Lodi ne sono una testimonianza preziosa: storie raccontate da adulti che sono stati bambini. Sono luci accese per raccontare la storia personale, la geografia della propria vita, i sogni e le fantasie cullate da bambini, con uno sfondo di verità mai celata. La sincerità di queste storie nasce proprio dal fatto che l’autore non sminuisce i problemi, le differenze culturali, geografiche, scolastiche in un Italia ancora alle prese con gravi disagi e disuguaglianze economiche, ma al contrario fa emergere proprio le contraddizioni, le irregolarità, le esigenze e i bisogni.

C’era una volta un piccolo paese tra le montagne... Casalnuovo d’Africo. Io sono nato in questo piccolo paese. Non c’era la strada, ma solo sentieri. Fin da piccolo sentivo dire dalla gente che al di là di quelle montagne c’era un mondo fantastico con strade, il treno, la luce elettrica e il mare. Di queste cose sentivo parlare anche a scuola e in me cresceva sempre più la voglia di andare oltre quelle montagne, che circondavano il paese per vederle…Gioacchino, insegnante 50 anni.

La mia città, com’è adesso, non mi piace proprio: gente incivile e indifferente, sporcizia, rapine, attentati, morti ammazzati, furti, estorsioni, colpi di pistola, mancanza di verde, siringhe di drogati e traffici di droga. Tutto ciò nel futuro non dovrà esserci: la città dovrà piacere a tutti i bambini e la gente dovrà essere più civile...Alessia 10 anni

Kufia (nome del copricapocaratteristico dei palestinesi, diventato il simbolo del diritto a vivere nella loro terra in pace con tutti gli altri abitanti) è anche il titolo di una canzone incisa da un coro di bambini palestinesi. Il primo incontro con Soha, Bayen Sahed e tutti gli altri bambini del coro è avvenuto nel giugno ’88 a Tunisi, a casa della loro maestra. Già da alcuni mesi  avevo messo a punto con altri musicisti e amici arabi la stesura completa della canzone che, nelle nostre intenzioni, doveva diventare un vero e proprio inno alla pace…M. Lodi

Una grande lezione da cui imparare.